Cerca

Esteri

“Presidente, posso fare uno stage?” La scena che ha rubato la scena al Forum di Parigi sulla Pace

Tra badge e scorte al Palais de Chaillot, una giovane porge il suo curriculum al Presidente francese durante il Forum di Parigi sulla Pace. Un gesto di audacia diventato virale, simbolo di una generazione che chiede spazio nelle stanze del potere e ricorda all’Europa che la meritocrazia vive anche di attimi improvvisi

“Presidente, posso fare uno stage?” La scena che ha rubato la scena al Forum di Parigi sulla Pace

“Presidente, posso fare uno stage?” La scena che ha rubato la scena al Forum di Parigi sulla Pace

All’ingresso del Palais de Chaillot, tra badge scansionati e scorte che scorrono come un metronomo, una mano alzata rompe l’inerzia dei summit: «Monsieur le Président, posso lasciarle il mio curriculum?». La giovane – compostezza da colloquio e sorriso da non ho nulla da perdere – porge il CV a Emmanuel Macron. Il capo dell’Eliseo, diretto verso la sessione inaugurale del Forum di Parigi sulla Pace, si ferma. Ascolta. Poi, con una battuta che disarma: «Per quanto? Sei mesi?». Un lampo di ironia che non suona come liquidazione, ma come riconoscimento dello sforzo, del tempismo e della determinazione. La scena, ripresa in un breve video circolato online, è diventata il fuori-programma più condiviso del 29 ottobre: un istante in cui il cerimoniale delle grandi conferenze incontra la fame di opportunità di una generazione che prova, senza chiedere permesso, a farsi spazio.

L’episodio avviene a margine dell’ottava edizione del Forum di Parigi sulla Pace, appuntamento che nel 2025 ha anticipato il calendario e si tiene il 29 e 30 ottobre, con il tema “Nuove coalizioni per la pace, i popoli e il pianeta”. L’agenda è ambiziosa: costruire alleanze trasversali tra governi, organizzazioni internazionali, imprese e società civile per fronteggiare crisi che non conoscono frontiere – dalle guerre alle minacce cyber, dalla sicurezza alimentare al clima. L’edizione di quest’anno riunisce centinaia di relatori e ospiti internazionali nella cornice del Museo dell’Uomo e del Museo della Marina, cuore del complesso del Chaillot, con la partecipazione del presidente Macron e di altre figure di primo piano della politica francese e globale.

Secondo la programmazione ufficiale, il Forum mira a reinventare la diplomazia in un momento in cui gli spazi tradizionali di dialogo sembrano assottigliarsi. Da anni, la rassegna è anche un “marketplace” di progetti: seleziona iniziative concrete, promuove tavoli di lavoro tematici, offre sessioni di networking mirate. In altre parole, uno dei pochi luoghi in Europa dove le grandi narrazioni e i progetti operativi si toccano.

Nel video diffuso da Corriere Tv, si vede la ragazza spiegare in poche battute di aver già maturato un’esperienza presso la Camera di Commercio francese in Marocco e di essere alla ricerca di uno stage. Non è un dettaglio di colore: la CFCIM – Chambre Française de Commerce et d’Industrie du Maroc – è uno snodo storico dell’ecosistema economico franco-marocchino, con un network esteso e programmi di accompagnamento per imprese e giovani professionisti. Citare quella tappa nel CV, in quel luogo, davanti a quel pubblico, è una mossa di intelligenza situazionale.

Fondata nel 1913, la CFCIM è oggi la più importante tra le Camere di Commercio e Industria Francesi all’Estero: connette oltre 4.000 aziende iscritte, con attività che spaziano dalla formazione all’attrazione di investimenti, fino all’organizzazione di missioni economiche bilaterali. In controluce, quel riferimento dice: conosco il terreno, ho visto come dialogano due mercati, so muovermi in una rete pubblico-privata transnazionale.

