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A Natale tutti più buoni? La proposta di Filippin per i più fragili divide il Consiglio

Lanzo, la proposta del consigliere sulla rinuncia collettiva all’indennità si ferma ancora: "Un’occasione mancata per mostrare unità verso chi è più fragile"

Matteo Filippin

Matteo Filippin

L’ultimo Consiglio comunale prima di Natale, quello che avrebbe potuto trasformarsi in un momento simbolico, si è invece rivelato l’ennesima prova di incomunicabilità politica. A portare il tema sul tavolo è stato il consigliere d’opposizione Matteo Filippin, che anche quest’anno ha riproposto la sua iniziativa: una rinuncia collettiva e unitaria all’indennità dei consiglieri, da destinare in modo formale e trasparente a una realtà del territorio impegnata nel sostegno delle persone più fragili.

Secondo Filippin, l’idea non è un gesto natalizio improvvisato, né un atto di carità, ma un messaggio politico che avrebbe potuto trasmettere un concetto preciso: la politica locale è al servizio della comunità, non di sé stessa. Per la maggioranza, però, la proposta non ha trovato terreno fertile. E, come l’anno scorso, non si è arrivati a una posizione comune.

L’intervento di Filippin nasce da una riflessione più ampia sul ruolo degli amministratori in un contesto sociale sempre più complesso. «In una società che celebra costantemente la solidarietà, che riconosce il valore dei gesti collettivi per accelerare i processi, dare forza alle idee e costruire bene comune, chi aspira a occuparsi di cosa pubblica e non comprende il senso di una proposta così semplice, ha qualche nodo da risolvere», ha detto.

Il consigliere ha spiegato che un’iniziativa di questo tipo avrebbe potuto rappresentare non un segnale di beneficenza, ma un gesto di appartenenza: un atto che parla di comunità, non di schieramenti e percentuali di voto. Filippin non ha indicato un beneficiario specifico, invitando piuttosto i colleghi a scegliere insieme una delle realtà che a Lanzo «sostituiscono lo Stato dove lo Stato non arriva», accompagnando famiglie che faticano a riscaldarsi, a mangiare con dignità o semplicemente a gestire la quotidianità.

La maggioranza, però, è rimasta fredda. Il sindaco Fabrizio Vottero Bernardina ha rimandato la decisione ai propri consiglieri. L’assessore Gisolo ha ricordato di aver scelto autonomamente, a suo tempo, di rinunciare all’indennità quando sedeva nei banchi del Consiglio. La consigliera Ranieri ha sottolineato il valore delle scelte individuali. E poi, per il resto, soltanto un borbottio indistinto, qualche sguardo incrociato e nessuna presa di posizione. La proposta non è stata accolta.

Il sindaco Fabrizio Vottero

La situazione si è arenata definitivamente quando il segretario comunale, preso atto della mancanza di un accordo unitario, ha invitato i consiglieri a presentare rinunce individuali in segreteria. Un passaggio tecnicamente corretto, ma per Filippin fuori fuoco: l’esatto opposto dello spirito con cui l’iniziativa era stata formulata.

«Non una carità natalizia dell’ultimo minuto, ma un messaggio politico forte: siamo qui per servire la città, anche sostenendo direttamente o indirettamente chi è in difficoltà», ha ribadito l’esponente dell’opposizione. Il punto, infatti, non era la somma — poche decine di euro a testa — ma il valore simbolico del gesto collettivo.

Filippin parla apertamente di un’occasione persa. «Replicare con “ognuno dona dove vuole e come vuole” non è una risposta politica: è un modo elegante per non decidere e nega il senso di comunità spesso sbandierato», afferma. Aggiunge che l’esitazione della maggioranza, la difficoltà di assumere una posizione unica, mostrano una «rigidità» che va oltre la cifra simbolica della rinuncia.

Il consigliere non nasconde una certa amarezza anche per l’aspetto personale della vicenda: forse, osserva, avrebbe potuto anticipare la questione, coinvolgere la Giunta in un percorso amministrativo più ordinato, costruire un passaggio insieme al segretario comunale. Ma la sostanza, dice, rimane. «La proposta non è stata colta nel suo spirito e questo mi spiace».

Quello che Filippin vede, nel comportamento della maggioranza, è un imbarazzo di fondo: «Rinunciare tutti insieme a poche decine di euro avrebbe mostrato che almeno sulle fragilità si può essere uniti». E invece ha prevalso un atteggiamento di difesa, come se la proposta non fosse una chiamata all’unità ma una trappola politica.

Il finale del consigliere, in aula, è stato allo stesso tempo pungente e leggero, con una metafora natalizia che ha suscitato qualche sorriso tirato: «A Natale siamo tutti più buoni. Difficilmente chi oggi è animato da spirito di contrapposizione troverà sotto l’albero il tempo per riflettere su chi non può permettersi nulla o su chi sta cercando di dare un po’ di speranza a chi l’ha persa. Ma forse ci sarà il giorno in cui, in un gioco di squadra, capirà che per vincere tutti a volte qualcuno deve fare un passo indietro».

In attesa di capire se la proposta potrà tornare sul tavolo in una forma diversa, l’impressione è che il luogo del confronto politico, a Lanzo, si stia trasformando sempre più spesso in un tavolo dove prevale la gestione del quotidiano rispetto alla capacità di dare un segnale, anche piccolo, che racconti l’idea di città che ciascuno porta con sé. E dove un gesto simbolico potrebbe fare più rumore di una delibera.

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