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Giovedì "aperti"? Chi li ha visti? La politica del "gnegne"

Commercianti esasperati, locandine introvabili e comunicazione comunale assente: il 'giovedì con orario continuato' si trasforma in un'occasione persa

Giovedì "aperti" e la politica del "gnegne"

Gabriella Colosso e Massimiliano De Stefano

Ad un certo punto è sbottata. E lo ha fatto su un gruppo WhatsApp dei commercianti.
«Buongiorno - scrive - vorrei sapere se qualcuno ha ricevuto le locandine dove viene pubblicizzato il "GIOVEDÌ CON ORARIO CONTINUATO" o ne ha vista qualcuna in giro come pubblicità. Ho chiesto info questo sabato e mi è stato detto che era il Comune che si doveva occupare di questo. Secondo me è inutile fare riunioni con i Commercianti e poi non attivarsi per quanto richiesto. Io dal canto mio da oggi non farò più il continuato fino a dicembre. Grazie, buon lavoro».

Lei è una commerciante del centro e il suo sfogo riassume perfettamente lo stato d’animo di molti colleghi: la voglia di fare c’è, ma la collaborazione… latita.

A raccogliere e raccontare e a rilanciare il tutto sui social, con un tono che alterna ironia e sconforto, è il consigliere comunale Massimiliano De Stefano, commerciante anche lui. 

«Questa è una delle numerose lamentele legittime - scrive -Comprendo profondamente il loro disappunto e, con il consenso dell’autrice, desidero rendere pubblica la sua denuncia. È fondamentale che tali problematiche vengano portate all’attenzione generale affinché la categoria possa ricevere il supporto necessario, l'attenzione necessaria, nelle politiche a tutela del commercio locale. È tempo di ascoltare e agire. Basta parole vuote».

Già, ma intanto le parole vuote si moltiplicano, e le locandine del “Giovedì con orario continuato” restano un mistero degno di "Chi l’ha visto?".
Un messaggio che sa di resa. Non per mancanza di volontà, ma di collaborazione.

giovedì

E dire che l’iniziativa era nata proprio dopo una riunione con l’assessora Gabriella Colosso. Aveva raccolto idee e proposte  per dare slancio al centro storico. I commercianti, motivati e propositivi, avevano deciso di fare la loro parte: aprire anche in pausa pranzo, offrire un servizio in più ai cittadini, tentare di invertire la rotta della desertificazione commerciale. Ma dal Comune, invece di una mano, è arrivato il silenzio.

La polemica, in realtà, non nasce oggi. A inizio mese il caso era già esploso. Perché — e qui viene il bello — il Comune si era ricordato dell’iniziativa solo nel tardo pomeriggio del primo giovedì, pubblicando la locandina ufficiale sul canale WhatsApp istituzionale alle 17.00. Quando ormai i negozianti avevano già spento le luci e tirato giù le serrande.

In pratica, la pubblicità è arrivata a evento concluso. La comunicazione, come direbbe qualcuno, “after last minute”. E così, mentre i commercianti aspettavano clienti che non sapevano di dover arrivare, a Palazzo si congratulavano con se stessi per la “prontezza”.

De Stefano, da parte sua, ha fatto quello che ogni opposizione degna dovrebbe fare: ha colto la polemica al volo e l’ha ribattezzata “la politica del gnegne”. Una definizione perfetta per descrivere l’arte tutta eporediese di riunirsi, discutere, promettere e poi… non fare.

Eppure, sarebbe bastato poco: un comunicato stampa ai giornali, un messaggio WhatsApp ai cittadini, un post sui social comunali. Niente di rivoluzionario, solo un minimo di organizzazione.
E invece no. Sui profili del Comune abbondano post celebrativi, passerelle politiche, sorrisi da taglio del nastro. Ma quando si tratta di sostenere chi, giorno dopo giorno, tiene viva Ivrea con il proprio lavoro, la comunicazione istituzionale si spegne.

Così, quello che poteva essere il giovedì della rinascita rischia di restare l’ennesima occasione persa. L’orario continuato c’è, ma la comunicazione no. Il messaggio non pervenuto. La regia istituzionale, come al solito, fuori sincrono.

Insomma, a Ivrea si lavora per far tornare la gente in centro, ma al Comune sembra che non l’abbiano ancora capito. Per ora il “giovedì continuato” si è trasformato in un “giovedì discontinuo”. Magari tra un paio di giovedì la promozione arriverà in orario. Sempre che qualcuno si ricordi di accendere il computer prima delle cinque del pomeriggio.

L’assessora gnegne


C’è un modo tutto eporediese di affrontare le cose: parlarne, parlarne tanto, possibilmente in riunione. Poi tornare a casa, soddisfatti, con la sensazione di aver risolto il mondo, salvo dimenticarsi il giorno dopo di fare la sola cosa che serviva davvero. È la politica del gnegne, come l’ha battezzata il consigliere Massimiliano De Stefano, e l’assessora Gabriella Colosso ne è, suo malgrado, l’interprete più convincente.

La storia è semplice, anzi banalissima. I commercianti di Ivrea, stufi di vedere il centro svuotarsi, si inventano l’orario continuato del giovedì: restare aperti anche in pausa pranzo, dare un segnale di vita, invitare la gente a tornare. Fanno una riunione col Comune, l’assessora sorride, prende appunti, annuisce, già sogna un "protocollo" salutare e via... Tutti si salutano convinti di aver scritto una piccola pagina di rinascita urbana.

Poi però, nulla. I giorni passano, la promozione non parte, le locandine non arrivano, la pubblicità la si cerca col lanternino e una commerciante, esasperata, sbotta su WhatsApp: “Io da oggi non faccio più il continuato fino a dicembre”

Morale? Iniziativa buona, assessore assente, risultato nullo. Un capolavoro di quella che potremmo definire la teoria del gnegne applicata alla cosa pubblica: dire, discutere, condividere, ma senza mai passare all’azione.

Insomma le intenzioni ci sono ma manca la scintilla, il gesto concreto, la capacità di fare. Restano i “vediamo”, i “ci ragioniamo”, i “faremo un tavolo”, i “ci aggiorniamo a breve”. 

La verità è che l’assessora gnegne non è cattiva, non è distratta, non è in malafede. È solo perfettamente coerente con il suo tempo politico: quello in cui basta un post, una riunione, un protocollo, un piano redatto dagli ingegneri e dagli architetti, una conferenza stampa e un sorriso per sentirsi operativi.

Ma la realtà, si sa, è crudele: il commercio non si ravviva con le parole, i centri storici non si salvano con i selfie, e le buone idee muoiono esattamente dove nascono — in Municipio.

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