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Cronaca
30 Novembre 2025 - 12:37
Padiglione B fuori controllo: incendi, devastazioni e cellulari clandestini nel carcere di Torino
La sequenza degli eventi, distribuita nelle giornate del 27, 28 e 30 novembre 2025, compone un mosaico inquietante che racconta di un carcere delle Vallette sempre più fuori controllo. Il Padiglione B, già noto per le criticità gestionali, è stato teatro di tre episodi distinti ma collegati da un filo comune di violenza, tensione e illegalità diffusa. Le ricostruzioni fornite da OSAPP e SAPPE, i due sindacati della Polizia Penitenziaria, parlano di incendi appiccati dai detenuti, sezioni devastate, telefoni cellulari introdotti clandestinamente e perfino armi artigianali recuperate durante le perquisizioni.
Il primo episodio, avvenuto il 27 novembre, è stato quello più violento. Un detenuto italiano ha dato fuoco all’11ª sezione del Padiglione B, scatenando un rogo che ha rapidamente reso la zona totalmente inagibile. La devastazione è proseguita mentre il detenuto, in una furia definita dagli agenti “inaudita”, ha distrutto porzioni significative della sezione, costringendo all’evacuazione immediata di tutti gli altri reclusi per evitare conseguenze gravissime. Il personale è riuscito a contenere l’emergenza solo grazie a un intervento definito dagli stessi sindacati “tempestivo” ed essenziale per evitare il peggio.
Il giorno successivo, 28 novembre, un altro detenuto italiano è stato trovato in possesso di uno smartphone perfettamente funzionante, completo di applicazioni e funzionalità attive. È un episodio che, come sottolinea l’OSAPP, non rappresenta un caso isolato ma il segno evidente di un flusso costante di telefonini introdotti illegalmente all’interno dell’istituto.
La situazione si è ripetuta durante la notte del 30 novembre, quando un nuovo telefono cellulare è stato ritrovato nel medesimo padiglione. Il dispositivo era stato nascosto dentro un portarotolo artigianale di carta igienica, recuperato nel corso di una perquisizione condotta dalla Polizia Penitenziaria. Nelle ore successive, ulteriori controlli hanno portato alla scoperta di una vera e propria micro-officina illegale: nella barberia del Padiglione B gli agenti hanno trovato sbarre di ferro, punteruoli, un caricabatterie e una macchinetta rudimentale per tatuaggi, materiali considerati potenzialmente pericolosi.
Il quadro che emerge dalle parole dei sindacati è quello di un sistema vicino al collasso. Il Segretario Generale dell’OSAPP, Leo Beneduci, parla senza filtri, denunciando una situazione che si trascina da troppo tempo. Le sue dichiarazioni sono nette: «Da tempo denunciamo che le carceri italiane sono diventate dei veri e propri call center illegali, nei quali la presenza di telefoni cellulari alimenta traffici, violenze e collegamenti con l’esterno. La violenza è in costante aumento e la popolazione detenuta è sempre più aggressiva, mettendo a rischio l’incolumità fisica di tutti».
Beneduci sottolinea anche la solitudine operativa degli agenti impegnati in prima linea: «Grazie al coraggio, alla prontezza e alla professionalità del personale di Polizia Penitenziaria – personale lasciato completamente solo a fronteggiare episodi così drammatici – si riescono ancora a salvare vite umane». E conclude con un’accusa diretta alle istituzioni: «Siamo abbandonati dalla politica e dalle istituzioni e servono provvedimenti immediati per garantire la sicurezza, strumenti adeguati e organici sufficienti».
Il fronte sindacale registra anche l’intervento del SAPPE, che attraverso le parole di Taibbi Jean Francois, segretario provinciale, evidenzia la portata del problema. «Tali ritrovamenti confermano la persistente e preoccupante presenza di materiali non consentiti all'interno della struttura penitenziaria. Il personale in servizio presso il Padiglione B, nonostante l'evidente stato di affaticamento e la crescente pressione dovuta alla gestione quotidiana di situazioni critiche, continua a operare con elevato senso del dovere, professionalità e spirito di abnegazione, garantendo la sicurezza e l'ordine all'interno dell'istituto».
Ancora più dirette le parole del segretario regionale del SAPPE, Vicente Santilli, che utilizza una metafora durissima: «La situazione nel carcere di Torino è ormai divenuta insostenibile», afferma, aggiungendo che «il carcere è una pentola a pressione pronta ad esplodere. È intollerabile l'indifferenza di chi continua a ignorare le responsabilità nel garantire un ambiente di lavoro sicuro e dignitoso per il personale». Santilli mette in guardia anche dalle conseguenze potenzialmente devastanti che alcuni degli oggetti sequestrati avrebbero potuto causare.
Le tre giornate tracciano un quadro unitario che i sindacati definiscono “esplosivo”, con un duplice fronte di emergenza: da un lato la violenza crescente dei detenuti e la facilità con cui materiali illegali fanno ingresso nell’istituto, dall’altro la percezione, da parte del personale, di essere lasciato solo e privo di strumenti adeguati per affrontare situazioni sempre più frequenti e pericolose. Un allarme che oggi torna a bussare alle porte delle istituzioni, chiamate a intervenire prima che un nuovo episodio critico trasformi l’emergenza in tragedia.
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