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A Chivasso la fascia tricolore gira ancora: dopo Varetto, tocca a Debernardi. Scoppia il caso: "Ma il sindaco chi è?"

La minoranza presenta un’interrogazione e accusa la Giunta Castello di ignorare le regole

A Chivasso la fascia tricolore gira ancora: dopo Varetto, tocca a Debernardi. Scoppia il caso: "Ma il sindaco chi è?"

A Chivasso la fascia tricolore gira ancora: dopo Varetto, tocca a Debernardi. Scoppia il caso: "Ma il sindaco chi è?"

Non c’è uno senza il due. E chissà, magari arriverà anche il tre.

A Chivasso, a quanto pare, la fascia tricolore è diventata un accessorio da condividere. Dopo l’assessora Cristina Varetto, sorpresa lo scorso marzo con il simbolo della Repubblica sulle spalle “per colpa dei giornalisti”, ora è toccato al collega Fabrizio Debernardi, assessore ai Lavori Pubblici.

Stavolta l’occasione è stata l’inaugurazione del rinnovato teatro di Casalborgone, domenica 19 ottobre. Fascia al petto, sorriso ufficiale, foto su Facebook. Tutto documentato, tutto regolarmente fuori regola.

Già, perché il Cerimoniale della Città di Chivasso, aggiornato nel 2024 dall’amministrazione Castello, è chiarissimo: «L’uso della fascia tricolore è strettamente riservato alla persona del Sindaco, il quale potrà farsi rappresentare dal Vice Sindaco».
Nessun assessore, nessun “delegato dell’ultimo minuto”. Eppure, la fascia continua a viaggiare di spalla in spalla, come se fosse un trofeo da inaugurazione.

A ricordarlo è stata la consigliera Claudia Buo di Liberamente Democratici, che ha presentato una nuova interrogazione a risposta orale. Nella premessa, Buo ricorda come il 29 aprile 2024 il Comune abbia approvato le delibere n. 28 e 29, modificando Statuto e Cerimoniale proprio per “disciplinare in modo chiaro e in netta discontinuità con il passato l’uso della fascia tricolore”.

Il riferimento alla precedente “svista” non è casuale. A marzo, l’assessora Varetto era stata immortalata con la fascia durante una cerimonia a Torino. Il sindaco Castello, in Consiglio comunale, aveva spiegato che era stata “una richiesta dei giornalisti” perché lui era in ritardo. Una giustificazione che allora fece sorridere, e oggi suona ancora più fragile.

Perché questa volta non c’è nessuna scusa possibile. La foto l’ha postata lo stesso Debernardi. E la domanda è semplice: lo sapeva il sindaco?

La foto postata sui social dall'assessore che ha indossato la fascia tricolore

L’interrogazione di Buo elenca cinque punti: vuole sapere se Castello fosse informato, se l’assessore avesse ricevuto una delega, su quale base giuridica, quali provvedimenti intenda adottare per evitare nuovi abusi, se informerà il Prefetto e se ritiene opportuno porgere scuse pubbliche ai cittadini.

Poche righe, ma significative. Perché dopo due episodi in sette mesi, parlare di “errore in buona fede” non regge più.

Il Testo Unico degli Enti Locali, all’articolo 50 comma 12, stabilisce che la fascia è distintivo del sindaco e può essere utilizzata dal vicesindaco solo per delega formale. Tutto il resto è abuso. E quando un’amministrazione viola le proprie regole, il problema non è cerimoniale, ma politico.

A Chivasso, invece, si procede come se nulla fosse. Eppure, proprio la Giunta Castello aveva voluto aggiornare il Cerimoniale per “fare chiarezza e ristabilire ordine istituzionale”. Missione fallita in tempi record.

Il nodo, però, non è solo giuridico. È simbolico.

La fascia tricolore rappresenta lo Stato, non un’amministrazione di turno. Non è un accessorio da selfie né un lasciapassare per sentirsi importanti. Quando un assessore la indossa senza titolo, non è una gaffe: è un segnale.
E se quell’assessore si chiama Fabrizio Debernardi, esponente di Sinistra Italiana e nome che già circola tra i possibili candidati a sindaco per il 2027, il gesto assume tutt’altro peso. C’è chi lo legge come un “test di visibilità”. Una prova generale da primo cittadino. Peccato che la parte non fosse ancora sua.

L’opposizione, dal canto suo, non si limita alla denuncia. Liberamente Democratici parla apertamente di reiterazione della violazione, ricordando che la mancata osservanza del Cerimoniale "lede l’immagine dell’Ente e mina la certezza delle procedure democratiche".

In altre parole: se chi governa non rispetta le regole, anche quelle apparentemente più insignificanti, perché dovrebbero farlo i cittadini?

A Palazzo Santa Chiara, però, la strategia è sempre la stessa: minimizzare, sorridere e cambiare discorso. È successo con Varetto, succederà ora con Debernardi. Ci scommettiamo.

Intanto Buo chiede anche se gli atti saranno trasmessi al Prefetto, come previsto in materia di simboli istituzionali. Sarebbe la prima volta che il caso approda fuori dalle mura comunali.

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