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BasicNet sposta Woolrich Europe a Torino e parla di rilancio, ma resta l’incognita per i lavoratori

“Non è una chiusura, è una scelta strategica”, chiariscono i vertici. Il gruppo torinese assicura continuità occupazionale, ma ammette che non tutti i dipendenti potrebbero essere disposti a trasferirsi

BasicNet sposta Woolrich Europe a Torino e parla di rilancio, ma resta l’incognita per i lavoratori

BasicNet sposta Woolrich Europe a Torino e parla di rilancio, ma resta l’incognita per i lavoratori

Il trasferimento di Woolrich Europe sotto il controllo diretto di BasicNet arriva in uno dei momenti più delicati per il settore moda, tra ristrutturazioni, concentrazioni e riposizionamenti di marchi storici. L’operazione, confermata oggi dal Gruppo, sposterà la sede europea del brand da Milano a Torino, nella cittadella aziendale di corso Verona. Una scelta che l’azienda definisce “strategica”, ma che apre inevitabilmente interrogativi sui tempi, sulle modalità e soprattutto sul destino dei lavoratori coinvolti.

BasicNet, proprietaria di K-Way, Superga, Robe di Kappa e di una serie di marchi internazionali gestiti tramite modello network, controlla la licenza globale di Woolrich dal 2018. Con Woolrich Europe, la società che gestisce tutte le attività del marchio nel mercato europeo e in parte del Medio Oriente, il gruppo punta oggi a un riassetto che concentri funzioni e direzione strategica a Torino. L’obiettivo dichiarato è “rilanciare il brand”, “consolidarne il valore” e garantirne “continuità lavorativa”, come riportato nel comunicato diffuso nel pomeriggio.

La versione ufficiale insiste su un concetto chiaro: non si tratta di una chiusura, ma di un accentramento decisionale e operativo. Una mossa che si inserisce nella logica storica di BasicNet, che ha sempre centralizzato funzioni e governance dei marchi nella sede torinese. Al tempo stesso, però, l’azienda ammette che non tutti i dipendenti potranno trasferirsi. E qui emerge il punto più sensibile. La società parla di accompagnamento, soluzioni economiche adeguate, percorsi tutelati, sostegni previdenziali come la Naspi e un confronto aperto con i sindacati per definire tempistiche e modalità.

Le parole del ceo Alessandro Boglione cercano di rassicurare, pur senza sciogliere le ambiguità: le persone sono “il cuore dell’azienda” e l’obiettivo è accogliere “tutti i dipendenti nella grande famiglia di BasicNet”, garantendo rispetto delle procedure e un dialogo serrato con i rappresentanti dei lavoratori. È un messaggio coerente con lo stile del gruppo, che ha costruito la propria espansione anche sulle sinergie interne e sulla razionalizzazione delle sedi. Ma la realtà dei trasferimenti resta complessa: Torino non è Milano, gli spostamenti comportano costi e scelte personali non sempre compatibili con esigenze familiari, affitti, pendolarismo e condizioni individuali.

Woolrich Europe, nel frattempo, resta un asset strategico. La società cura lo sviluppo retail e wholesale del marchio nel continente, gestisce filiali, showroom, e-commerce, marketing e distribuzione. Il brand, fondato nel 1830 in Pennsylvania e noto per parka e capispalla iconici, è passato negli ultimi dieci anni attraverso diversi riposizionamenti, cambi di proprietà e tentativi di rilancio nel segmento premium. Il trasferimento nel “villaggio” BasicNet è letto come un nuovo capitolo di questa storia industriale: un tentativo di consolidare processi e identità del marchio dentro un gruppo che ha fatto della gestione integrata un punto di forza.

Resta però la parte meno visibile, quella che non entra nei comunicati. Quanto personale effettivamente vorrà — e potrà — trasferirsi? Quante posizioni saranno ricollocate e quante, invece, finiranno in uscita tutelata? Quali funzioni saranno mantenute e quali accorpate? La partita si gioca ora sui tavoli sindacali, dove saranno discussi tempi, criteri e compensazioni. È lì che si misurerà la distanza tra la narrativa del “rilancio” e la realtà quotidiana dei lavoratori.

Per il momento, BasicNet ribadisce che l’operazione ha come fine la crescita del brand e la mantenuta occupazionale sul suolo italiano. Una promessa che dovrà essere verificata nei prossimi mesi, quando la transizione entrerà nella fase operativa. Solo allora si capirà se il trasferimento sarà un vero volano di rilancio o l’ennesima ristrutturazione che, dietro l’ottimismo aziendale, lascia sul territorio più interrogativi che certezze.

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