Cerca

Esteri

Basket e mafia: l’ombra di Cosa Nostra dietro lo scandalo che travolge la NBA americana

Allenatori, giocatori e boss di vecchie famiglie italoamericane coinvolti in un gigantesco giro di scommesse illegali, poker truccati e frodi da milioni di dollari. L’FBI parla di “infiltrazione mafiosa” nel cuore del basket americano

Basket e mafia: l’ombra di Cosa Nostra dietro lo scandalo che travolge la NBA americana

Una vera e propria bomba sta travolgendo il mondo della pallacanestro americano. Un’indagine federale condotta dal FBI e da altri organismi ha portato agli arresti — tra le decine di sospettati — di figure di spicco del basket, collegati a due distinte reti criminali che, stando alle accuse, avrebbero operato con meccanismi sofisticati e ramificati in più Stati.

I capi d’accusa parlano di scommesse illegali, manipolazione di performance sportive, poker truccati e la presenza — non secondaria — di pacchetti criminali appartenenti alle più note organizzazioni mafiose statunitensi di origine italo-americana.

Il fulcro dell’inchiesta riguarda due indagini che gli inquirenti hanno ribattezzato rispettivamente “Operation Royal Flush” e “Operation Nothing But Bet”. La prima si concentra su giochi di poker ad alto rischio — tavoli clandestini che sfruttavano giocatori professionisti o ex professionisti del basket come “volti” per attirare scommettitori, insieme all’utilizzo di dispositivi per frodare le partite. La seconda indagine riguarda la manipolazione delle scommesse sportive vere e proprie, basate su informazioni riservate riguardanti condizioni fisiche, infortuni, panchine, esiti previsti e altre variabili che dovrebbero rimanere interne al mondo tecnico ma che, secondo gli investigatori, sono state messe in circolo per generare vincite altissime.

foto

Tra gli arrestati spiccano i nomi di Chauncey Billups, allenatore dei Portland Trail Blazers e Hall of Famer del basket NBA, Terry Rozier, attuale giocatore dei Miami Heat, e Damon Jones, ex giocatore NBA e assistente allenatore. Secondo il comunicato ufficiale diramato dagli inquirenti, in totale oltre 30 persone sono state arrestate — l’attività ha interessato 11 Stati americani e il valore stimato delle scommesse/frodi è stato definito “da capogiro” (“mind-boggling”) dall’FBI.

Billups è accusato di aver partecipato a partite di poker truccate nell’ambito della “Operation Royal Flush” insieme a membri delle principali famiglie mafiose «storiche» di New York. L’indagine parla di macchine per mescolare carte alterate, tavoli equipaggiati con sistemi di “x-ray” per rilevare carte nascoste, conti correnti registrati sotto nomi fittizi, e di Billups stesso che avrebbe ricevuto parte delle vincite in quanto “volto” dello schema. Nel caso specifico, un gioco risalente ad aprile 2019 in Las Vegas coinvolge Billups e avrebbe frodato decine di migliaia di dollari. Billups è stato arrestato nello Stato dell’Oregon all’indomani della partita d’apertura della stagione dei Trail Blazers.

Rozier, invece, è al centro della “Operation Nothing But Bet”: gli investigatori sostengono che abbia fornito, in almeno un’occasione, informazioni privilegiate – ad esempio che avrebbe abbandonato anticipatamente una partita per un infortunio lieve, informazione non pubblica che è stata rilevata da co-cospiratori per piazzare scommesse alle quali hanno aderito con grande vantaggio. Un episodio citato risale al marzo 2023, quando Rozier era ancora con un’altra squadra, e dopo nove minuti di gioco lasciò la partita per un “infortunio”, scatenando un volume di scommesse sull’under della sua prestazione che ha allarmato gli inquirenti. Jones, dal canto suo, è accusato di aver condiviso più volte dati confidenziali sulle condizioni degli atleti, essendo coinvolto come assistente allenatore/consulente, e di aver partecipato alle stesse partite di poker illegalmente costruite nell’ambito “Royal Flush”.

L’elemento che alza di livello la gravità dell’intera vicenda è l’ingresso, all’interno dell’inchiesta, di alcune delle famiglie mafiose più radicate nella storia criminale statunitense: i Bonanno, i Gambino, i Genovese e i Lucchese sono indicate come protagoniste, almeno in parte, di questo sistema illecito.

