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Dalla Dora alla Patagonia: l’epopea dei quattro eporediesi verso il Mondiale di rafting

Matteo Cerrano, Christian Biava, Nicolò Balma e Ludovico Cuignon rappresenteranno l’Italia ai Campionati mondiali di rafting in Patagonia: un viaggio di 26 ore, un fiume leggendario e un sogno chiamato Ivrea Canoa Club

Dalla Dora alla Patagonia: l’epopea dei quattro eporediesi verso il Mondiale di rafting

Dalla Dora alla Patagonia: l’epopea dei quattro eporediesi verso il Mondiale di rafting

C’è un momento in cui lo sport smette di essere solo competizione e diventa racconto, avventura, simbolo. È ciò che sta accadendo a Ivrea, dove quattro giovani del Canoa Club si preparano a partire per la Patagonia, pronti a tuffarsi nelle acque gelide e impetuose del Río Aluminé, teatro dei Campionati mondiali di rafting in programma dal 3 al 9 novembre 2025. Una spedizione che profuma di coraggio e di sogni, perché rappresentare l’Italia in una delle discipline più dure e spettacolari degli sport fluviali non è soltanto una sfida atletica, ma un viaggio umano e collettivo che parla di sacrificio, passione e identità.

A difendere il tricolore saranno Matteo Cerrano, Christian Biava, Nicolò Balma e Ludovico Cuignon, quattro ragazzi che la Dora Baltea ha visto crescere, allenarsi, cadere e rialzarsi tra onde e cascate. Quattro caratteri diversi che, insieme, formano un equipaggio affiatato, costruito nel tempo tra allenamenti, gare e chilometri d’acqua. Cerrano è il più riflessivo, abituato a studiare ogni passaggio con freddezza; Biava è l’istintivo, capace di trasformare un’improvvisa variazione di corrente in un’opportunità; Balma è il silenzioso del gruppo, quello che parla poco ma, una volta in acqua, si trasforma in un leader; Cuignon, infine, è la forza fisica e mentale che regge la squadra nei momenti più difficili. Tutti e quattro hanno un palmarès importante, fatto di podi internazionali e di esperienze maturate in anni di competizioni, ma soprattutto hanno una cosa che non si insegna: l’amore per il fiume.

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La Federazione Italiana Rafting ha scelto di puntare su di loro per la qualità del lavoro, la continuità nei risultati e la serietà con cui hanno costruito un percorso di crescita esemplare. Dietro questa convocazione non c’è improvvisazione, ma anni di preparazione accurata. 

Il mondiale argentino sarà un appuntamento di altissimo livello. Le gare si terranno sulle acque del Río Aluminé, nella provincia di Neuquén, nel cuore della Patagonia. Un fiume maestoso e imprevedibile, che scende impetuoso dalle Ande attraversando vallate boscose e canyon di roccia vulcanica. Le sue rapide, classificate tra il secondo e il quarto grado di difficoltà, sono considerate tra le più tecniche del Sudamerica. Qui non c’è spazio per la distrazione: la corrente cambia improvvisamente, i vortici ti trascinano, l’acqua gelida toglie il fiato. È un fiume che non perdona, ma che sa premiare chi lo rispetta e sa dialogare con la sua forza.

Il viaggio sarà lungo e faticoso. La partenza è fissata per il 31 ottobre da Linate: un volo intercontinentale fino a Buenos Aires, poi un secondo collegamento verso l’aeroporto di Neuquén. Da lì, 350 chilometri di strada tra montagne e pianure fino ad Aluminé, dove i quattro troveranno ad attenderli il campo gara. In tutto, circa ventisei ore di viaggio e un cambio di emisfero che segna l’inizio dell’impresa. Perché questa spedizione è già un’avventura prima ancora che una gara. Ogni dettaglio è stato preparato nei minimi particolari: dalla logistica alla gestione degli orari, dall’adattamento al clima fino alle strategie in acqua.

La concorrenza sarà durissima. I giganti del rafting mondiale – Brasile, Giappone, Francia – arriveranno con equipaggi affermati e una tradizione vincente. Ma i ragazzi di Ivrea non partono da comprimari. Hanno già dimostrato, in Coppa del Mondo e nei campionati nazionali, di poter competere con i migliori, soprattutto nella disciplina dello slalom, la più spettacolare e tecnica, quella che richiede agilità, sincronismo e precisione assoluta nei movimenti. È la specialità in cui il gruppo eporediese eccelle, capace di trasformare la potenza in eleganza, la velocità in armonia. Ma non mancheranno le prove di lunga distanza e RX, le gare a eliminazione diretta in cui resistenza e freddezza sono tutto.

Per prepararsi a un appuntamento di questo livello, la squadra ha trascorso mesi intensi tra Ivrea e la cascata delle Marmore, sul fiume Nera, dove il club detiene un record di velocità e ha affinato la propria tecnica. Allenamenti duri, combinando palestra, canoa, simulazioni in acqua e prove su gommone. Ogni sessione è stata pensata per costruire quella sintonia perfetta che in gara fa la differenza tra chi vince e chi si rovescia.

Eppure, dietro la tecnica, resta il cuore. Perché Ivrea è una città che vive di fiume, e la Dora Baltea non è solo un corso d’acqua: è la sua anima. È lo stesso fiume che attraversa il centro, che scorre accanto allo stadio della canoa, che ha visto generazioni di atleti crescere tra correnti e schizzi. L’Ivrea Canoa Club è nato qui, sulle sue rive, e in pochi anni ha costruito una tradizione solida, diventando punto di riferimento per il rafting italiano. Essere chiamati a rappresentare l’Italia in un mondiale significa portare con sé un pezzo di quella storia, di quella città e di quella comunità.

In Patagonia ci saranno trecento atleti provenienti da venticinque nazioni. L’Italia presenterà una delegazione compatta, sedici atleti e due tecnici, coprendo tutte le specialità, comprese le squadre femminili, miste e para-rafting. Un mosaico di storie e di accenti, unito dalla stessa passione per le rapide e dal desiderio di superare i propri limiti.

Ma la vera sfida non sarà soltanto contro gli avversari. Sarà contro se stessi, contro la fatica, la paura, la stanchezza che arriva dopo ore di discesa. Sarà la prova della fiducia reciproca, quella che si costruisce pagaia dopo pagaia, sapendo che il compagno accanto non ti lascerà mai solo. E sarà anche una sfida di rappresentanza: perché in ogni goccia d’acqua che schizzerà sul gommone ci sarà un frammento di Ivrea, una città che continua a credere nei suoi ragazzi, nei suoi fiumi e nel valore dello sport come espressione collettiva.

Il Río Aluminé li aspetta con la sua bellezza selvaggia, le sue acque azzurre e la sua potenza. Tra poche settimane l’equipaggio dell’Ivrea Canoa Club si troverà lì, in un’altra parte del mondo, a misurare la propria forza contro la natura e contro il tempo. E, comunque vada, avranno già vinto, perché portare il nome della Dora fino alla Patagonia non è solo un traguardo sportivo: è una dichiarazione d’amore per la propria città, per il proprio fiume e per quella tenacia che, dalle montagne del Canavese, può arrivare fino agli estremi confini della terra.

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