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San Bernardino rinasce: via al bando da 4,4 milioni per il convento donato al FAI

Gestito da Invitalia per conto del Ministero della Cultura, il progetto prevede il restauro e la rifunzionalizzazione del complesso olivettiano di Ivrea, che diventerà un polo museale e culturale. Un intervento che segna anche la nuova presenza del FAI in città, dopo il successo del Castello di Masino, e apre la strada al rilancio turistico del Canavese

San Bernardino rinasce: via al bando da 4,4 milioni per il convento donato al FAI

San Bernardino rinasce: via al bando da 4,4 milioni per il convento donato al FAI

Finalmente ci siamo: per il Convento di San Bernardino di Ivrea parte la gara che tutti aspettavano. Dopo mesi di attesa, bozze, verifiche e decreti, è stato pubblicato il bando da 4,4 milioni di euro, gestito da Invitalia su incarico del Ministero della Cultura, per l’affidamento congiunto della progettazione esecutiva e dei lavori di restauro, adeguamento e rifunzionalizzazione del complesso, destinato a diventare un nuovo polo museale e culturale nel cuore della città. Il termine per la presentazione delle offerte è fissato al 29 ottobre e segna l’inizio di una stagione di rinascita per uno dei luoghi più simbolici e dimenticati di Ivrea.

Il progetto è finanziato con risorse del piano strategico “Grandi Progetti Beni Culturali”, lo stesso programma che, in tutta Italia, sta restituendo vita a conventi, castelli, ville e spazi pubblici rimasti per decenni in abbandono. Ma a Ivreail valore è doppio, perché il Convento di San Bernardino non è un bene qualunque: è un frammento di storia collettiva, un tassello prezioso dell’identità eporediese, dove arte, fede e memoria industriale si incontrano in modo unico. La sua chiesa quattrocentesca, con il celebre tramezzo affrescato da Giovanni Martino Spanzotti, rappresenta una delle testimonianze più alte del Rinascimento piemontese. Lì, nel silenzio delle navate, convivono la spiritualità francescana e la grande pittura, ma anche il senso di una città che nel Novecento avrebbe incarnato un’altra forma di rinascimento: quello industriale e sociale voluto da Adriano Olivetti.

Nel giugno 2023 il complesso è stato donato al FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano dagli eredi Olivetti e da TIM, segnando un passaggio epocale. Da bene dimenticato a progetto nazionale di valorizzazione, da edificio chiuso a futuro centro di vita culturale. È un’operazione che unisce tutela, cultura e comunità, perfettamente in linea con lo spirito olivettiano. L’obiettivo non è soltanto restaurare, ma restituire: restituire alla città un luogo di bellezza e conoscenza, e restituire ai cittadini uno spazio vivo, accessibile e quotidiano. Il FAI e il Ministero della Cultura hanno lavorato fianco a fianco per farne un centro dedicato alla famiglia Olivetti, ma anche un laboratorio contemporaneo di educazione, creatività e cittadinanza attiva.

Gli interventi previsti dal bando toccano ogni aspetto del complesso: restauro conservativo delle strutture storiche, miglioramento sismico, adeguamento normativo e impiantistico, con particolare attenzione alla sostenibilità ambientale e al risparmio energetico. Verranno introdotti sistemi di illuminazione intelligenti, impianti a basso consumo, materiali compatibili con l’architettura originaria e tecnologie per il controllo del microclima e la gestione dell’energia. Un cantiere che rispetterà la storia ma parlerà il linguaggio del futuro, perché – nel solco del pensiero di Adriano Olivetti – anche la cultura deve saper innovare.

Ma il futuro di San Bernardino non si ferma all’arte e alla memoria. Il progetto punta a farne un luogo vissuto, con spazi multifunzionali per incontri, conferenze, lezioni, laboratori didattici e attività per le scuole. È prevista l’apertura di un negozio FAI, di un caffè con ristoro e di aree per il gioco e lo sport, pensate come spazi di aggregazione, condivisione e quotidianità. Non solo un museo, ma una piazza coperta della cultura, dove la vita della città possa scorrere naturalmente, tra un evento e una visita, un libro e un caffè. La parte museale racconterà, invece, la storia della famiglia Olivetti e dell’impresa, intrecciando documenti, archivi, fotografie e oggetti originali che testimoniano la grande avventura umana e industriale degli Olivetti.

Sul piano tecnico, il Segretariato Regionale del Ministero della Cultura per il Piemonte ha già definito gli affidamenti preliminari: allo Studio di ingegneria ArCa di Tirano è stato assegnato il coordinamento della sicurezza (per un importo di 129 mila euro), mentre la Normatempo Italia s.r.l. di Torino si occuperà della verifica progettuale (per 97 mila euro). Il Responsabile Unico del Progetto è l’architetta Cristina Natoli, mentre la direzione ad interim del Segretariato è affidata all’architetto Corrado Azzollini, come stabilito dal decreto ministeriale n. 621 del 29 novembre 2024.

