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08 Dicembre 2025 - 00:02
Fraser Olender
In una stanza d’ospedale di Londra, tra luci fredde e monitor che battono il tempo con un bip che sembra giudicare ogni respiro, un ragazzo di 33 anni cerca di restare lucido mentre il dolore gli attraversa il petto in un modo che, racconta, “neanche due cicli di morfina” riescono a domare. Quel ragazzo è Fraser Olender, volto noto del reality Below Deck, che pochi giorni fa ha spiegato ai suoi follower di essere stato ricoverato d’urgenza per un infarto anomalo, non quello classico dovuto a un vaso ostruito, ma un infarto provocato da un vasospasmo coronarico, un restringimento improvviso delle arterie del cuore. I medici, secondo il suo racconto, hanno collegato questo spasmo a una lesione polmonare da svapo, la cosiddetta EVALI (E-cigarette or Vaping-Associated Lung Injury, lesione polmonare associata all’uso di sigarette elettroniche). Olender ha scritto che l’episodio ha innescato un STEMI (ST-Elevation Myocardial Infarction, infarto miocardico con sopraslivellamento del tratto ST), non generato da un blocco, ma da un insufficiente apporto di ossigeno durante la fase dello spasmo. Ha confessato di essere rimasto nel dolore per oltre ventiquattro ore, al punto da richiedere il più potente analgesico legale disponibile in pronto soccorso, perché la morfina sembrava acqua fresca. Dopo qualche giorno, il messaggio più netto: “Ho smesso di svapare. Fatelo anche voi”.
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Chi è davvero Fraser Olender, a parte il volto televisivo, emerge in parte dal suo stesso racconto. Britannico, protagonista del programma di Bravo TV Below Deck, il 5 dicembre 2025 ha pubblicato una serie di foto dal letto d’ospedale, spiegando di essere stato letteralmente trascinato in pronto soccorso a causa di forti dolori al petto e difficoltà respiratorie. Per una settimana, è stato visitato da diversi specialisti in vari ospedali londinesi, fino alla diagnosi definitiva di lesione polmonare associata allo svapo. L’infiammazione polmonare, sempre secondo quanto riportato da lui e ripreso da numerose testate anglosassoni, avrebbe fatto da grilletto a un vasospasmo coronarico culminato in un infarto STEMI. Anche il ricorso ad antidolorifici più forti della morfina è stato confermato dal suo stesso resoconto. La vicenda è stata rilanciata anche in Italia, dove diverse testate hanno sottolineato il nesso, indicato da Olender e dai medici, tra EVALI e vasospasmo coronarico, accompagnato dall’invito a smettere immediatamente di usare sigarette elettroniche.
La storia di Olender è solo un frammento di un quadro più ampio, che tocca la scienza medica, la salute pubblica e un dibattito ancora apertissimo: quanto lo svapo può danneggiare davvero il sistema cardiovascolare? E in quali condizioni può innescare eventi gravi persino in giovani adulti senza patologie note? La sindrome denominata EVALI, salita tragicamente alla ribalta durante l’epidemia statunitense tra il 2019 e il 2020, indica un danno polmonare acuto associato al consumo di prodotti per sigarette elettroniche. Nel momento più critico di quell’emergenza, al 18 febbraio 2020, negli Stati Uniti si contarono 2.807 ricoveri e 68 decessi. Da allora il fenomeno non è scomparso: resta sorvegliato speciale dai CDC (Centers for Disease Control and Prevention, Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie) e da numerosi gruppi di ricerca. Le autorità sanitarie americane insistono da anni sullo stesso messaggio: non esiste un prodotto del tabacco realmente sicuro, incluse le sigarette elettroniche, soprattutto per giovani e non fumatori. EVALI è un termine ombrello che abbraccia quadri clinici diversi, dalla tosse persistente alla dispnea, fino all’insufficienza respiratoria più severa. In letteratura sono descritti sottotipi, per esempio la polmonite eosinofila acuta. Nel caso di Fraser Olender, la lesione polmonare avrebbe agito come detonatore sistemico, contribuendo all’insorgenza del vasospasmo coronarico.