La risposta di Macron – «Per quanto? Sei mesi?» – strappa un sorriso, ma apre anche una finestra sulla prassi francese dei tirocini nelle istituzioni. L’Élysée, come molte amministrazioni centrali, ospita stagisti generalmente per periodi compresi tra quattro e sei mesi, nell’ambito di convenzioni con università o grandes écoles. L’indicazione figura nella sezione “Nous rejoindre” del sito della Presidenza: candidature con CV e lettera di motivazione, attenzione dichiarata alla diversità e alla parità, e una precisazione onesta sul volume di domande ricevute. Quel “sei mesi?” è, oltre che una battuta, un riferimento molto concreto allo standard di durata del canale d’ingresso più comune per i giovani in Francia.

Il Forum di Parigi sulla Pace non è un vertice chiuso, ma una piattaforma multi-attore, con sessioni aperte, spazi laterali e momenti d’incontro. In quel contesto, un’interazione informale non è una violazione, ma parte del DNA dell’evento. E nel giorno inaugurale, con i riflettori puntati sui leader, un fuori-programma così conquista una visibilità massima, intercettando l’attenzione dei media. La giovane non chiede genericamente “un lavoro”, ma uno stage: una formula compatibile con i canali istituzionali francesi, coerente con l’ambiente e con il linguaggio della diplomazia operativa.

L’Europa vive un paradosso: mentre invoca nuove competenze per gestire transizioni complesse, fatica a rendere permeabili i suoi luoghi decisionali. In Francia, la porta degli stage a ministeri, enti indipendenti e al Palazzo dell’Eliseo resta una delle vie più concrete di accesso alla macchina pubblica, spesso in convenzione con corsi di Master. L’esperienza è tendenzialmente di 4-6 mesi: abbastanza lunga per un apprendimento reale, abbastanza breve per non irrigidirsi in precariato. Anche il Ministero dell’Europa e degli Affari Esteri pubblica regolarmente opportunità – dalla sede centrale alle ambasciate – con una gratificazione minima per i tirocini oltre i 44 giorni e agevolazioni per i costi di trasporto.

L’esperienza alla CFCIM citata dalla studentessa non è un dettaglio folkloristico. La Francia è storicamente il primo partner economico del Marocco, e la rete delle Camere francesi all’estero svolge un ruolo propulsivo nella mobilità di talenti e competenze. La CFCIM opera su più livelli: supporto all’internazionalizzazione, formazione tramite il proprio campus, missioni economiche come le Journées Économiques Maroc-France, che portano delegazioni di imprese a esplorare filiere e territori. Per un profilo junior, significa esporsi a dossier concreti, lessico binazionale e pratiche di cooperazione economica.

L’ottava edizione del Forum, per ampiezza di relatori e densità di networking, rappresenta una vetrina ideale per chi cerca un varco. La presenza di Macron e di altre autorità francesi e internazionali si accompagna a una platea di centinaia tra esperti, diplomatici, dirigenti d’azienda e leader della società civile. Per i giovani che puntano agli affairsinternazionali, il valore non sta solo nelle plenarie ma nell’ecosistema che si crea attorno: corridoi, tavoli laterali, spazi demo dei progetti. È lì che una presentazione di sessanta secondi, CV alla mano, può valere più di un form online.

Chi conosce l’amministrazione francese sa che la procedura resta sovrana: candidature tracciate, convenzioni, finestre temporali precise. Ma anche nella cultura burocratica d’Oltralpe c’è spazio per il contatto umano, purché segua poi un canale formale. L’audacia dell’elevator pitch è solo il primo passo: il secondo, imprescindibile, è inviare la candidatura attraverso i portali ufficiali. Lo stesso sito dell’Élysée indirizza a Choisir le service public per posizioni e tirocini con requisiti e tempistiche definite. In molte strutture – dal Consiglio di Stato ai tribunali amministrativi – le call per stagisti indicano durate tipiche di sei mesi e attività che spaziano dalla ricerca al supporto operativo.

