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Il Sappe diffida la direzione del carcere di Vercelli: carenze strutturali e clima di tensione

Il sindacato denuncia gestione inadeguata, turni scoperti e possibili profili di antisindacalità

Il Sappe diffida la direzione del carcere di Vercelli: carenze strutturali e clima di tensione

Il Sappe diffida la direzione del carcere di Vercelli: carenze strutturali e clima di tensione (immagine di repertorio)

La frattura tra il Sappe e la direzione della Casa circondariale di Vercelli arriva a un punto di rottura formale. Il sindacato autonomo della polizia penitenziaria ha infatti inviato una diffida ufficiale, un atto che fotografa mesi di tensioni, contestazioni irrisolte e un clima lavorativo definito ormai insostenibile dagli operatori. La denuncia si concentra su ciò che il Sappe considera una gestione “inadeguata” dell’istituto e su un atteggiamento giudicato di “chiusura” verso le rappresentanze sindacali.

Nel documento, il sindacato individua una serie di criticità che, nel loro insieme, compongono il quadro di una struttura sotto pressione. La prima riguarda la carenza cronica di personale, un problema che si traduce in turni incerti, servizi scoperti e un utilizzo esasperato degli straordinari. Una situazione che, secondo gli agenti, non soltanto grava sull’organizzazione interna ma incide direttamente sulla sicurezza dell’istituto e sulla tenuta psicofisica degli operatori.

La diffida richiama anche la gestione delle ferie estive, che il sindacato definisce “disparitaria”, con concessioni oltre i limiti previsti e procedure considerate poco trasparenti. Vengono poi segnalati turni festivi mal organizzati, un numero crescente di procedimenti disciplinari e un clima lavorativo che gli agenti descrivono come “stressante”, al punto da generare un senso di costante precarietà operativa.

Un altro aspetto contestato riguarda le assegnazioni dei ruoli di coordinamento, che il Sappe definisce “arbitrarie”. A questo si aggiungono criticità nella gestione dei buoni pasto e disservizi presso la mensa di servizio, elementi che contribuiscono a una sensazione diffusa di trascuratezza nei confronti del personale.

Nel documento, il sindacato parla apertamente del rischio di configurare un comportamento antisindacale, una valutazione che potrebbe avere strascichi giudiziari qualora la direzione non intervenisse per correggere la rotta. È un passaggio significativo, che segnala la volontà del Sappe di alzare il livello dello scontro istituzionale.

A chiudere il quadro interviene il segretario nazionale del sindacato, Vicente Santilli, che insiste sulla necessità di tutelare chi lavora all’interno dell’istituto: «Non lasceremo mai soli i nostri colleghi. Il sindacato sarà sempre al loro fianco per difendere i diritti, la dignità e la sicurezza di ogni appartenente alla polizia penitenziaria». Parole che indicano una linea netta e che anticipano una stagione di confronto serrato, in un carcere già da tempo attraversato da tensioni operative e organizzative.

La diffida ora è sul tavolo della direzione. La risposta dovrà arrivare in tempi brevi, perché le questioni poste non sono episodiche ma strutturali. Ed è proprio questo, più di ogni altra cosa, a rendere la vicenda particolarmente delicata: il timore che quanto denunciato dal Sappe non sia un incidente isolato ma il sintomo di una macchina amministrativa che, senza interventi profondi, rischia di incepparsi del tutto.

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