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Metà degli italiani non distingue un’azione da un’obbligazione: mancano i concetti finanziari di base

Donne, giovani e Sud sono i più esposti: solo un italiano su cinque investe e la paura di perdere denaro blocca quasi un terzo della popolazione

Metà degli italiani

Metà degli italiani non distingue un’azione da un’obbligazione: mancano i concetti finanziari di base

Quasi la metà degli italiani naviga nel buio quando si parla di finanza. È il dato più allarmante che emerge dal nuovo sondaggio YouGov, commissionato da Directa Sim e condotto su un campione di 2.021 adulti. Il 45% degli intervistati ammette di non conoscere i concetti finanziari di base: non sa distinguere un’azione da un’obbligazione, ignora cosa significhi diversificare il rischio, non ha dimestichezza con strumenti o terminologia. Un’“emergenza educativa” che colpisce soprattutto le donne — dove la quota di analfabetismo finanziario sale al 51% — i giovani under 35, che raggiungono addirittura il 57%, e i residenti del Sud, fermi al 55%.

Il quadro degli investimenti conferma la distanza crescente tra consapevolezza e partecipazione. Solo un italiano su cinque investe i propri risparmi. E il profilo è sempre lo stesso: uomo (per il 64%), con almeno 55 anni, residente al Nord e con reddito medio-alto. I non-investitori, al contrario, si concentrano tra le donne (56%), nelle fasce più giovani (55%) e nelle aree meridionali. Un divario sociale e geografico che si stratifica nel tempo e che il sondaggio restituisce con chiarezza.

Tra chi investe, circa due su tre scelgono azioni e obbligazioni, ma cresce l’interesse verso gli Etf, strumenti considerati più semplici e trasparenti. La trasformazione passa anche dalle modalità operative: quattro persone su cinque utilizzano i servizi bancari, ma il 23% affianca — o sostituisce — app e piattaforme di trading online. È il segnale di un mercato che cambia rapidamente, con una generazione di investitori che vuole costi più bassi, autonomia decisionale e strumenti immediati.

La figura del consulente finanziario resta presente, ma perde peso. Quasi la metà degli investitori che oggi si avvale di un professionista dichiara di voler gestire i risparmi in totale autonomia entro cinque anni. Già oggi otto su dieci mantengono la decisione finale, lasciando al consulente un ruolo perlopiù informativo. Tra i giovani, il sorpasso è ancora più evidente: il 36% li vede orientarsi sugli Etf come prima scelta, segnando una distanza netta dalle gestioni patrimoniali attive.

Per chi non investe, i motivi ricorrenti parlano di insicurezza e sfiducia: il 44% ritiene di non avere abbastanza denaro, il 28% ammette di non possedere conoscenze adeguate, il 25% teme di perdere i propri risparmi. Non sorprende allora che il 64% degli intervistati chieda più iniziative di educazione finanziaria e che oltre la metà parteciperebbe a corsi dedicati.

«Questi dati mostrano quanto sia urgente una formazione finanziaria diffusa» osserva Andrea Busi, amministratore delegato di Directa Sim. «Molte persone si sentono escluse perché non comprendono il linguaggio tecnico o non sanno da dove iniziare. Il sistema così com’è perpetua disuguaglianze. Con Directa Academy vogliamo colmare questo divario: una piattaforma gratuita, semplice e accessibile, pensata per offrire strumenti concreti e affidabili».

Il sondaggio, in definitiva, non solo misura un fenomeno: lo denuncia. E mette in luce una fragilità strutturale che rischia di amplificare disparità economiche già profonde, lasciando indietro proprio chi avrebbe più bisogno di strumenti per orientarsi tra risparmi, investimenti e scelte quotidiane. Una sfida educativa che, numeri alla mano, l’Italia non può più rimandare.

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