Ma che cos’è davvero un vasospasmo coronarico? È una contrazione improvvisa delle arterie del cuore che può ridurre in modo drastico il flusso di sangue al muscolo cardiaco. Non è necessariamente collegato a placche aterosclerotiche ed è considerato una possibile minaccia anche per persone senza i classici fattori di rischio cardiovascolare. Se lo spasmo è abbastanza violento e prolungato, può sfociare in un infarto vero e proprio. Il fumo di tabacco, le temperature molto basse, lo stress marcato e alcune sostanze stimolanti sono noti fattori scatenanti. Nel contesto dello svapo, secondo la comunità scientifica, due meccanismi sono considerati plausibili: il ruolo della nicotina nell’attivazione del sistema nervoso simpatico, che determina aumento della frequenza cardiaca, della pressione e vasocostrizione; e l’effetto di componenti dell’aerosol sulle cellule endoteliali, capaci di peggiorare la funzione dei vasi sanguigni anche in assenza di nicotina. Studi clinici mostrano che l’uso di e-cig è associato a un peggioramento immediato della funzione vascolare, della variabilità della frequenza cardiaca e a un incremento della pressione arteriosa subito dopo l’inalazione. In alcune persone predisposte, queste alterazioni possono aprire la strada a un vasospasmo. In modelli animali, inoltre, l’esposizione ad aerosol contenenti nicotina ha aggravato il danno cardiaco e compromesso la funzione contrattile del cuore dopo un infarto sperimentale. Sono dati che non si sovrappongono perfettamente all’uomo, ma che indicano una direzione chiara: la nicotina da svapo non è priva di effetti avversi sul cuore.
A rendere il caso di Fraser Olender particolarmente significativo è una convergenza di fattori che forzano il dibattito pubblico. L’età, 33 anni, smentisce lo stereotipo che lega l’infarto all’anzianità. I cardiologi italiani ricordano spesso che nelle fasce più giovani il fumo rappresenta un primo fattore di rischio e che nemmeno lo svapo può essere considerato innocuo sul lungo periodo. La dinamica stessa dell’infarto di Olender, un evento STEMI non provocato da un’occlusione ma da un vasospasmo, mette in evidenza il fatto che un dolore toracico atipico, specie a riposo o nelle ore notturne, non può essere banalizzato. Il contesto internazionale complica ulteriormente la discussione: mentre i CDC e il NIH (National Institutes of Health, Istituti Nazionali di Sanità statunitensi) continuano a ribadire che non esistono prodotti del tabacco sicuri, il NHS (National Health Service, Servizio Sanitario Nazionale britannico) continua a considerare lo svapo uno strumento utile per la riduzione del danno nei fumatori adulti che non riescono a smettere, pur ricordando che non è privo di rischi e che l’obiettivo finale dovrebbe essere l’abbandono totale della nicotina. Due posizioni apparentemente lontane che però convergono su un punto essenziale: per i non fumatori, per i giovani e per le donne in gravidanza, l’indicazione resta non iniziare.
Nel momento in cui il dolore toracico si presenta — e lo insegnano i cardiologi — la tempestività è tutto. Un dolore che dura diversi minuti, che magari si irradia al braccio sinistro, alla mandibola o alla schiena, accompagnato da sudorazione fredda, nausea, capogiri o mancanza di respiro, richiede una chiamata immediata ai servizi di emergenza. Un vasospasmo intenso può evolvere in infarto anche in assenza di placche. In ospedale, la diagnosi passa attraverso elettrocardiogrammi, esami del sangue come la troponina e, quando necessario, una coronarografia. Le cure immediatamente disponibili includono nitrati e calcio-antagonisti, con un’attenzione particolare alla gestione dei fattori scatenanti e delle eventuali sostanze in gioco.
Gli studi sul rapporto tra sigarette elettroniche e cuore, oggi, raccontano un rischio ben più concreto di quanto molti pensino. In ricerche condotte su giovani adulti, subito dopo l’inalazione di aerosol da e-cig è stato osservato un aumento della frequenza cardiaca di circa quattro battiti al minuto, un incremento della pressione arteriosa e una maggiore costrizione periferica delle arterie. È un pattern che stressa il cuore e che riduce la disponibilità di ossigeno per il miocardio. Il NHLBI (National Heart, Lung, and Blood Institute, Istituto Nazionale americano per cuore, polmoni e sangue), federato al NIH, ha finanziato studi che hanno evidenziato danni alla funzione dei vasi sanguigni con uso prolungato di sigarette elettroniche e una riduzione acuta della capacità vasodilatatoria anche con aerosol privi di nicotina. Particelle, solventi e composti organici volatili presenti negli aerosol sembrano contribuire in modo indipendente alla disfunzione endoteliale. Ancora una volta, non significa che ogni utilizzatore sia destinato a un evento acuto: i rischi variano in base alla predisposizione individuale, al tipo di liquido, alla frequenza d’uso, alla qualità dei dispositivi e all’eventuale uso combinato con sigarette tradizionali. Il segnale, però, è inequivocabile: l’impatto cardiovascolare immediato esiste, si può misurare e, in alcune circostanze, può diventare pericoloso.