Una volta aggiudicato, l’appalto avvierà un percorso di circa due anni di lavori. Il cantiere aprirà nei primi mesi del 2025 e si concluderà nel 2027, restituendo alla città un complesso completamente rigenerato, con spazi accessibili, tecnologie sostenibili e una nuova vocazione pubblica. Allora Ivrea potrà finalmente riappropriarsi di un simbolo, un luogo rimasto per troppo tempo chiuso, dimenticato, inaccessibile.

Ma l’effetto San Bernardino va oltre i confini di un restauro. Con l’arrivo del FAI nel cuore della città industriale di Adriano Olivetti, Ivrea entra ufficialmente nella rete dei grandi progetti di valorizzazione culturale del Piemonte. La presenza della Fondazione, che nel Canavese gestisce già con successo il Castello di Masino, apre la strada a una nuova stagione per il turismo culturale del territorio. Come Masino è diventato un modello di rinascita, capace di attrarre migliaia di visitatori, così il Convento di San Bernardino può diventare il motore di un sistema culturale diffuso, collegato al sito UNESCO “Ivrea, città industriale del XX secolo”, ai musei civici, alla Fondazione Adriano Olivetti, al Museo Tecnologic@mente e al MAAM.

Una rete che unisce cultura, innovazione e impresa. Un percorso turistico che parla di arte e di lavoro, di spiritualità e di progresso, di rinascimento e di modernità. In fondo, è questo lo spirito di Ivrea: una città che sa reinventarsi, proprio come l’ha sognata Adriano Olivetti, e che oggi, con il FAI, torna a guardare lontano.

Quando, fra qualche anno, il Convento di San Bernardino riaprirà le sue porte, Ivrea non avrà soltanto un nuovo museo, ma un simbolo rinato. Le sue pietre, i suoi chiostri, le sue volte torneranno a raccontare secoli di storia e di bellezza, ma anche il futuro di una città che vuole finalmente credere di nuovo in se stessa. Perché la rinascita di San Bernardino non riguarda solo il passato: è un segnale potente per tutto il Canavese, una terra che per troppo tempo ha vissuto di ricordi e che oggi, grazie al FAI, può tornare a parlare di futuro.

L’arrivo del FAI a Ivrea, dopo l’esperienza consolidata del Castello di Masino, apre infatti una prospettiva concreta di crescita turistica e culturale. Se Masino, in questi anni, è diventato un modello nazionale di valorizzazione, con migliaia di visitatori, eventi, concerti e rassegne che hanno rimesso il Canavese sulle mappe del turismo, San Bernardino può rappresentare il passo successivo: un polo capace di unire arte, memoria e contemporaneità, con un linguaggio accessibile a tutti. Una rete di cultura diffusa, che colleghi i due poli – Masino e Ivrea – attraverso itinerari, mostre, progetti educativi e iniziative condivise.

san bernardino

San bernardino

Non è difficile immaginare, nel giro di pochi anni, i turisti arrivare a Ivrea non solo per la città industriale UNESCO o per il Carnevale, ma anche per ammirare il tramezzo di Giovanni Martino Spanzotti, per scoprire la Casa Olivetti, per ascoltare un concerto nel chiostro restaurato o bere un caffè nel nuovo spazio FAI, tra architettura, storia e vita quotidiana. È il modello di un turismo lento, intelligente, sostenibile: un turismo che non consuma, ma costruisce.

Con il FAI, Ivrea si prepara a un salto di qualità. La città di Adriano Olivetti torna ad essere laboratorio di idee, di cultura e di comunità. Quello che fu un sogno di fabbrica e di civiltà – un luogo dove il lavoro e la bellezza camminano insieme – rinasce oggi in una nuova forma: non più attraverso la macchina da scrivere, ma attraverso la cultura, la conoscenza e l’incontro.

Quando i ponteggi saranno smontati e i visitatori varcheranno di nuovo la soglia del convento, Ivrea avrà ritrovato un pezzo del proprio cuore. E quel cuore batterà non solo per i cittadini, ma per tutti coloro che vorranno capire che cosa significa, davvero, essere italiani: amare la bellezza, difenderla, farne strumento di progresso e giustizia.

Perché, come avrebbe ricordato Adriano Olivetti, “la bellezza non è un lusso, è un dovere sociale”. E da oggi, con il FAI e il Convento di San Bernardino, Ivrea torna a prendersi questo dovere sul serio.

