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06 Dicembre 2025 - 18:48
Virginia Tiraboschi, ex senatrice di Forza Italia
Succede questo. Succede che, nel corso di un’audizione in Commissione regionale Trasporti tenutasi nei giorni scorsi, l’ingegner Davide Finello, direttore di ITP Spa, interviene per chiarire che il nodo idraulico di Ivrea prevede la realizzazione di una circonvallazione per collegare direttamente la A26 in caso di chiusura della A5, ma non prevede – perché non è nella concessione, né in quella precedente – la creazione dello svincolo di San Bernardo.
Gli fa eco l’ingegner Pasquale Dolgetta, sottolineando che si tratta di una richiesta dei territori e che si dovrebbe coinvolgere il Ministero dei Trasporti. Ma Davide Finello puntualizza che di caselli ce ne sono già due in sette chilometri, e l’ipotesi di aggiungerne un terzo gli sembra molto improbabile, non foss’altro che solitamente se ne fa uno ogni dieci chilometri…
E quindi, direte voi? Nulla, semplicemente una cosa: che a proposito del nuovo ospedale del Canavese proprio sull’apertura del casello autostradale di San Bernardo si era basata la vittoria dell’area ex Montefibre di Ivrea rispetto all’area Ribes individuata da 59 sindaci.

Di questo vuole parlare oggi l’ex senatrice Virginia Tiraboschi.
«I sindaci dell'Alto Canavese sono stati fregati! – sottolinea senza tema di smentita – Sottolineo i costi dell'operazione, ampiamente superiori a quelli ipotizzati e mai valutati attentamente. Se la Corte dei Conti indagasse, ci sarebbe da preoccuparsi. Sottolineo anche quelli per la bonifica dell'ex Montefibre, mai considerati. Aggiungo che tutto questo capita anche perchè i sindaci non hanno avuto il coraggio di sostenere la mia proposta di un ospedale a Palazzo Uffici, peraltro poco costosa rispetto a tutte le altre ipotesi. Non vorrei passare come quella che impedisce l'operazione dell'ospedale, solo far emergere che la scelta finale è stata miope, per non dire altro… ».
E in quell'altro c'è di tutto, compresa un'impresa, la Cogeis di Bertino che sta sui giornali un giorno sì e l'altro pure, un giorno per l'ex Montefibre, un giorno per la cava di San Bernardo. E poi la bonifica dell'area che è sparita dai radar. E poi i costi che, stando a chi è più informato di noi sarebbero saliti fin quasi a sfiorare i 215 milioni di euro.
Tant'è, a questo punto però è bene fare un passo indietro.
Succede nell’agosto del 2023 quando la giunta regionale decide che il nuovo ospedale di Ivrea sorgerà nell'area ex Montefibre, in seguito al voto favorevole espresso dalla Conferenza dei Sindaci dell'ASL TO4 (72 sindaci contro 58, pari al 65,68 per cento della popolazione totale, cioè circa 340 mila abitanti).
Da una parte il governatore Alberto Cirio («l’ospedale si farà dove lo studio Ires ha dato indicazione»); dall’altra i sindaci dell’Alto Canavese.
All’indice uno studio presentato da Ires il 16/6/2022, in cui si leggeva - e ancora si legge - che l’area più idonea era quella adiacente al casello autostradale di Pavone, a circa 3 km da Ivrea. Un’indicazione netta e chiara: 78 punti all’area Ribes e 58 all’area ex Montefibre.
Per un anno non se n’è più parlato. Poi, il 22 giugno 2023, dal cilindro magico dell’allora assessore alla Sanità Luigi Genesio Icardi, esce l’ipotesi della costruzione di un nuovo casello autostradale. Idea geniale: con la realizzazione di un nuovo casello la viabilità potrà essere migliorata e il punteggio penalizzante per l’area ex Montefibre viene neutralizzato a discapito dell’area Ribes. Punteggio per Ribes: 69 (nove punti in meno); punteggio per Montefibre: 72 (quattordici punti in più).

