AGGIORNAMENTI
Cerca
Attualità
09 Dicembre 2025 - 16:17
Virginia Tiraboschi, ex senatrice di Forza Italia
Succede questo. Succede che, nel corso di un’audizione in Commissione regionale Trasporti tenutasi nelle scorse settimane, l’ingegner Davide Finello, direttore di ITP Spa, prende la parola per chiarire un punto tanto semplice quanto dirompente: il nodo idraulico di Ivrea prevede la realizzazione di una circonvallazione per collegare direttamente la A26 in caso di chiusura della A5, ma non prevede – perché non è nella concessione attuale e non lo era neppure in quella precedente – la creazione dello svincolo di San Bernardo. Tradotto: il casello di San Bernardo non esiste, non è previsto e non è programmato.
Gli fa eco l’ingegner Pasquale Dolgetta, che sottolinea come si tratti di una richiesta dei territori e che, semmai, dovrebbe essere il Ministero dei Trasporti a mettere mano alla questione. Ma a smontare definitivamente le illusioni ci pensa ancora Finello, ricordando che di caselli autostradali ce ne sono già due nell’arco di sette chilometri. Aggiungerne un terzo? Poco probabile. Anzi, molto improbabile. Gli standard tecnici – dice – prevedono un casello ogni dieci chilometri. E qui siamo, letteralmente, sotto il minimo sindacale.
Perché? Perchè la vittoria dell’area ex Montefibre sull’area Ribes – nella scelta del sito del nuovo ospedale del Canavese – si era retta proprio sulla promessa dell’apertura del casello di San Bernardo. Promessa oggi evaporata.
Di questo avevamo parlato la scorsa settimana e l’articolo da noi pubblicato lo ha letto, eccome se lo ha letto, anche il sindaco di Pavone, Endro Bevolo, che dopo giorni di silenzio ha scelto di intervenire con una dichiarazione lunga, articolata e – diciamolo – sorprendentemente schietta per gli standard imbalsamati della politica.
Bevolo parte con una constatazione apparentemente prudente, ma che diventa subito un’accusa in piena regola.
«Non conosciamo lo stato di avanzamento e i criteri di progettazione del nuovo ospedale – commenta – ma a fronte delle tante notizie che si susseguono sull’Asl To4, abbinate alla difficile gestione economica del bilancio della sanità della Regione Piemonte, credo che i sindaci del Canavese debbano muoversi affinché il nuovo ospedale non scompaia dai programmi. Ormai anche la lievitazione dei costi previsti, passati da 140 a 235 milioni, rischia di aggravare ulteriormente una situazione non ben definita…».
E poi ancora: «Visto che il casello di San Bernardo non è previsto nella concessione del gestore dell’autostrada e nei piani del Ministero, credo che Regione e sindaci del Canavese debbano tornare a valutare l’allocazione del nuovo ospedale alla luce dei nuovi elementi…».
Tradotto: se il casello fantasma era il perno politico per giustificare la scelta di Montefibre, ora quel perno non c’è più. E tutto il resto traballa.
Infine: «È fuori dubbio che ci sia la necessità di un nuovo ospedale, ma questo dovrebbe rispettare i dettami della OMS a cominciare dal minor tempo per raggiungerlo da parte dei cittadini di tutto il territorio, sia via terra che per via aerea (elisoccorso). La stessa progettazione dovrebbe poi prevedere una durata dell’attività di parecchie decine di anni e dare possibilità future di espansione. Infine, vista la necessità di avere dei locali e strutture sotterranee, è evidente la necessità che l’area sia bonificata da inquinanti e non allagabile…».
E se non è questa la prima vera crepa in una narrazione politica che finora si era basata sul “far finta che il casello fosse a un passo dall’essere realizzato” diteci voi che cos’è.
E son dubbi, retropensieri, riposizionamenti, timori.

Tant'è, a questo punto però è bene fare un passo indietro.
Succede nell’agosto del 2023 quando la giunta regionale decide che il nuovo ospedale di Ivrea sorgerà nell'area ex Montefibre, in seguito al voto favorevole espresso dalla Conferenza dei Sindaci dell'ASL TO4 (72 sindaci contro 58, pari al 65,68 per cento della popolazione totale, cioè circa 340 mila abitanti).
Da una parte il governatore Alberto Cirio («l’ospedale si farà dove lo studio Ires ha dato indicazione»); dall’altra i sindaci dell’Alto Canavese.
All’indice uno studio presentato da Ires il 16/6/2022, in cui si leggeva - e ancora si legge - che l’area più idonea era quella adiacente al casello autostradale di Pavone, a circa 3 km da Ivrea. Un’indicazione netta e chiara: 78 punti all’area Ribes e 58 all’area ex Montefibre.
