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03 Dicembre 2025 - 10:20
“Vincere a casa è diverso”- Pecco (Dal profilo FB Innamorato del 46)
Alla fine, quando il fango si deposita e il buio conquista il Motor Ranch, resta la sensazione di aver assistito ancora una volta a qualcosa che va oltre una corsa. La 100 Km dei Campioni, appuntamento inventato e custodito da Valentino Rossi, ha celebrato la sua undicesima edizione trasformando due giorni di motocross e polvere in un rito collettivo dove si mescolano tecnica, folklore, adrenalina e un pizzico di nostalgia. E nell’arena di terra battuta di Tavullia, davanti a una folla che ha superato il migliaio di persone, a imporsi sono stati Francesco “Pecco” Bagnaia e Augusto Fernández, coppia Ducati–Yamaha capace di domare il doppio ovale e resistere fino all’ultimo assalto.
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Il weekend era iniziato come sempre: qualifiche al venerdì, con la pole firmata da Diogo Moreira, campione Moto2 2025, e un Rossi che aveva sfiorato l’impresa. Poi la Sprint, novità di quest’anno, aveva regalato al pubblico un colpo di teatro: Valentino davanti a tutti, seguito dal fratello Luca Marini e da Elia Bartolini, quest’ultimo poi vincitore dell’Americana. Una cornice perfetta prima del sabato che avrebbe assegnato il titolo.
La gara a coppie — 50 giri, 100 km totali — si è decisa sul filo dei secondi. Bagnaia, dopo lo scambio pilota, ha preso la moto con una lucidità che non mostrava da mesi, e ha guidato come se si stesse riprendendo un pezzo di sé. Alle sue spalle Luca Marini, probabilmente il più veloce del weekend, ha tentato l’arrembaggio finale, forzando la mano nel tratto più insidioso del circuito. L’errore è valso la vittoria a Bagnaia–Fernández, chiudendo la gara con un margine di 2,443 secondi che rende bene l’idea della tensione.
Dietro di loro, secondo posto a Moreira–Fuligni, autori di una prova impeccabile sin dalle qualifiche, mentre il terzo gradino è andato proprio a Marini in coppia con Matteo Patacca. Ai piedi del podio Pedro Acosta con Senna Agius, seguiti dal tandem Baltus–Chareyre.
Il Ranch però ama i colpi di scena, e stavolta non ha fatto eccezioni. Valentino Rossi, dopo il trionfo nella Sprint Race, è stato eliminato quasi subito a causa della caduta del compagno Mattia Casadei, coinvolto in un contatto con Surra: moto inutilizzabile, gara finita al 29° giro e l’amarezza di dover salutare il pubblico senza potersi giocare le sue carte. Una doccia gelata per il padrone di casa, che si era presentato alla gara con uno dei tempi più competitivi dell’intero gruppo.
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Il weekend ha vissuto momenti anche concitati, come la caduta di Mattia Pasini, trasportato in ospedale ma fortunatamente fuori pericolo, e qualche ritiro eccellente, tra cui quello di Jack Miller, costretto allo stop per un problema tecnico.
In mezzo al rombo delle moto e alle cadute, la 100 Km ha confermato anche il suo spirito più leggero, tra siparietti improvvisati e l’immancabile presenza del “Leone”, la mascotte non ufficiale del Ranch che Rossi ha intervistato tra le risate della tribuna.
Il resto lo ha messo la musica, con l’arrivo sul palco di Lucio Corsi, cantautore maremmano, amico di Jovanotti e Cremonini, che ha trasformato la sera del sabato in un concerto intimo e visionario, tra rock d’autore e suggestioni folk. Un’apparizione che ha aggiunto un tocco surreale all’evento e che ha aperto uno spiraglio sul futuro: Corsi in sella alla 100 Km? «Per ora non me la sento… poi vediamo», ha sorriso.
Ma il nome che per tutto il weekend ha tenuto banco, oltre al vincitore, è stato sempre lo stesso: Francesco Bagnaia. La vittoria, il feeling ritrovato al Ranch e un mercato piloti che lo vorrebbe vicino alla galassia VR46 per un futuro accanto a Pedro Acosta — il protetto più ambito da Valentino — hanno fatto circolare ipotesi e scenari che sembrano usciti da un sogno a due ruote. Fantasie? Forse. Suggestioni? Probabile. Ma al Ranch tutto sembra plausibile.
Intanto, le classifiche parlano chiaro: Bagnaia–Fernández vincitori, seguiti da Moreira–Fuligni e Marini–Patacca. Poi Acosta–Agius, Baltus–Chareyre, Farioli–Rabat, Bulega–Ottaviani, Migno–Surra, Bezzecchi–Neave, Artigas–Aegerter, Bartolini–Alonso, Ferrari–Gaggi, Bewley–Mantovani, Lupino–Verona, Ortolá–Gonzalez, Fuligni–Cecchini, Todd–Ray, Gabarrini–Pritelli, Holder–Miceli, Vietti–Antonelli, Martin–Harrison, Baldassarri–Miller, e ultimi Rossi–Casadei.
Il fango, la folla, la musica, le cadute, le voci di mercato: tutto ha contribuito a costruire un’altra pagina del mito del Ranch. Una di quelle che restano addosso per mesi, finché un nuovo novembre non riporterà tutti a Tavullia.
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