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05 Dicembre 2025 - 10:15
Torino ricorda la Thyssen e accusa: 18 anni di morti sul lavoro, tra precarietà e appalti al ribasso
A diciotto anni dalla strage ThyssenKrupp, Torino torna a chiedere giustizia, memoria e sicurezza. Sabato 6 dicembre, alle 10.30, davanti alla sede dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro in via Arcivescovado, collettivi, associazioni e sigle sindacali hanno convocato un presidio per ricordare le sette vittime dell’incendio del 2007 e, soprattutto, per denunciare un fenomeno che continua a segnare il Paese: le morti sul lavoro, una tragedia che non ha mai smesso di ripetersi.
Il manifesto diffuso dagli organizzatori è diretto, senza retorica, con un messaggio che vuole rompere l’assuefazione: «Non dimenticare la strage ThyssenKrupp». Una memoria non commemorativa, ma militante, che lega il passato al presente attraverso un titolo che descrive un arco di tempo drammaticamente identico a sé stesso: «18 anni di morti sul lavoro». Per i promotori, quella della Thyssen non è stata solo una ferita cittadina, ma l’immagine simbolica di un sistema produttivo che ancora oggi espone migliaia di persone a rischi evitabili.
I toni del manifesto sono esplicitamente politici: «Contro le morti sul lavoro! Contro la precarietà che uccide! Contro gli appalti sulla pelle di chi lavora!». Tre rivendicazioni che sintetizzano i temi da anni al centro del dibattito su sicurezza, responsabilità d’impresa e filiere esternalizzate. Gli organizzatori denunciano come la diffusione dei contratti precari, dei subappalti a cascata e della pressione ai ritmi produttivi contribuiscano ad aumentare esposizione ai pericoli, formazione insufficiente e mancato rispetto delle norme.
Il presidio arriva in un momento in cui il tema è più che mai attuale. I dati Inail degli ultimi anni mostrano un andamento preoccupante, con centinaia di vittime ogni dodici mesi e un numero elevato di infortuni gravi. In questo contesto, Torino continua a portare il peso della propria storia industriale: l’incendio del 6 dicembre 2007 resta una ferita aperta, e il ricordo di quei lavoratori – Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino, Bruno Santino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò e Giuseppe Demasi – è ancora il motore di una battaglia civile che chiede di trasformare la memoria in prevenzione.
Le sigle presenti nel manifesto – realtà sindacali, movimenti politici e associazioni attive sul fronte della salute nei luoghi di lavoro – confermano un’adesione vasta e trasversale. Per loro, il presidio non è solo un momento di ricordo, ma un atto di pressione verso istituzioni e aziende affinché la sicurezza non resti un tema evocato solo dopo le tragedie.
Il 6 dicembre, sotto le finestre dell’Ispettorato, si tornerà a parlare di ciò che la città non vuole dimenticare: che la strage Thyssen fu evitabile, che le responsabilità furono accertate e punite, e che il miglior modo per onorare quelle vite è impedire che altre vengano spezzate nello stesso modo. È questa la linea che gli organizzatori vogliono ribadire: la sicurezza non è un costo, e i diritti non possono essere sacrificati sull’altare del profitto.

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