Da quell’episodio emergono lezioni semplici ma efficaci. Scegliere il momento giusto: i grandi eventi “multi-attore” moltiplicano le opportunità; arrivare preparati, con un CV sintetico e un messaggio chiaro, fa la differenza. Ancorare il profilo a esperienze significative: citare la CFCIM o altre istituzioni riconosciute nel network franco-europeo significa parlare un linguaggio comprensibile agli interlocutori istituzionali. Unire audacia e metodo: alla stretta di mano segue la candidatura formale, nel rispetto dei tempi e delle regole. In Francia, le norme sugli stage sono precise anche su gratificazioni e rimborsi; conoscerle è già un segno di professionalità.

Negli ultimi anni Macron ha spesso scelto di mettere al centro dei grandi consessi non solo capi di Stato e organizzazioni internazionali, ma anche attori “imprevisti”: ricercatori, comunità locali, ONG, università. Il Forum di Parigi sulla Pace nasce proprio con questo intento, come piattaforma dove chi ha un’idea o un progetto possa intercettare partner e mentori. Vista così, la richiesta di uno stage non è una stonatura, ma l’estensione naturale di una diplomazia che, per funzionare, ha bisogno di talenti nuovi, capaci di tradurre i panel in pratiche.

Questa micro-storia mette a fuoco un punto cruciale: i giovani con esperienze internazionali, spesso maturate in contesti come la CFCIM, cercano porte che si aprano senza labirinti. Le istituzioni francesi hanno fatto passi avanti sulla trasparenza dei bandi e sul riconoscimento della diversità nei criteri di selezione, ma resta essenziale la continuità: finestre di candidatura regolari, percorsi di mentorship, strumenti di valutazione chiari e feedback anche a chi non viene selezionato. Il capitale umano che affolla i corridoi del Chaillot per due giorni l’anno va intercettato e trattenuto con politiche costanti nei restanti 363.

Non sappiamo se quella studentessa otterrà davvero uno stage, ma la sua scena ha già prodotto un risultato: ha ricordato a un’Europa spesso ingessata che la meritocrazia vive anche di attimi imprevisti, e che la reputazione di un evento si costruisce non solo nei grandi annunci ma anche in quei piccoli gesti che lo rendono umano. Se l’obiettivo del Forum di Parigi sulla Pace è costruire nuove coalizioni, la prima – la più semplice e la più urgente – è forse quella tra istituzioni e nuove generazioni, unite dall’idea che le soluzioni globali nascono dal coraggio di chiedere e dalla serietà nel rispondere.

Come candidarsi a uno stage nelle istituzioni francesi: istruzioni rapide

  1. Dove cercare:
  2. Élysée – Nous rejoindre: offre indicazioni su profili ricercati, durata tipica (4-6 mesi) e modalità di invio di CV e lettera. Spesso rimanda alla piattaforma pubblica “Choisir le service public” per le posizioni aperte.
  3. Ministero dell’Europa e degli Affari Esteri: pubblica opportunità per stagisti in sede e all’estero; per gli stage oltre 44 giorni è prevista una gratificazione minima e rimborsi parziali dei trasporti nelle sedi principali.
  4. Alte amministrazioni: esempi come il Consiglio di Stato indicano finestre di candidatura semestrali e durate tipiche di 6 mesi, con descrizione dettagliata delle missioni.
  5. Preparazione:
  6. CV in una pagina, in francese, con competenze e risultati misurabili; lettera di motivazione che evidenzi l’aderenza al mandato dell’ufficio o della direzione.
  7. Referenze accademiche o professionali, meglio se maturate in organizzazioni riconosciute (come la CFCIM) o in contesti internazionali.
  8. Tempistiche e forma:
  9. Rispettare periodi di candidatura; se si incontra un referente a un evento, inviare sempre la candidatura anche via canali ufficiali entro le scadenze.
  10. Indicare disponibilità temporale chiara: “sei mesi” resta la durata più ricorrente nelle strutture centrali.

 

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori