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08 Dicembre 2025 - 11:18
Tacconi affonda la Juventus: “Squadra in stato confusionale, partite fallimentari. Colpa dei giocatori scelti male”
Stefano Tacconi non usa mezzi termini. A quarant’anni dalla magica notte di Tokyo, quando parò due rigori all’Argentinos Juniors consegnando alla Juventus la Coppa Intercontinentale, l’ex portiere bianconero guarda la squadra di oggi e vede un’immagine capovolta. Un riflesso stanco, incerto, privo di quella personalità che lui considera la materia prima del dna juventino.
Ospite di Radio Anch’io Lo Sport su Rai Radio 1, Tacconi è diretto fin dall’attacco: «La Juve è in uno stato confusionale, i risultati non arrivano. Si era partiti molto bene, ma i problemi sono arrivati dopo. L’infortunio di Bremer è costato caro. Su 15 partite che ho visto, ad eccezione di Juve-Inter 4-3, sono state tutte fallimentari». Nel mirino finisce la partita contro il Napoli, giudicata senza attenuanti: «La Juve ieri è stata surclassata dal Napoli sotto tutti i punti di vista, ha fatto una bruttissima partita. Senza mordente, carattere, personalità».
È un’analisi che richiama vecchie ferite mai chiuse. Tacconi ha giocato in una Juventus costruita su solidità difensiva, leadership, uomini carismatici. Il crollo di questi parametri, agli occhi dell’ex portiere, è un sintomo evidente di un progetto tecnico nato con buone intenzioni e rimasto sospeso a metà. La squadra era partita con ambizioni chiare, proiettata verso una rinascita possibile; poi l’involuzione, gli stop fisici, le incertezze tattiche.

Il passaggio dedicato al commissario tecnico Luciano Spalletti fotografa bene il suo pensiero: «Era partito bene, si era intravista qualche miglioramento nell’organizzazione. Siamo ricaduti negli stessi errori di sempre. Vuol dire che i giocatori sono stati scelti male». Non un semplice rimprovero, ma un atto d’accusa verso la costruzione dell’attuale organico, giudicato non all’altezza né per qualità né per personalità.
Il ko con il Napoli ha aggravato un quadro già compromesso. Tacconi parla di mancanza di mordente, di vuoti tecnici e caratteriali, di una squadra incapace di reagire nei momenti decisivi. L’ex portiere, che per anni ha incarnato l'immagine del guardiano del fortino bianconero, osserva un gruppo che fatica a reggere l’urto delle grandi sfide e che si smarrisce al primo segnale di difficoltà.
Le sue parole hanno un peso particolare proprio perché arrivano nel giorno dell’anniversario di una delle imprese più memorabili della Juventus anni Ottanta. Oggi, invece, Tacconi vede una squadra che ha perso l’abitudine a soffrire bene, a colpire nei momenti chiave, a trasformare le partite tirate in vittorie di carattere.
Un giudizio duro, che non lascia spazio a zone grigie e che rispecchia la frustrazione di una parte di tifoseria che non riconosce più nella Juventus la squadra fondata sulla solidità che l’ha resa grande. Le prossime gare diranno se la squadra saprà rispondere sul campo o se le preoccupazioni di Tacconi resteranno il segnale di un malessere più profondo.
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