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Ivrea, lavoratori e precari tornano in piazza: basta guerra e precarietà

Nello sciopero generale del 12 dicembre l’Assemblea Lavoratori e Precari/e scende in piazza per salari dignitosi, contratti stabili e contro la spesa militare che sottrae risorse a sanità, scuola e diritti

Ivrea, presidio all’Adecco: lavoratori e precari contro guerra e precarietà

Ivrea, presidio all’Adecco: lavoratori e precari contro guerra e precarietà

Venerdì 12 dicembre Ivrea torna in piazza. Nel giorno dello sciopero generale, l’Assemblea Lavoratori e Precari/e di Ivrea chiama a raccolta lavoratrici, lavoratori, studenti, disoccupati e chiunque viva sulla propria pelle gli effetti di salari stagnanti, contratti ballerini e un’economia sempre più orientata alla guerra. Il presidio è fissato per le 15.30 davanti alla sede Adecco di via Corso Nigra 15, scelta non a caso come simbolo nazionale della precarietà trasformata in sistema.

Le agenzie interinali sono infatti diventate, negli anni, il paravento perfetto dietro cui si nascondono aziende e colossi della logistica, della grande distribuzione e persino enti pubblici. Contratti brevi, paghe ridotte, tutele ridotte al minimo. E quando qualcosa va storto – un infortunio, un licenziamento improvviso, il fallimento di un’azienda – la responsabilità cade quasi sempre sulle agenzie, mentre i veri committenti, da gruppi privati a organismi statali, si defilano senza troppe spiegazioni. Un meccanismo che, secondo i promotori, permette ai “padroni” di proteggersi dietro una filiera opaca che scarica ogni conseguenza sulla parte più debole: chi lavora.

Il presidio punta a rovesciare questa logica e rilanciare una piattaforma di rivendicazioni che intreccia diritti sociali e critica radicale all’attuale scenario geopolitico ed economico. In primo piano ci sono richieste ormai non più rinviabili: forti aumenti salariali, condizioni di vita e di lavoro dignitose, contratti veri e stabilità per tutte e tutti. Ma la protesta non si ferma qui. Uno dei punti più netti riguarda il rifiuto dell’economia di guerra, che negli ultimi anni ha visto crescere investimenti miliardari in armamenti, missioni militari e produzione bellica, mentre sanità, scuola e salari continuano a ricevere briciole.

Nelle parole dei promotori, la guerra non è solo quella combattuta sui fronti internazionali, ma anche quella “interna”, fatta di precarizzazione, tagli ai servizi, vite ridotte a variabili economiche. E se sul piano globale i governi finanziano industrie come Leonardo e altri colossi dell’export militare, alimentando conflitti e sostenendo operazioni che in alcuni casi vengono denunciate come vere e proprie forme di colonialismo – dalla Palestina ad altri scenari dimenticati – sul piano locale si continua a smantellare welfare, salari e diritti. «I soldi devono andare alla sanità, alla scuola e ai salari, non alle bombe», ribadiscono i manifestanti, che vedono nella scelta di destinare fondi pubblici agli armamenti l’ennesima ingiustizia in un Paese dove milioni di persone fanno i conti con inflazione e precarietà cronica.

Il presidio davanti all’Adecco diventa così un nodo di una mobilitazione più ampia, che lega condizioni materiali e scelte politiche globali, rifiutando l’idea che non ci siano alternative ai tagli sociali mentre la spesa militare continua a crescere. Una manifestazione che vuole rompere quella che viene definita «la catena della morte», trasformando la protesta di una categoria in una rivendicazione collettiva per un modello economico che investa sulla vita, non sulla distruzione.

L’Assemblea Lavoratori e Precari/e invita inoltre a partecipare al prossimo incontro pubblico, previsto lunedì 15 dicembre alle ore 21, in Via Quattro Martiri 12, presso la Biblioteca Sottobosco. Un momento di organizzazione e discussione per costruire nuove iniziative e ampliare la rete di chi non accetta più la normalità della precarietà e dell’economia di guerra.

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