Sul fronte delle politiche pubbliche, il Regno Unito sta accelerando verso nuove restrizioni, soprattutto sulle sigarette elettroniche monouso, in parallelo a investimenti destinati a studiare gli effetti dello svapo in età pediatrica. Si incrociano qui diverse necessità: proteggere i minori, considerare l’impatto ambientale dei dispositivi usa e getta, informare correttamente i consumatori, ma anche offrire strumenti efficaci ai fumatori che cercano di smettere. Il nodo centrale resta l’accesso dei giovani a prodotti che possono alterare la salute respiratoria e cardiovascolare, ed è in questo equilibrio difficile che casi come quello di Olender diventano utili all’opinione pubblica.
Se si svapa, dicono i medici, è necessario essere consapevoli di ciò che si inala. Chi non fuma dovrebbe evitare del tutto di iniziare. Chi fuma e utilizza la sigaretta elettronica per smettere dovrebbe parlarne con il proprio medico per costruire un percorso che includa l’uscita dallo svapo, basato eventualmente su una riduzione graduale e su terapie sostitutive approvate. Se compaiono tosse persistente, respiro corto, dolore al petto o febbre dopo aver svapato, specialmente dopo aver cambiato liquido o dispositivo, è necessario rivolgersi subito a un pronto soccorso, perché una lesione polmonare da svapo può evolvere rapidamente. È fondamentale anche diffidare di prodotti non regolati, liquidi di provenienza incerta o miscele fai-da-te: durante la crisi del 2019–2020, molti casi di EVALI erano collegati a cartucce a base di THC adulterate. Oggi i controlli sono maggiori, ma il rischio non è scomparso.
Dalla stanza d’ospedale di Londra al dibattito pubblico internazionale, il caso di Fraser Olender non diventa una sentenza sullo svapo, ma un monito. Ricorda che, anche senza arterie chiuse, un vasospasmo può privare un cuore giovane dell’ossigeno necessario, lasciando un segno profondo. La lezione utile non è demonizzare uno strumento che per alcuni fumatori adulti rappresenta un passo verso la disassuefazione, ma riconoscere ciò che la ricerca ormai documenta: il rischio zero non esiste, gli effetti immediati sul sistema cardiovascolare sono reali, e l’uso non medico delle sigarette elettroniche in popolazioni a rischio basso — come giovani e non fumatori — è sconsigliato. L’attenzione clinica nei confronti di sintomi respiratori o cardiaci in chi svapa deve restare alta. Come ha scritto lo stesso Olender, “non sappiamo abbastanza di queste cose orribili”. La scienza si muove rapidamente, ma ciò che è già noto è sufficiente per una regola semplice: la scelta più sicura per i polmoni e per il cuore resta non inalare nulla.
Casi come questo insegnano al lettore che non bisogna mai banalizzare un dolore al petto, nemmeno a 33 anni. Che, se si svapa e compaiono sintomi respiratori o cardiaci insoliti, la sigaretta elettronica va abbandonata immediatamente in attesa di controllo medico. Che se si fuma e si usa lo svapo come strumento di transizione, occorre costruire con un professionista un percorso che includa anche l’uscita dalla sigaretta elettronica. E che sul tema delle e-cig serve informazione accurata, lontana sia dall’allarmismo sia dalla banalizzazione, perché le prove disponibili suggeriscono prudenza, soprattutto per chi non ha mai fumato.
È importante ricordare che il racconto di Fraser Olender è una testimonianza personale amplificata dai media. L’associazione tra EVALI, vasospasmo e infarto è quella riferita dal paziente e dai medici che lo hanno seguito; non equivale automaticamente a un nesso causale estendibile a tutti i casi. Tuttavia, l’insieme dei dati disponibili sulle conseguenze dello svapo sull’apparato cardiovascolare giustifica un approccio prudente, soprattutto nei soggetti giovani e nei non fumatori. La storia di Olender, al di là del clamore, offre una lente per capire che cosa può accadere quando un’abitudine percepita come meno rischiosa si scontra con la complessità del corpo umano.
Fonti utilizzate: Centers for Disease Control and Prevention; National Institutes of Health; National Heart, Lung, and Blood Institute; National Health Service; dichiarazioni pubbliche di Fraser Olender; principali testate statunitensi e britanniche.
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