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22 Ottobre 2025 - 11:41
CIAO, il progetto del Regina Margherita: nasce l’ospedale che parla a tutti, senza barriere né stereotipi
Un saluto semplice, un gesto universale: “CIAO”. Ma dietro quella parola c’è molto di più. È l’acronimo di Comunicazione Inclusiva Aumentativa in Ospedale, un progetto che da oggi cambia il modo di comunicare dentro l’ospedale Infantile Regina Margherita di Torino, introducendo strumenti che permettono a bambini, famiglie e personale sanitario di comprendersi anche quando la parola non basta. Un’iniziativa firmata da Fondazione Time2, Dear Onlus e dallo stesso ospedale torinese, che fa da apripista in Italia nell’applicazione sistematica della Comunicazione Aumentativa e Alternativa (CAA) in ambito sanitario pubblico.
Il progetto coinvolge quattro reparti chiave – Pronto Soccorso e OBI, Neuropsichiatria Infantile Day Hospital, Ambulatorio di Riabilitazione Neuropsicomotoria e Logopedica e Ambulatorio Patologie Complesse (PACO) – dove i nuovi strumenti di comunicazione, open source e liberamente scaricabili online, vengono messi a disposizione di operatori e pazienti. L’obiettivo è abbattere le barriere comunicative che spesso rendono l’esperienza ospedaliera più difficile, soprattutto per chi ha bisogni comunicativi complessi.
La CAA è una forma di linguaggio che integra e arricchisce la comunicazione verbale. Attraverso simboli, immagini, tabelle e segni visivi, permette di esprimersi anche a chi non può parlare, creando un ponte tra persone, contesti e mondi diversi. “Aumentativa” perché potenzia le capacità comunicative già presenti, “Alternativa” perché propone vie diverse dalla parola. Al Regina Margherita, questo linguaggio visivo prende forma su cartelli, mappe, icone e guide illustrate, disegnati da Dear Onlus per accompagnare i piccoli pazienti nel loro percorso di cura, spiegare le procedure e rendere più accoglienti gli spazi.
Dietro il progetto c’è una coprogettazione condivisa. Logopedisti, illustratori, medici, infermieri e soprattutto famiglie hanno collaborato per sviluppare strumenti realmente utili nella vita quotidiana dell’ospedale. Le icone, basate sulla piattaforma ARASAAC, sono state ripensate in chiave gender free: immagini neutre, prive di stereotipi, comprensibili da chiunque, indipendentemente da età, provenienza o genere. Un linguaggio visivo universale che rispetta le differenze senza forzarle.
La professoressa Franca Fagioli, direttrice del Dipartimento Patologia e Cura del Bambino, ha sottolineato l’importanza del progetto: «Ringraziamo Fondazione Time2 e Dear Onlus per questi nuovi strumenti inclusivi che valorizzano l'umanizzazione degli ambienti ospedalieri, ponendo al centro la persona a 360 gradi, non solo il paziente dal punto di vista medico».
Concetto ribadito anche da Samuele Pigoni, segretario generale di Fondazione Time2: «I dispositivi di CIAO favoriscono nuove modalità di comunicazione con i pazienti più giovani e rendono l’ambiente ospedaliero più accessibile, indipendentemente dalle abilità di ciascuno. Speriamo che il Regina Margherita diventi un modello per altri ospedali».
L’aspetto forse più innovativo è la continuità tra ospedale e casa. Tutti i materiali del progetto CIAO sono scaricabili gratuitamente, così che le famiglie possano utilizzarli anche nel proprio contesto domestico o scolastico. Kit per etichettare gli spazi della casa, schede di comunicazione, giochi di memoria e storie illustrate diventano strumenti familiari, riconoscibili, che aiutano i bambini a sentirsi più sicuri e autonomi anche quando affrontano una visita o una terapia.
«Abbiamo lavorato con medici, infermieri e famiglie per creare un sistema iconografico realmente inclusivo, libero da connotazioni di genere o culturali, che potesse parlare a tutti nello stesso modo» spiegano Anita Donna Bianco e Laura Polazzi di Dear Onlus. Un lavoro che ha dato vita a un nuovo linguaggio ospedaliero: accogliente, chiaro, visivo.
Con CIAO, il Regina Margherita diventa così un ospedale pilota per la comunicazione inclusiva. Un luogo dove la tecnologia e la grafica si mettono al servizio della cura, dove un cartello non è solo un’indicazione ma un modo per dire “ti capisco”. Dove anche chi non può parlare trova finalmente il proprio spazio per farsi ascoltare.
E mentre le icone colorate si diffondono nei corridoi del nosocomio torinese, il progetto segna un passo concreto verso un futuro della sanità più umana, accessibile e rispettosa delle differenze, dove la comunicazione non è un privilegio, ma un diritto condiviso.
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