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27 Novembre 2025 - 13:37
Scienziati tracciano la roadmap per la vita umana sulla Luna: anche UniTo dà il suo contributo (immagine di repertorio)
Vivere sulla Luna non è più un esercizio di immaginazione. Con l’avvicinarsi di Artemis III, la missione della NASA che riporterà esseri umani sul suolo lunare dopo 55 anni, la comunità scientifica internazionale sta già lavorando al passo successivo: capire come mantenere la vita umana fuori dalla Terra, garantendo cibo, ossigeno e condizioni di sopravvivenza stabili. È qui che nasce la nuova roadmap globale presentata sulla rivista New Phytologist, frutto della collaborazione di oltre 40 scienziati, provenienti da 11 Paesi e sette agenzie spaziali.
Tra gli autori figura anche Massimo Maffei, docente del Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi (Dbios) dell’Università di Torino. Il suo contributo, legato agli studi dei fisiologi vegetali torinesi sulle risposte delle piante ai campi magnetici e sulle implicazioni della biologia quantistica, trova spazio nella visione strategica di come coltivare e far prosperare organismi vegetali nello spazio profondo. «Questi studi», spiega Maffei, «sono fondamentali per comprendere le dinamiche biologiche sia sulla Terra sia oltre la Terra».
Il punto di partenza è semplice e rivoluzionario allo stesso tempo: senza piante non c’è vita sostenibile nello spazio. Lo ribadisce anche il dottor Elison Blancaflor, della Divisione di Scienze Biologiche e Fisiche della NASA: «Le piante sono il nostro sistema di supporto vitale. Producono cibo, ossigeno, purificano l’acqua e garantiscono persino conforto psicologico. Senza di loro, mantenere la vita mentre esploriamo la Luna e Marte sarà molto più difficile».
La roadmap si concentra su biologia, fisiologia vegetale e tecnologie per la coltivazione in condizioni estreme: habitat chiusi, microgravità, radiazioni, risorse limitate. L’obiettivo è sviluppare sistemi agricoli autosufficienti che permettano di stabilire basi permanenti sulla Luna e successivamente su Marte. Una sfida che non riguarda solo il futuro dell’esplorazione spaziale, ma anche il presente del nostro pianeta. «Imparando a coltivare piante nello spazio», sottolinea il dottor Luke Fountain, autore principale dell’articolo, «miglioriamo anche il modo in cui coltiviamo sulla Terra. Le tecnologie per la Luna e Marte aiuteranno ad affrontare sfide globali legate a cibo, energia e sostenibilità».
Il progetto guarda dunque in due direzioni: oltre l’atmosfera, verso l’insediamento umano stabile nello spazio, e qui sulla Terra, dove i risultati della ricerca promettono soluzioni innovative contro crisi ambientali e alimentari. La presenza dell’Università di Torino nel consorzio conferma il ruolo del capoluogo piemontese nella ricerca scientifica avanzata, soprattutto nei campi della biologia vegetale e delle tecnologie per la sostenibilità.
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