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Re Carlo e Papa Leone XIV, la stretta di mano che chiude cinque secoli di divisione

Domani in Vaticano l’incontro storico tra il sovrano britannico e il Pontefice. Dopo quasi 500 anni dalla Riforma anglicana, Re Carlo III e Papa Leone XIV si riuniranno in preghiera nella Cappella Sistina. Un gesto di pace e di riconciliazione nel segno della salvaguardia del Creato e del dialogo tra fedi

Re Carlo e Papa Leone XIV, la stretta di mano che chiude cinque secoli di divisione

La visita dello scorso aprile

Ci sono giorni che pesano come secoli. E quello di domani, giovedì 23 ottobre 2025, sarà uno di questi. Re Carlo III d’Inghilterra varcherà le soglie del Palazzo Apostolico Vaticano per incontrare Papa Leone XIV, al secolo Robert Francis Prevost, in un’udienza privata destinata a entrare nella storia non tanto per la solennità dei gesti, quanto per la loro portata simbolica. Dopo quasi cinquecento anni di separazione, due mondi divisi dalla Riforma di Enrico VIII si ritroveranno nello stesso luogo sacro, nella stessa preghiera, sotto le stesse volte affrescate da Michelangelo nella Cappella Sistina.

Alle 11 in punto, come recita il programma ufficiale diffuso dal Vaticano e confermato da Quotidiano Nazionale, il sovrano sarà accolto dal Pontefice nella Biblioteca del Palazzo Apostolico per una conversazione privata, a porte chiuse. Non sono previsti comunicati immediati, ma è certo che al centro del dialogo ci saranno tre temi cari a entrambi: l’ambiente, la riconciliazione interreligiosa e il ruolo morale delle monarchie e delle Chiese nel tempo della crisi climatica e sociale globale. Re Carlo, da sempre definito “l’ecologista di Buckingham Palace”, ha costruito la sua immagine pubblica su una sensibilità per il Creato che ben si sposa con la visione del Papa americano, il primo religioso agostiniano salito al soglio di Pietro dopo la rinuncia di Papa Francesco nel maggio scorso.

È difficile non leggere in questa visita un significato politico, oltre che spirituale. La Chiesa cattolica e quella anglicana non si parlano davvero da cinque secoli, da quando Enrico VIII, nel 1534, ruppe con Roma fondando la Church of England e autoproclamandosi capo della nuova confessione. Da allora, i rapporti sono stati costellati di tensioni, incomprensioni e fredde diplomazie. Ma domani, nella stessa stanza dove Papi e Re hanno siglato concordati e scomuniche, Carlo e Leone XIV proveranno a riscrivere la pagina successiva. Non ci sarà nessuna abiura, nessun gesto di sottomissione, ma un incontro tra eguali, nel linguaggio della pace e della salvaguardia del pianeta.

A suggellare l’evento, alle 12.10, una preghiera ecumenica nella Cappella Sistina: sarà la prima volta, dalla separazione del XVI secolo, che un monarca britannico pregherà insieme a un Papa. Una celebrazione di pace che, nelle intenzioni di entrambi, vuole essere anche un messaggio al mondo lacerato dalle guerre e dall’indifferenza. “Non si tratta di un ritorno al passato, ma di un passo verso un futuro comune”, avrebbe confidato un alto prelato vaticano coinvolto nell’organizzazione dell’evento. E in effetti, più che un incontro religioso, si tratta di un segnale culturale: due istituzioni millenarie che si riconoscono nella necessità di proteggere la Terra, prima ancora che la fede.

Nel pomeriggio, alle 14.30, Re Carlo riceverà nella Basilica di San Paolo fuori le Mura il titolo di “Royal Confrater”, una carica onorifica conferita dalla comunità benedettina a personalità che si sono distinte per l’impegno spirituale e civile. A consegnargliela sarà l’abate generale, alla presenza di delegazioni britanniche, ecclesiastiche e di rappresentanti del corpo diplomatico. La Regina Camilla, come confermato da Sky Tg24, accompagnerà il marito in ogni momento della giornata, sottolineando il carattere familiare e unitario della visita, che è anche un gesto di affetto verso Roma, città amata dai Windsor fin dai tempi di Giorgio VI.

Non sarà un viaggio mondano, ma un pellegrinaggio simbolico. Re Carlo e la Regina sosteranno anche sulla tomba di San Paolo, in un momento di raccoglimento personale. Secondo il programma reso noto da RTL, è previsto pure un incontro con imprenditori e associazioni impegnati nella tutela ambientale, in linea con la filosofia del sovrano che da decenni parla di economia sostenibile, agricoltura biologica e rispetto per gli ecosistemi. Il Papa, da parte sua, ha più volte richiamato l’urgenza della “conversione ecologica”, un concetto che lo stesso Carlo III cita spesso nei suoi discorsi pubblici.

l'incontro ad aprile

C’è chi parla di “una nuova era tra Londra e Roma”. Ma ridurre la giornata di domani a un atto di diplomazia religiosa sarebbe superficiale. Re Carlo III, a differenza dei suoi predecessori, non si presenta come il difensore rigido dell’anglicanesimo, bensì come un uomo che ha attraversato le tempeste della storia personale e pubblica per giungere, oggi, a un’idea universale della fede. La sua stessa incoronazione, nel maggio 2023, si era distinta per un’apertura ecumenica inedita: per la prima volta furono invitati rappresentanti di tutte le religioni, segno di una monarchia che tenta di superare l’antico isolamento confessionale.

La visita a Papa Leone XIV, che da quando è stato eletto ha dato nuovo impulso al dialogo tra le Chiese, è dunque la naturale prosecuzione di quel percorso. Nella figura di Robert Prevost, americano di nascita ma universale nella visione pastorale, Carlo trova un interlocutore capace di ascoltare e di condividere la preoccupazione per il destino del mondo. Il Papa, che fin dai primi giorni del suo pontificato ha insistito sulla fraternità e sulla semplificazione delle strutture ecclesiastiche, ha voluto che tutto si svolgesse senza fasti: nessuna parata, nessuna carrozza, nessun tappeto rosso. Solo due uomini, due storie, e un unico messaggio: la pace.

È significativo che la cornice scelta per la preghiera comune sia proprio la Cappella Sistina, luogo dove si eleggono i Papi, ma anche simbolo del giudizio universale e della fragilità umana. Pregare lì, insieme, sarà come dire al mondo che anche gli imperi e le Chiese più antiche possono chinarsi di fronte al mistero dell’esistenza e chiedere perdono per le divisioni. I commentatori britannici parlano già di “un gesto che vale un secolo di sermoni”, mentre la stampa cattolica sottolinea l’aspetto ecologico dell’incontro, che anticipa la Conferenza mondiale sul clima prevista a Glasgow nel 2026.

Le relazioni tra il Vaticano e la monarchia britannica, in verità, si erano già scaldate negli ultimi decenni: Giovanni Paolo II fu il primo Papa a visitare Londra nel 1982, accolto allora dalla Regina Elisabetta II; Benedetto XVI fece lo stesso nel 2010, suscitando un’ondata di entusiasmo tra i fedeli britannici. Ma mai un sovrano inglese aveva varcato la soglia del Vaticano per pregare con un Papa. Non si tratta dunque di una visita protocollare, bensì di un passo verso la guarigione di una ferita che durava da mezzo millennio.

Dietro la compostezza dei sorrisi ufficiali, c’è anche la consapevolezza del momento storico. Carlo, che dopo un anno difficile segnato da problemi di salute e dal dibattito sulla sopravvivenza della monarchia, cerca di restituire dignità e profondità spirituale alla sua figura pubblica, ha voluto personalmente che il tema della visita fosse la “cura del Creato”, in linea con la sua visione olistica della vita. Papa Leone XIV, dal canto suo, ha accettato con entusiasmo, scegliendo come motto della giornata “In unitate, custodiamus mundum” – “Nell’unità, custodiamo il mondo”.

Roma si prepara a vivere ore di intensa emozione. Il centro sarà blindato, con oltre 700 agenti schierati, ma non sono previste manifestazioni. Alle finestre di Borgo Pio e lungo via della Conciliazione, i turisti si accalcheranno per vedere passare il corteo reale, discreto e senza pompa. Sarà l’immagine di una monarchia che si fa pellegrina, di un sovrano che cerca il senso della fede più che il riflesso della corona.

Molti storici ricordano che quando Enrico VIII si separò da Roma, la sua motivazione non era teologica ma politica: il desiderio di un erede maschio e il rifiuto papale di concedere il divorzio da Caterina d’Aragona. Cinque secoli dopo, la scena si rovescia: un Re che viene a Roma non per chiedere, ma per condividere. E un Papa che accoglie non per imporre, ma per ascoltare. È questo il segno dei tempi, in un’epoca che ha più bisogno di ponti che di troni.

Domani, alle 11, due uomini stringeranno le mani davanti al Crocifisso della Biblioteca Vaticana. Uno porta una corona, l’altro un anello del pescatore. Ma entrambi sanno che la loro autorità, oggi, si misura nella capacità di unire, non di dividere. Forse, nel silenzio dei marmi e sotto lo sguardo delle volte dipinte, Re Carlo e Papa Leone XIV scopriranno che la vera grandezza non è nelle istituzioni, ma nella semplice umiltà del gesto.

E allora, se davvero il tempo ha bisogno di simboli, quello di domani ne offrirà uno potente: il Re d’Inghilterra e il Vescovo di Roma, insieme, in preghiera, per il pianeta, per l’uomo, per la pace. Non un ritorno al passato, ma un invito a guardare avanti. Cinquecento anni dopo, forse, la storia ricomincia da qui.

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