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Roma si prepara a tre giorni di caos tra bus fermi, rifiuti a rischio e sciopero generale

Dal 9 al 12 dicembre capitale sotto pressione per le proteste Atac, il blocco dell’igiene ambientale e lo stop proclamato dalla Cgil

Roma si prepara a 3 giorni di sciopero

Roma si prepara a 3 giorni di sciopero

Roma si prepara a una settimana complicata, segnata da una serie di scioperi che rischiano di mettere in ginocchio trasporto pubblico, raccolta rifiuti e servizi essenziali. Tre date, 9, 10 e 12 dicembre, scandiranno un crescendo di disagi che coinvolgerà migliaia di lavoratori, pendolari e cittadini. A muovere le proteste, motivazioni differenti ma legate da un unico filo: la denuncia di condizioni lavorative insostenibili e di scelte politiche considerate ingiuste dai sindacati coinvolti.

Il primo stop arriverà martedì 9 dicembre, quando si fermeranno i dipendenti Atac aderenti allo sciopero proclamato dal Sul – Sindacato Unitario Lavoratori. Autobus, tram, filobus, vetture elettriche e metropolitane resteranno fermi dalle 8.30 alle 17 e poi dalle 20 fino a fine servizio, con conseguenze pesanti sulla mobilità urbana. Le ragioni della protesta toccano temi interni all’azienda: «cambi turno individuali degli autisti, disagio del pasto, discriminazioni premiali nei diversi settori produttivi aziendali e negli adeguamenti parametrali, valorizzazione delle professionalità interne, la disciplina, i livelli di sicurezza nelle rimesse e all'uscita pedonale della rimessa Portonaccio, l'applicazione della sentenza di Cassazione dal punto di vista normativo ed economico relativa alla IV area a tutti i lavoratori interessati, la riorganizzazione del settore biglietteria». Un elenco articolato che fotografa fratture profonde tra personale e dirigenza.

Il giorno successivo, 10 dicembre, sarà il turno dello sciopero nazionale del settore Igiene ambientale, che coinvolgerà aziende pubbliche e private addette alla gestione dei rifiuti. Una mobilitazione di 24 ore, proclamata da Fp Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Fiadel, che riprende e rilancia la protesta del 17 ottobre. Gli obiettivi vengono sintetizzati così: «l'ingiustizia vissuta da chi garantisce servizi essenziali non è più tollerabile», con richieste che riguardano salute e sicurezza sul lavoro, inquadramento professionale, difesa del potere d’acquisto, tutela negli appalti, indennità di settore e la difesa del diritto di sciopero. Per Roma, già alle prese con criticità strutturali nella raccolta dei rifiuti, la giornata rischia di essere particolarmente pesante.

Poi arriverà venerdì 12 dicembre, quando scatterà lo sciopero generale proclamato dalla Cgil, con l’adesione parziale di altre sigle sindacali. Lo stop interesserà settori pubblici e privati, compresi servizi appaltati e strumentali, e durerà l’intera giornata. Nel comparto ferroviario la protesta seguirà una fascia oraria specifica, dalle 00.01 alle 21.00, mentre il personale Rfi delle unità territoriali sud e nord Doit Verona sciopererà per otto ore, dalle 9.01 alle 17.00, su iniziativa di Orsa Ferrovie e Slm-Fast-Confsal. Le motivazioni condensano una piattaforma di rivendicazioni ampia, che tocca il modello sociale ed economico del Paese. I sindacati spiegano che lo stop è indetto «per aumentare salari e pensioni, per fermare l'innalzamento dell'età pensionabile, per dire no al riarmo e investire su sanità e istruzione, per contrastare la precarietà, per vere politiche industriali e del terziario, per una riforma fiscale equa e progressiva».

Per tutte e tre le giornate saranno comunque garantite le prestazioni indispensabili e il rispetto delle fasce di garanzia previste dalle normative di settore. Ma la capitale, già fragile nella sua quotidianità di traffico, rifiuti e servizi pubblici, si trova nuovamente a fronteggiare una serie di stop ravvicinati che rischiano di amplificare problemi noti e mai risolti.

Tre giorni, tre proteste, un unico interrogativo: quanto potrà reggere Roma sotto questa ondata di disagi orchestrata dai principali settori dei servizi essenziali? Le prossime 72 ore daranno la risposta, con cittadini e lavoratori costretti a fare i conti con una città rallentata, osservando con attenzione gli sviluppi delle trattative e delle tensioni sindacali.

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