La collina di Monte Navale

Mentre il progetto di San Bernardino entra nella fase operativa, anche la collina di Monte Navale si prepara a rinascere. È l’altro grande tassello della visione del FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano, che punta a restituire alla città non solo un luogo di culto e cultura, ma anche un paesaggio di memoria e natura, nel cuore del sito UNESCO “Ivrea, città industriale del XX secolo”.

Qui, dove il tempo sembra essersi fermato, si estende un’area verde di circa due ettari, incastonata tra gli edifici olivettiani e la Serra morenica. L’obiettivo è riaprirla al pubblico, più o meno come Adriano Olivetti la immaginò quando ne fece la sede dello storico GSRO – Gruppo Sportivo Ricreativo Olivetti, fondato nel 1912 e rimasto attivo fino al 2014. Era l’idea di una fabbrica che non fosse solo lavoro, ma anche vita, comunità, tempo libero.

Fu proprio la Olivetti a costruire qui campi da tennis in terra rossa, un bocciodromo da otto piste firmato da Ignazio Gardella, e un percorso vita lungo novecento metri, ideato negli anni Ottanta dal canoista olimpico Roberto D’Angelo. Oggi il FAI vuole riportare in vita quell’intreccio di sport, cultura e paesaggio, trasformando la collina in un parco aperto a tutti, dove storia e natura tornano a dialogare.

Fai, Fondo Ambiente italiano

l'Anfiteatro

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Il monte Navale

Il progetto nasce da un partenariato pubblico-privato tra il FAI, proprietario del sito, e il Comune di Ivrea, con il sostegno della Regione Piemonte e dei fondi europei del Programma FESR 2021–2027 – Strategie urbane d’area, che coinvolge undici Comuni del territorio: Ivrea, Candia, Romano, Barone, Strambino, Banchette, Samone, Fiorano, Orio, Salerano e Pavone. Per Monte Navale sono stati stanziati 1,1 milioni di euro, coperti per l’85% dalla Regione, nell’ambito di un investimento complessivo da 2,6 milioni di euro coordinato dal FAI.

La convenzione tra Comune e FAI prevede la fruibilità pubblica per i prossimi venticinque anni, mentre la Fondazione si farà carico della manutenzione ordinaria e straordinaria. La Regione Piemonte ha già espresso parere positivo sul piano di fattibilità tecnico-economica, aprendo la strada alla progettazione esecutiva, che dovrebbe concludersi nel 2026. I lavori partiranno entro la fine dell’anno successivo e la riapertura al pubblico è prevista nel 2028.

Prima della donazione, l’area era in stato di abbandono da oltre vent’anni. Per consentire ai tecnici di operare e mappare il territorio, il FAI, in accordo con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Torino e il Comune di Ivrea, ha eseguito, durante l’inverno 2023-2024, le prime operazioni di pulizia del sottobosco e messa in sicurezza dei percorsi.

L’intervento prevede il recupero dei percorsi storici, il ripristino dei campi sportivi e la valorizzazione del bosco monumentale, che conta oltre un migliaio di alberi autoctoni, tra conifere, carpini, castagni e ciliegi. Dei campi da bocce, quattro verranno restaurati, mentre gli altri lasceranno spazio a un “teatro degli alberi”, un anfiteatro naturale pensato per ospitare eventi culturali e didattici, con pavimentazione in pietra locale e sedute in legno integrate nel paesaggio.

Il celebre Percorso Vita di Roberto D’Angelo, lungo 900 metri e articolato in 18 stazioni sportive, sarà mantenuto nella sua conformazione originaria, con la cartellonistica storica degli anni Ottanta ancora in parte conservata. Il sentiero sarà risistemato per garantire sicurezza e accessibilità, offrendo punti panoramici unici sulle Officine ICO di Figini e Pollini, sulla Mensa Gardella, sul centro storico e persino sul Castello di Masino, altra perla del patrimonio FAI.

Sarà messo in sicurezza anche il muro di cinta quattrocentesco che delimita la proprietà, costruito tra il 1457 e il 1490, oggi parzialmente nascosto dalla vegetazione. Gli accessi all’area saranno tre: uno pedonale da via Jervis, attraverso la “portineria del pino” e il futuro Visitor Centre UNESCO; un secondo carrabile da via XXV Aprile, e un terzo ciclabile da via Monte Navale, oggi di proprietà TIM.

La rinascita di Monte Navale completa così il disegno di San Bernardino: due progetti diversi, ma un’unica visione. Restituire a Ivrea i suoi luoghi identitari, quelli dove il lavoro e la bellezza, la natura e la memoria, tornano finalmente a parlarsi.

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