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26 Novembre 2025 - 15:32
FPiemonte quarto nella Dop economy nonostante il calo, tra vino e cibo certificato (immagine di repertorio)
La fotografia della Dop economy italiana diffusa oggi segnala una realtà complessa per il Piemonte, che si conferma tra le regioni più forti del Paese ma vede affiorare segnali di rallentamento da non sottovalutare. I dati 2024 parlano chiaro: con un valore complessivo di 1,56 miliardi di euro, il Piemonte si colloca al quarto posto nazionale, dietro Veneto, Emilia-Romagna e Lombardia. Una posizione comunque di rilievo in uno scenario competitivo sempre più selettivo, anche se accompagnata da una flessione del 2,8% rispetto al 2023.
Il quadro si sdoppia, come sempre, tra produzioni alimentari e vini certificati. Da un lato, i prodotti Dop del comparto food raggiungono un valore di 384 milioni di euro, dall’altro il settore enologico spinge con 1,18 miliardi, confermandosi l’asse strategico della Dop economy piemontese. Un risultato che mette in evidenza, ancora una volta, il peso della tradizione vitivinicola regionale, capace di trainare il comparto, pur dentro un quadro che registra frenate significative.
Guardando nel dettaglio alle province, emerge un dato che colpisce: nelle prime dieci italiane compare solo Cuneo, quinta per valore complessivo. La provincia entra in classifica grazie al vino, mentre non compare affatto sul fronte alimentare. E anche qui, i numeri mostrano un rallentamento: la Dop economy cuneese vale 231 milioni per il cibo e 693 milioni per il vino, ma il complesso segna una diminuzione del 3,4% rispetto al 2023. Per il solo vino la flessione è ancora più evidente, con un calo del 4,6% rispetto ai 726 milioni dell’anno precedente.
La dinamica dei vini Dop sfusi conferma la tendenza: due delle denominazioni simbolo del Piemonte, l’Asti Dop e il Barolo Dop, arretrano. L’Asti si colloca al quarto posto tra i primi quindici vini sfusi italiani, con un fatturato di 120 milioni di euro, segnando un -2,9%. Il Barolo, nona denominazione nella stessa graduatoria, raggiunge un valore di 87 milioni di euro, anche questo in calo del 2,7%. Sono numeri che non mettono in discussione l’importanza globale di queste etichette, ma che segnalano con chiarezza la necessità di interpretare con attenzione le dinamiche di mercato, sempre più influenzate da oscillazioni internazionali, costi di produzione crescenti e nuovi equilibri nella domanda.
Il Piemonte, dunque, resta un pilastro del sistema Dop italiano, ma deve fare i conti con una contrazione che coinvolge quasi tutti gli indicatori. La regione continua a produrre valore, qualità e riconoscibilità, ma il 2024 si presenta come un anno di luci e ombre. La solidità strutturale del comparto rimane, così come la centralità del vino nella costruzione dell’immagine del Piemonte nel mondo. Tuttavia, il rallentamento registrato impone una riflessione sui fattori che stanno pesando sul settore: dall’inflazione ai costi energetici, dalle difficoltà dei piccoli produttori all’aumento delle spese di certificazione, fino alle trasformazioni climatiche che stanno modificando i calendari e la quantità delle produzioni.
A fronte di un Paese che nel suo complesso vede crescere il peso della Dop economy, la battuta d’arresto piemontese appare come un segnale da non archiviare in fretta. Il comparto resta tra i più qualificati del panorama nazionale, ma il percorso per consolidare la leadership richiederà attenzione, investimenti mirati e strategie capaci di sostenere un territorio che, nella sua produzione agroalimentare certificata, trova ancora oggi uno dei suoi asset più identitari.

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