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Cronaca

Mezzo chilo sul tavolino e sfida allo Stato: Blengino vende cannabis light in piazza Foroni per farsi processare

Filippo Blengino vende cannabis light in piazza Foroni: sfida al Decreto Sicurezza e appello alla Consulta

Mezzo chilo di cannabis

Mezzo chilo sul tavolino e sfida allo Stato: Blengino vende cannabis light in piazza Foroni per farsi processare

Un tavolino pieghevole, cento bustine vuote, un bilancino in vista e mezzo chilo di cannabis light disposto come in una qualunque bancarella del mercato. Così, alle 13 di un lunedì di dicembre, piazza Foroni è diventata teatro di una protesta radicale che ha scelto la via più semplice — e più clamorosa — per riaccendere un dibattito che la politica ha blindato con un tratto di penna. Il protagonista è Filippo Blengino, 25 anni, segretario dei Radicali Italiani, volto nuovo del movimento e figura che negli ultimi mesi ha trasformato la disobbedienza civile in metodo di lotta politica. Il suo obiettivo non era vendere cannabis light, oggi equiparata a sostanza stupefacente dal Decreto Sicurezza: era ottenere un processo.

La scena è stata costruita con cura. Intorno alle 13 del 2 dicembre, Blengino ha allestito il suo banchetto al centro della piazza, proprio mentre il mercato stava smantellando gli ultimi banchi. Sul tavolino, allineati come in un’esposizione didattica, i materiali dell’azione: bustine pronte per il confezionamento, un bilancino perfettamente funzionante, contanti di piccola entità, e mezzo chilo di prodotto pronto alla vendita. Un set volutamente trasparente, pensato per escludere ambiguità su fini e modalità dell’atto. La logica è quella tipica delle campagne radicali: rendere visibile la violazione di una norma ritenuta ingiusta, accettare le conseguenze penali e costringere lo Stato a un dibattito che non può essere eluso.

I carabinieri sono arrivati pochi minuti dopo e hanno fermato Blengino davanti a passanti increduli e curiosi. Gli accertamenti sono stati immediati: documenti, identificazione, sequestro del materiale. La polizia ha poi formalizzato la denuncia. È esattamente ciò che Blengino voleva. Nessun tentativo di fuga, nessun gesto di resistenza. Tutto calibrato per portare il caso davanti a un giudice. Una richiesta esplicita, già annunciata dal giovane segretario poco prima del fermo: «Questa volta — aveva spiegato — vogliamo che non ci siano più cavilli per essere rinviati a giudizio. Ora ci sono tutti gli estremi per un atto di spaccio». Se mesi fa, davanti a Palazzo Chigi, pochi grammi di cannabis erano stati considerati un “atto dimostrativo”, questa volta la quantità — mezzo chilo — è stata scelta per togliere ogni alibi interpretativo. È la radicalità numerica, prima ancora che simbolica.

A dare sostegno politico alla protesta c’era anche Matteo Hallissey, presidente dei Radicali Italiani, che ha definito l’intervento del governo attraverso il Decreto Sicurezza «un atto punitivo ideologico» nei confronti degli imprenditori della cannabis light, un settore cresciuto per anni in un quadro normativo che sembrava stabile e che ora viene improvvisamente equiparato al mercato della cannabis tradizionale. Hallissey ha attaccato il parallelismo imposto dal decreto: «Paragonare cannabis vera e cannabis light è antiscientifico». Per il movimento radicale, l’unico terreno su cui riportare il confronto è quello giudiziario, nella speranza che un giudice sollevi la questione davanti alla Corte costituzionale.

Il precedente romano è oggi il punto di rottura. Lo scorso maggio, Blengino aveva replicato lo stesso schema davanti a Palazzo Chigi. Allora, la procura aveva archiviato tutto, qualificando il gesto come dimostrativo perché la quantità non superava gli 80 grammi. Una soglia che aveva protetto il giovane dall’imputazione per spaccio. L’iniziativa di piazza Foroni nasce proprio da quella archiviazione: mezzo chilo elimina il margine simbolico e apre la strada alle maglie dell’articolo 73 del testo unico sugli stupefacenti. L’obiettivo dichiarato è far emergere l’incongruenza normativa tra cannabis light e cannabis vera in un sistema che, secondo i Radicali, schiaccia realtà economiche diverse sotto la stessa categoria penale.

La scelta di farlo a Torino non è casuale. Piazza Foroni è un luogo popolare, affollato nei giorni di mercato, spesso utilizzato come laboratorio politico per iniziative destinate a creare dibattito. Non è un palcoscenico istituzionale come Palazzo Chigi, ma un frammento reale di città. Mettere mezzo chilo di cannabis light sul tavolo significa portare la contestazione in strada, là dove la tensione tra legge e pratica quotidiana è più evidente.

Il nodo politico è profondo e riguarda la tenuta stessa del Decreto Sicurezza su questo punto. L’equiparazione introdotta dalla norma ha chiuso un mercato legale che aveva prodotto occupazione e investimenti, trascinando nel lato penale imprenditori che fino a pochi mesi fa operavano alla luce del sole. La protesta di Blengino non chiede una depenalizzazione immediata, ma l’avvio di un giudizio che verifichi la ragionevolezza della norma. La via radicale è nota: il sindacato di costituzionalità.

Nelle prossime settimane, saranno gli atti a dire se l’obiettivo verrà raggiunto. Perché la provocazione politica, in questo caso, non si misura nel gesto scenico ma nel percorso giudiziario che potrebbe aprire. Un percorso che passa per l’arresto, il rinvio a giudizio e, chissà, la Consulta. Per ora resta un’immagine: un tavolino, un bilancino, cento bustine e mezzo chilo di cannabis light esposto sotto il cielo di dicembre. La miccia, ancora una volta, l’hanno accesa i Radicali.

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