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25 Novembre 2025 - 22:01
Caos trasporti. A Torino, la Freccia 9311 diretta a Napoli è rimasta bloccata per ore alla periferia est della città, immobilizzata sulle tracce in direzione Milano a causa di un’avaria registrata nella zona della stazione di Torino Stura, snodo nevralgico per l’alta velocità e per i collegamenti regionali. A denunciarlo sono stati gli stessi viaggiatori, che sui social hanno raccontato una mattinata di attese indefinite, porte chiuse, informazioni frammentarie e un senso crescente di impotenza davanti all’ennesimo disservizio che ha paralizzato una parte strategica della rete ferroviaria piemontese.
Il convoglio, rimasto fermo in prossimità dello scalo, ha dato origine a un effetto domino immediato. I treni successivi sono stati instradati con difficoltà, alcuni deviati, molti altri bloccati a loro volta in attesa di istruzioni. Secondo le prime ricostruzioni interne, la circolazione è stata rallentata prima e quasi azzerata poi, mentre i tecnici tentavano di intervenire sul sistema coinvolto dal guasto. Nel frattempo, nelle stazioni principali e nelle aree di interscambio, i tabelloni hanno iniziato a registrare una serie di cancellazioni e di ritardi crescenti. I pendolari hanno raccontato di coincidenze saltate, appuntamenti mancati, sale d’attesa affollate e un flusso di aggiornamenti acustici spesso insufficienti a fornire un quadro chiaro della situazione.
La misura dell’incidente si è presto trasformata in un dato politico. La deputata di Iv Silvia Fregolent ha annunciato la presentazione di un’interrogazione urgente al ministro dei Trasporti Matteo Salvini, definendo quanto accaduto “l’ennesima dimostrazione di un sistema che sta cedendo pezzo dopo pezzo”. Le sue parole sono nette, puntano a sottolineare la fragilità di un’infrastruttura considerata per anni uno dei fiori all’occhiello della mobilità italiana. Parla di “nove convogli soppressi”, di “ritardi fino a cento minuti”, di un nodo ferroviario “nel caos totale”. E utilizza un’immagine precisa, destinata a diventare per molti il simbolo del giorno: “un treno fermo ha paralizzato mezza città”.

Nel suo affondo politico, la deputata insiste su un interrogativo che da tempo accompagna i lunghi tempi d’attesa nelle stazioni: possibile che un solo guasto riesca a mettere in crisi un sistema costruito per reggere volumi ben più elevati di traffico? La domanda, rivolta direttamente al ministro, diventa l’asse centrale delle sue richieste. Chiede una risposta puntuale, chiede di conoscere le ragioni per cui “basta un disservizio per rendere ostaggio migliaia di cittadini”, e chiede soprattutto una svolta gestionale capace di evitare che episodi simili si ripetano con questa frequenza.
Le sue parole fanno da contrappunto ai racconti dei viaggiatori, che nelle ore successive hanno continuato a segnalare i disagi vissuti lungo la dorsale ferroviaria torinese. In più di un caso, gli utenti hanno riferito di aver trascorso una parte consistente della mattinata in carrozze ferme o su banchine prive di informazioni, con una comunicazione giudicata frammentaria e personale di bordo lasciato da solo nella gestione dei passeggeri. Per molti, l’immobilità della Freccia 9311 è diventata l’emblema di un sistema che, nel momento in cui smette di funzionare, fatica a garantire anche l’essenziale: chiarezza, tempi certi, alternative minimamente plausibili.
Altri treni ad alta velocità hanno accumulato ritardi che hanno superato l’ora, mentre alcune corse regionali sono state definitivamente cancellate per evitare un ulteriore congestionamento della rete. La ripartenza della circolazione è avvenuta a scaglioni, in una gestione prudente ma difficile, che ha richiesto tempo per ristabilire la piena funzionalità del nodo. Intorno a mezzogiorno la situazione ha iniziato lentamente a normalizzarsi, anche se per molti pendolari la giornata era ormai compromessa.
L’episodio rimette al centro un tema che da mesi anima il dibattito sui trasporti: la resilienza dell’alta velocità italiana. La rete, lodata per efficienza negli anni della sua espansione, mostra oggi alcuni segnali di fragilità quando si trova a fronteggiare imprevisti tecnici o picchi di traffico. L’incidente di Torino Stura ripropone in forma attuale una questione più ampia: il rapporto tra investimenti, manutenzione, gestione del traffico e capacità di reazione in caso di emergenza.
La giornata del 25 novembre si chiude con una serie di interrogativi ancora aperti e con la promessa, da parte dell’opposizione, di continuare a chiedere conto dei disservizi. Nel frattempo, i viaggiatori che questa mattina si sono trovati bloccati tra binari e banchine tornano verso le loro destinazioni finali con una domanda che rimbalza da anni in ogni discussione ferroviaria: quanto può ancora reggere un sistema che, davanti a un singolo guasto, si ritrova immobilizzato per ore?
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