Nel comunicato, l’FBI dichiara che il poker truccato era gestito da membri delle famiglie mafiose newyorkesi, e che queste organizzazioni criminali reclutavano ex atleti o personalità sportive per dare una parvenza legittima ai loro tavoli. Le stesse famiglie hanno storicamente gestito racket del gioco d’azzardo, scommesse, usura, frodi e infiltrazioni nei trasporti, nei sindacati, nei rifiuti e in molti altri settori della malavita organizzata.

In particolare, l’indagine “Royal Flush” sostiene che i Bonanno, i Gambino e i Genovese abbiano fornito i capitali, coordinato le operazioni di cheat-equipment (macchine mescola truccate, per esempio) e gestito le vincite e le perdite, mentre individuavano e convogliavano atleti o ex atleti capaci di attirare puntate sostanziose — chiamati dalla denuncia “face cards” (carte di “faccia”, letteralmente volti pubblici) — e garantivano che le partite fossero predisposte per consentire vincite per la mafia e perdite per gli scommettitori messi al corrente o comunque partecipanti al sistema. Secondo le accuse, queste reti non solo operavano nei tradizionali ambienti di New York e New Jersey, ma avevano esteso le loro attività nel gioco d’azzardo sportivo in più Stati, approfittando della crescente diffusione delle scommesse sportive legali ma ancora vulnerabili a manipolazioni.

La dimensione economica è considerevole: i documenti parlano di “decine di milioni di dollari” movimentati, distribuiti tra scommesse sportive, poker clandestini, tassi di vincita alterati, riciclaggio di denaro e sistemi di pagamento underground. In una conferenza stampa l’FBI ha definito la frode come «mind-boggling», sottolineando che l’indagine si estendeva su 11 Stati e coinvolgeva un’organizzazione criminale che aveva sfruttato la legalizzazione delle scommesse sportive per introdurre sistemi di frode sofisticati.

Le accuse includono: cospirazione per frode elettronica, cospirazione per riciclaggio di denaro, sfruttamento di informazioni riservate, gestione di impresa di gioco d’azzardo illegale. Per Billups e Rozier ciascuno dei capi d’accusa può prevedere fino a 20 anni di carcere. La lista dei co-imputati non è ancora integralmente pubblica, ma le fonti parlano di 35 indagati ufficiali, con vari arresti eseguiti simultaneamente in diverse città la mattina del 23 ottobre 2025.

Un aspetto particolarmente inquietante riguarda la combinazione tra sport professionistico di punta (la NBA), atleti e allenatori che godono di altissimo profilo pubblico, e ambienti criminali che fino ad oggi si pensava fossero più radicati in altri settori. Qui, al contrario, l’ambito è direttamente lo spettacolo sportivo.

Alcuni punti critici emersi dall’inchiesta: come sono state individuate le anomalie? Le autorità hanno rilevato un volume elevato e anomalo di scommesse su certi tipi di prestazioni (performance sotto, uscita precoce, infortuni non comunicati).

Da queste tracce, i federali hanno avviato intercettazioni, monitoraggio del traffico di denaro e l’analisi di nomi di giocatori e relativi rendimenti. In parallelo, nella “Royal Flush” sono state raccolte prove tecniche sulle partite di poker: video, testimonianze di vittime, documenti bancari che mostravano vincite e perdite inconsuete, ed elementi tecnici quali tavoli truccati, macchine per mescolare carte alterate, registratori nascosti nel tavolo stesso. Le famiglie mafiose erano abili a usare ex sportivi famosi per attirare clienti di alto livello — gente che puntava grandi somme — e a trasformare l’evento in uno spettacolo quasi glamour, quando in realtà era un ingranaggio di frode. L’uso della parola “face cards” per indicare gli sportivi partecipanti è indicativo della strumentalizzazione del loro status.

