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Leggende metropolitane
28 Novembre 2025 - 23:58
Paura nel Piemonte del ’31: la Bestia che nessuno riusciva a identificare (foto generata con AI)
Per settimane, nel 1931, il Piemonte sembrò precipitare in un incubo collettivo. Le pianure tra Torino, Villastellone, Carignano e Carmagnola divennero il teatro di una caccia mai vista prima: cacciatori, carabinieri, contadini e curiosi si riversavano nei campi alla ricerca di una creatura feroce, descritta come dotata di artigli potenti e zanne formidabili, responsabile della sparizione di cani da guardia, animali da cortile e persino dell’aggressione a un uomo.
La tensione esplose il 7 maggio 1931, quando dalla zona di Carmagnola e Villastellone arrivò notizia di una vera e propria battuta di caccia, con un centinaio di uomini mobilitati per individuare la misteriosa “bestia”. Il giorno dopo fu la Gazzetta del Popolo a confermare ciò che nelle ore precedenti aveva iniziato a circolare in città sotto forma di voci e sussurri: una creatura sconosciuta stava realmente infestando le campagne.
Da almeno due settimane, gli abitanti di quel triangolo di pianura raccontavano la stessa storia. Cani scomparsi, altri ritrovati sbranati, cascine in allarme e contadini che giuravano di aver visto un animale mai identificato prima. Le descrizioni, però, non coincidevano: per alcuni era un felino di grandi dimensioni, per altri un canide aggressivo. C’era perfino chi evocava il leggendario “tasso canino”, creatura a metà tra folklore e zoologia contadina, nota per una ferocia sproporzionata alla sua taglia.
Quando il Piemonte pensava di aver compreso il perimetro della minaccia, gli eventi cambiarono improvvisamente direzione. Il 23 maggio, il settimanale Il Piccolo riportò episodi simili ad Alessandria, nella zona di Borgo Cittadella. Qui, la popolazione parlava di un grosso felino dal pelo fulvo, anche se qualcuno ipotizzava potesse trattarsi di un lupo. Un uomo era stato morso alla mano, un cane gravemente ferito e alcuni passanti erano scappati a gambe levate dopo essersi trovati faccia a faccia con l’animale. L’ipotesi che la bestia avesse lasciato le campagne torinesi per spostarsi di provincia iniziò a prendere forma, alimentata dall’incapacità delle autorità di identificarla chiaramente.
La storia, però, non si era ancora chiusa. Il 20 giugno 1931, il quotidiano La Sentinella d’Italia documentò una nuova ondata di avvistamenti, questa volta nella zona di Cherasco, tra le frazioni dei Picchi e di San Giovanni, in piena Provincia Granda. Qui, le testimonianze si moltiplicavano: abitanti che giuravano di averla vista attraversare i campi, altri che dichiaravano di averne sentito i grugniti nel buio, mentre i cani delle cascine abbaiavano senza sosta come se percepissero una presenza estranea e minacciosa.
Il clima era quello di un vero contagio emotivo. Bastava un rumore nel buio, un’ombra tra i filari o un cane che ululava per far tornare la paura in ogni cascina. Per un mese intero, la creatura – qualunque fosse la sua natura – sembrò sfuggire a chiunque tentasse di catturarla.
La conclusione arrivò all’improvviso, quasi anticlimatica ma definitiva. La bestia, raccontavano i giornali locali, fu finalmente uccisa da un cane di una cascina nella frazione di San Giovanni, vicino a Cherasco. Il cronista accorso sul posto confermò la notizia: l’animale che aveva terrorizzato contadini, cacciatori e interi comuni giaceva morto.
Si chiudeva così una delle vicende più enigmatiche del Piemonte rurale del Novecento, un episodio sospeso tra cronaca, suggestione popolare e folklore. Ancora oggi, nessuno è riuscito a identificare con certezza quale creatura avesse attraversato quelle campagne nel 1931. Un felino fuggito da un circo? Un lupo solitario? Un animale ibrido? Oppure, come in ogni leggenda che si rispetti, qualcosa di più sfuggente.
Quel che è certo è che, per un mese intero, la “Bestia di Torino” – come la ribattezzavano allora – trasformò la quiete piemontese in un racconto di paura che ancora oggi affascina e inquieta.
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