Si scoprirà solo più tardi che la Regione Piemonte aveva chiesto a Ires, con una nota, di rivalutare lo studio sulla base delle nuove emergenze più favorevoli a Montefibre. Tale istanza veniva corredata da una nota di un non meglio precisato Assessorato ai Trasporti, secondo cui il nuovo casello sarebbe costato “forse” 25/30 milioni di euro, aggiungendo a corollario qualche manciata di altre considerazioni utili a giustificarne l’urgenza.
In verità – e per dirla tutta – la prima delibera in cui si parla del nuovo ospedale di Ivrea è della Conferenza dei Sindaci del 2009, con tanto di studio del Politecnico di Torino in allegato, che già individuava come ubicazione l’area ex Montefibre a Ivrea.
Passano gli anni, di questa cosa un po’ tutti si dimenticano e i soldi spariscono. Si ritorna a parlarne nel novembre del 2020, quando la Conferenza presieduta dal primo cittadino di Ivrea, Stefano Sertoli, nomina una commissione di sedici sindaci.
Il lavoro dei “saggi” si conclude con l’approvazione a maggioranza del sito dell’area ex Montefibre, contrapposto all’area dell’ex Olivetti di Scarmagno proposta dall’ex senatrice Virginia Tiraboschi, su cui però aveva messo gli occhi la Italvolt di Lars Carlstrom, lo svedese visionario che voleva costruire la più grande gigafactory del mondo… ed è finito com’è finito.
Tiraboschi non molla e propone, con tanto di bozza di progetto, niente meno che "Palazzo Uffici", in allora ancora nella disponibilità di Prelio, poi arriva l’area Ribes di Pavone.
Da qui in avanti la storia è nota e vede la Regione in prima fila nel prenderli per i fondelli tutti quanti. Sembrava quasi di sentirli ai “piani alti”: «Vogliono litigare? Facciamoli litigare e prendiamo tempo». D’altro canto, perché correre? Correre avrebbe significato cominciare a lavorare per cercare i soldi, e ce ne vogliono davvero tanti: solo per Ivrea, la bellezza di 140 milioni di euro che peraltro, oggi, pare non bastino neanche più.
Di pari passo la storia della concessione autostradale. Mentre i sindaci litigavano, il Consiglio di Stato depositava la sentenza con cui respinge il ricorso presentato dal gruppo ASTM (Gavio) per il rinnovo delle concessioni – scadute da tempo – della Torino-Piacenza gestita da Satap, della Torino-Quincinetto, della tangenziale di Torino e della bretella Ivrea-Santhià gestite da Ativa.
Il vincitore? Il Consorzio Stabile SIS, del gruppo Fininc della famiglia Dogliani.
Una partita da 300 milioni di euro l’anno per circa undici anni, spalmati su 462 chilometri, che non sono così pochi. Il nuovo concessionario dell’A5, oltre al nodo idraulico di Ivrea (con lavori di messa in sicurezza, riassetto idraulico, allargamento sede stradale, costruzione di viadotti, protezione contro il rischio di esondazioni), dovrà occuparsi dell’adeguamento sismico e del risanamento acustico di tutti i cavalcavia e sovrappassi. Alle cifre indicate si aggiungono, infine, circa 685 milioni per la manutenzione ordinaria, più l’obbligo di mantenimento di tutto il personale, un nuovo sistema tariffario e, tutt’intorno a Torino, anche un nuovo sistema di pagamento attraverso il Free-Flow Multilane, con eliminazione dei caselli della Falchera, di Bruere, Settimo Torinese Tangenziale, Beinasco, Trofarello e Vadò.
Tante cose, ma allo stato attuale – checché se ne dica – non si prevede alcuna eliminazione dei caselli sulla TO5 per trasformare un pezzo di autostrada in circonvallazione di Ivrea. Morale? L'ultimo aggiornamento dello studio di Ires è una balla!
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