Per un anno non se n’è più parlato. Poi, il 22 giugno 2023, dal cilindro magico dell’allora assessore alla Sanità Luigi Genesio Icardi, esce l’ipotesi della costruzione di un nuovo casello autostradale. Idea geniale: con la realizzazione di un nuovo casello la viabilità potrà essere migliorata e il punteggio penalizzante per l’area ex Montefibre viene neutralizzato a discapito dell’area Ribes. Punteggio per Ribes: 69 (nove punti in meno); punteggio per Montefibre: 72 (quattordici punti in più).

Si scoprirà solo più tardi che la Regione Piemonte aveva chiesto a Ires, con una nota, di rivalutare lo studio sulla base delle nuove emergenze più favorevoli a Montefibre. Tale istanza veniva corredata da una nota di un non meglio precisato Assessorato ai Trasporti, secondo cui il nuovo casello sarebbe costato “forse” 25/30 milioni di euro, aggiungendo a corollario qualche manciata di altre considerazioni utili a giustificarne l’urgenza.
In verità – e per dirla tutta – la prima delibera in cui si parla del nuovo ospedale di Ivrea è della Conferenza dei Sindaci del 2009, con tanto di studio del Politecnico di Torino in allegato, che già individuava come ubicazione l’area ex Montefibre a Ivrea.
Passano gli anni, di questa cosa un po’ tutti si dimenticano e i soldi spariscono. Si ritorna a parlarne nel novembre del 2020, quando la Conferenza presieduta dal primo cittadino di Ivrea, Stefano Sertoli, nomina una commissione di sedici sindaci.
Il lavoro dei “saggi” si conclude con l’approvazione a maggioranza del sito dell’area ex Montefibre, contrapposto all’area dell’ex Olivetti di Scarmagno proposta dall’ex senatrice Virginia Tiraboschi, su cui però aveva messo gli occhi la Italvolt di Lars Carlstrom, lo svedese visionario che voleva costruire la più grande gigafactory del mondo… ed è finito com’è finito.
Tiraboschi non molla e propone, con tanto di bozza di progetto, niente meno che "Palazzo Uffici", in allora ancora nella disponibilità di Prelio, poi arriva l’area Ribes di Pavone.
Da qui in avanti la storia è nota e vede la Regione in prima fila nel prenderli per i fondelli tutti quanti. Sembrava quasi di sentirli ai “piani alti”: «Vogliono litigare? Facciamoli litigare e prendiamo tempo». D’altro canto, perché correre? Correre avrebbe significato cominciare a lavorare per cercare i soldi, e ce ne vogliono davvero tanti: solo per Ivrea, la bellezza di 140 milioni di euro che peraltro, oggi, pare non bastino neanche più.
Di pari passo la storia della concessione autostradale. Mentre i sindaci litigavano, il Consiglio di Stato depositava la sentenza con cui respinge il ricorso presentato dal gruppo ASTM (Gavio) per il rinnovo delle concessioni – scadute da tempo – della Torino-Piacenza gestita da Satap, della Torino-Quincinetto, della tangenziale di Torino e della bretella Ivrea-Santhià gestite da Ativa.
Il vincitore? Il Consorzio Stabile SIS, del gruppo Fininc della famiglia Dogliani.
Una partita da 300 milioni di euro l’anno per circa undici anni, spalmati su 462 chilometri, che non sono così pochi. Il nuovo concessionario dell’A5, oltre al nodo idraulico di Ivrea (con lavori di messa in sicurezza, riassetto idraulico, allargamento sede stradale, costruzione di viadotti, protezione contro il rischio di esondazioni), dovrà occuparsi dell’adeguamento sismico e del risanamento acustico di tutti i cavalcavia e sovrappassi. Alle cifre indicate si aggiungono, infine, circa 685 milioni per la manutenzione ordinaria, più l’obbligo di mantenimento di tutto il personale, un nuovo sistema tariffario e, tutt’intorno a Torino, anche un nuovo sistema di pagamento attraverso il Free-Flow Multilane, con eliminazione dei caselli della Falchera, di Bruere, Settimo Torinese Tangenziale, Beinasco, Trofarello e Vadò.
Insomma di tutto e di più e in quel tutto c'è un'impresa, la Cogeis di Bertino che sta sui giornali un giorno sì e l'altro pure, un giorno per l'ex Montefibre, un giorno per la cava di San Bernardo ma per la bonifica dell'area su cui si vorrebbe costruire l'ospedale che è sua....
Edicola digitale
I più letti
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.