Se da un lato la “Royal Flush” riguarda essenzialmente il poker illegale, l’altra inchiesta “Nothing But Bet” tocca direttamente l’integrità sportiva: la manipolazione di partite, la conoscenza anticipata di infortuni o decisioni tecniche, l’uscita dal campo programmata, la non-pubblicità di certe informazioni che poi influenzano le scommesse. È in questo quadro che un giocatore come Rozier diventa centrale: secondo gli inquirenti, egli avrebbe lasciato volutamente una partita anzitempo e aveva comunicato questo fatto a terze parti, che avevano scommesso sull’“under” della sua prestazione con successo. Jones avrebbe fornito informazioni simili, anche riguardanti la presenza di stelle come LeBron James e il suo stato fisico prima di una partita del 2023, permettendo di piazzare scommesse favorevoli. Le famiglie mafiose, dall’altra parte, avrebbero avuto un ruolo fondamentale nell’acquisire queste informazioni, farle circolare e monetizzarle tramite reti di scommesse clandestine e società schermo.

Per comprendere la portata, bisogna considerare che queste famiglie — i Bonanno, i Gambino, i Genovese e i Lucchese — sono tra le organizzazioni più antiche e strutturate della mafia italo-americana, con decenni di esperienza nei giochi d’azzardo, scommesse, riciclaggio, estorsioni, e relazioni con ambienti politici, sindacali e imprenditoriali.

Sui giornali tornano a campeggiare i capi storici: Joseph Bonanno,  Vito Genovese, Lucky Luciano,  Carlo Gambino, e Tommy Lucchese. In passato molte delle loro operazioni erano più “tradizionali” (usura, contrabbando, gioco illegale, rifiuti), ma l’esplosione del mercato delle scommesse online ha permesso nuovi canali di profitto: informazioni riservate, manipolazione di esiti, sofisticazione tecnica, collegamenti internazionali.

In questo caso specifico, le famiglie mafiose si sarebbero servite di atleti e allenatori della NBA per amplificare il sistema: giocatori/allenatori come Billups, Rozier, Jones diventano strumenti dentro schemi più grandi. Il fatto che queste figure sportive abbiano un nome, un volto, un seguito mediatico, aumenta l’appeal verso chi punta soldi e vuole “garanzia” di guadagno: la mafia dà la struttura, l’atleta dà la visibilità, l’inganno lo schema.

Gli effetti sono profondi: l’integrità della lega NBA è messa in discussione, la fiducia dei tifosi vacilla, il sistema della scommessa sportiva entra in una zona grigia pericolosa. Le autorità federali non hanno solo colpito i singoli atleti, ma hanno dichiarato guerra al vero cuore delle operazioni criminali: le famiglie mafiose che pensavano di poter sfruttare lo sport come un altro ramo del loro business. L’FBI ha affermato che ha “penetrato” un sistema di mafia italo-americana che pensava di operare impunito. Nel comunicato stampa, il direttore ha detto che non si trattava di semplici “scommesse clandestine”, quanto di un modello organizzato di frode che riuniva sport, soldi, tecnologia e crimine organizzato.

Da parte della lega, della NBA, le reazioni sono state immediate: sospensioni preventive, cooperazione con le autorità, comunicati che ribadiscono l’impegno all’integrità sportiva. Tuttavia restano molte domande: quanti altri atleti sono coinvolti? Quanto tempo andava avanti lo schema? Quali partite sono state manipolate? Qual è la responsabilità delle franchigie? Il pubblico richiede trasparenza e la percezione è che il basket professionistico statunitense stia vivendo una delle sue prove più difficili.

Le famiglie mafiose non sono solo personaggi d’altri tempi o ambienti marginali: oggi sono in grado di adattarsi, sfruttare nuovi mercati — e lo sport è uno di questi. Il caso che ha travolto Billups, Rozier e Jones è un monito. I nomi dei protagonisti sportivi sono al centro delle cronache, ma dietro di loro c’è un tessuto criminale antico e potente, che ha deciso di rientrare in gioco con modalità rinnovate. Per chi ama il basket, per chi crede nelle competizioni pulite, questo scandalo rappresenta un crocevia: il rischio che lo sport venga manipolato non è più fantascienza, ma realtà. Il fatto che le mafie storiche entrino nel basket con atleti e hype mediatico coinvolti mostra quanto grande sia la posta in gioco.

Il processo sarà lungo, e molto resta da chiarire. Ma oggi, con questi arresti, lo sport e la cronaca criminale statunitense si intrecciano in modo drammatico. Speriamo che la giustizia segua il percorso e che il basket possa uscire da questa crisi più forte e trasparente.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori