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Storie di fagioli, anziani, giovani, chiavi e feste di paese

A Cerone, 850 anime, la storica Fagiuolesca perde la sede dopo 41 anni. Gli Amis ’d Srun, giovani e agguerriti, vincono il bando e raccolgono l’eredità. Ma tra paioli, divise e ricordi, la sfida resta aperta: a Cerone cambiano le chiavi, non lo spirito

Storie di fagioli, vecchi contro giovani, giovani contro vecchi, chiavi e feste di paese

Storie di fagioli, vecchi contro giovani, giovani contro vecchi, chiavi e feste di paese

C’è un silenzio strano, a Cerone, una frazione di Strambino che conta poco più di 850 abitanti. Un pugno di case, un campanile e un’idea precisa di comunità: qui tutti si conoscono, e ognuno sa a memoria le storie degli altri. È un paese dove i fagioli non sono solo un piatto, ma una tradizione, un linguaggio, una scusa per ritrovarsi.
E oggi, in questa minuscola ma orgogliosa frazione canavesana, si sta consumando una vicenda che ha tutto il sapore delle cronache di campanile: quella della Fagiuolesca e dei nuovi arrivati, gli Amis ’d Srun.

La notizia è di quelle che lasciano il segno: dopo 41 anni di vita, l’associazione La Fagiuolesca ha perso la sua sede storica di via Maioletto 10. L’immobile comunale è stato assegnato, con un bando, ai giovanissimi Amis ’d Srun, fondati nel 2023, guidati da Roberto Perrone e dal suo vice Marco Massetto, agricoltore di appena ventidue anni.
Gli “Amis” hanno vinto con 99 punti, lasciando la Pro Loco a 75 e la Fagiuolesca a 66. Numeri che sulla carta dicono tutto, ma che a Cerone raccontano ben altro: la fine di un’epoca e l’inizio di un passaggio generazionale che nessuno aveva davvero messo in conto.

Perché la Fagiuolesca non era solo un circolo. Era il cuore del paese.
Era il luogo dove si organizzavano le fagiolate grasse, dove i bambini imparavano a recitare in dialetto e dove gli anziani spiegavano, davanti a un bicchiere di rosso, cos’era il Carnaval da Srun: quello vero, quello del Lainguass, il personaggio che dal ponte Vignolasso lanciava le sue satire feroci, irriverenti e irresistibili.
Era nata nel 1984 da sedici ceronesi che volevano tenere viva la memoria di un documento del 1892 e di un carnevale che sapeva prendere in giro tutti — sindaci compresi.

E ora, dopo decenni di fagioli, battute e comunità, la Fagiuolesca si ritrova senza una casa.
Il Comune di Strambino ha separato in due la vecchia concessione — la sede e il chiosco sul Chiusella, la “Cerone Beach” delle estati canavesane — e la parte più preziosa, quella simbolica, è andata agli Amis ’d Srun.
Cinque anni di concessione, canone annuo 52 euro. Ma il valore vero non è quello economico: è quello identitario.

La presidente Angela Maria Borrelli ha reagito con la dignità di chi non vuole arrendersi.
Ha convocato i soci in assemblea straordinaria per decidere il destino dell’associazione. E lì, tra i tavoli ormai spogli e i ricordi appesi alle pareti, è arrivata la sorpresa: lo scioglimento non è passato.
Mancava il numero legale.
Gli assenti — ironia del destino — hanno salvato la Fagiuolesca.

E da quel momento, il racconto si è trasformato: da sconfitta amara a riscossa silenziosa.
La Fagiuolesca ha deciso di non chiudere, ma di cercare un nuovo spazio entro tre mesi, forse a Strambino, forse in un altro angolo del Canavese. E, con un gesto che racconta più di mille parole, ha donato agli Amis ’d Srun i paioli e le divise del Carnevale, le stesse che per anni avevano colorato le strade del paese.
“Un bene di Cerone che resta a Cerone”, ha detto la presidente.

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Dall’altra parte, i giovani Amis hanno risposto con rispetto e con entusiasmo.
Hanno ripulito la sede, annunciato la bagna cauda d’esordio e poi la castagnata dei Santi.
“Vogliamo valorizzare le tradizioni locali e creare nuovi momenti di partecipazione”, ha spiegato il vicepresidente Massetto.
E in effetti, per un paese di meno di novecento anime, basta poco per far rinascere lo spirito: un tavolo, una pentola, un gruppo di persone che ci credono.

Oggi Cerone è un luogo sospeso tra nostalgia e speranza.
C’è chi già rimpiange i tempi della Fagiuolesca, con i cori dialettali e le satire pungenti, e chi guarda agli Amis come a una promessa di rinnovamento.
Ma una cosa è certa: in un paese così piccolo, dove ogni porta è una storia e ogni nome una memoria, nessuno potrà mai spegnere la fiamma che brucia sotto i paioli della tradizione.

La Fagiuolesca non ha più una casa, ma ha ancora un’anima.
Gli Amis ’d Srun hanno una sede, ma devono riempirla di storia.
E forse, un giorno, quando il Carnevale tornerà a sfilare sul ponte Vignolasso, il Lainguass farà la sua battuta più saggia di sempre: “A Cerone, cambiano i mestoli, ma la minestra — quella buona — resta sempre la stessa.”

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