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10 Dicembre 2025 - 17:15
Mensa scolastica (foto di repertorio)
Nel Consiglio comunale dedicato al bilancio, a Nole, è andato in scena uno dei confronti più duri degli ultimi mesi. L’intera discussione è stata assorbita dal tema della mensa scolastica, che per il gruppo consiliare di opposizione “Nolesi” rappresenta ormai la prova tangibile del modo in cui la maggioranza guidata dal sindaco Berlino interpreta il rapporto con le famiglie del territorio. Il dibattito, nato intorno agli emendamenti proposti per modificare le fasce ISEE che regolano riduzioni ed esenzioni sul costo del pasto, si è trasformato rapidamente in un atto d’accusa politico dall’atmosfera tesa e senza margini di mediazione.
Secondo la minoranza, il nodo principale non è il prezzo unitario del pasto, ma la struttura delle fasce ISEE, giudicata «del tutto inadeguata» e soprattutto scollegata dalla realtà economica del territorio. La critica non riguarda dettagli tecnici, ma una scelta politica di fondo: a Nole, spiegano, solo una famiglia su dieci ottiene una riduzione sul costo della mensa. Un dato ritenuto allarmante perché indica che il peso economico del servizio gravi quasi interamente sulle famiglie, mentre in altri Comuni limitrofi la platea degli aventi diritto è molto più ampia. La fascia massima per usufruire di uno sconto, infatti, si ferma ai 10.000 euro, una soglia considerata “ferma da anni e del tutto irrealistica”, soprattutto se confrontata con realtà come San Maurizio, dove il limite arriva a 20.000 euro.
Per questo, gli esponenti di “Nolesi” hanno chiesto una riforma profonda del sistema, che permetta a un numero maggiore di famiglie di accedere a riduzioni proporzionate allo stato economico reale. La mensa, hanno ribadito più volte, dovrebbe essere un servizio generalistico, costruito per favorire la socializzazione, la salute alimentare e la quotidianità dei bambini, non un costo che rischia di penalizzare i nuclei familiari più fragili o semplicemente con più figli in età scolare.

Davide Arminio
Il confronto si è irrigidito quando, nel corso del dibattito, il sindaco Berlino ha dichiarato che la mensa «è un servizio facoltativo» e che, se una famiglia ritiene il costo troppo elevato, «può portare il figlio a mangiare a casa». Una frase che ha immediatamente infiammato il clima politico: la minoranza l’ha definita “gravissima”, ritenendola il segnale di un’impostazione distante dalle esigenze quotidiane delle famiglie e da ciò che la scuola rappresenta nella crescita dei bambini. L’idea che la mensa sia una scelta secondaria viene letta come sintomo di indifferenza, perché ignora la funzione sociale del servizio e l’impatto organizzativo che alternative simili comporterebbero per chi lavora.
Il gruppo “Nolesi” ha sottolineato come la contraddizione sia ancora più evidente se si osservano altri servizi comunali, in particolare quello del nido, dove le fasce ISEE risultano «molto più aderenti alla realtà economica delle famiglie» e consentono a un numero più ampio di utenti di ottenere riduzioni consistenti. Un paradosso che, secondo la minoranza, dimostra che una riforma è possibile eccome, ma che la maggioranza non vuole affrontare.
Il comunicato si chiude con un atto d’accusa politico netto: se la giunta Berlino intende continuare a utilizzare le famiglie come “risorsa” per far quadrare i conti del bilancio comunale, sta commettendo «un errore clamoroso» e allontanandosi da quello che dovrebbe essere il ruolo principale di un’amministrazione pubblica. Una frattura che, dopo il confronto in aula, appare destinata a segnare il dibattito locale anche nei prossimi mesi.
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