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22 Ottobre 2025 - 00:00
Beppe Grillo
Non è un caso, e non è nemmeno un colpo di nostalgia.
La riapparizione del sito www.movimento5stelle.it con il logo storico del Movimento 5 Stelle e con in bella vista la dicitura “Associazione Movimento 5 Stelle – Via Roccatagliata Ceccardi 1/14 Genova – C.F. 95162920102” non è un gesto tecnico, ma una manovra politica in piena regola.
Una di quelle mosse sottili e silenziose che Beppe Grillo sa orchestrare con chirurgica ironia, scegliendo il tempismo perfetto: proprio mentre il Movimento implode nelle divisioni tra Giuseppe Conte e Chiara Appendino.
Il fondatore torna a farsi sentire senza dire una parola, e sceglie il canale che l’ha reso celebre: il web.
Basta riaccendere un dominio e mostrare un logo per ricordare a tutti che il marchio, quello autentico, quello depositato nel 2015 all’Ufficio marchi europeo, è ancora suo.
E che il Movimento, prima di diventare un partito con correnti, congressi e vicepresidenti dimissionari, è stato — e forse resta — una sua creatura personale, controllata da Genova, non da Roma.
Dietro quelle righe apparentemente neutre che elencano sede legale e codice fiscale, si nasconde un messaggio politico chiarissimo: «Io non sono fuori dal Movimento. Sono io il Movimento».
Il rilancio del sito non avviene in un vuoto politico, ma nel momento più critico della leadership di Giuseppe Conte, sempre più isolato dopo la scelta di Chiara Appendino di lasciare la vicepresidenza del M5S contestandone la linea “troppo subalterna al Pd”.
Grillo osserva, tace, e poi colpisce.
Il simbolo torna online e con esso la prova materiale che il cuore del Movimento, almeno sul piano legale e comunicativo, batte ancora a Genova, non al Nazareno né a Roma.
È una mossa che apre a più di un’ipotesi politica.
Prima ipotesi: Grillo prepara la resa dei conti.
Con la frattura interna ormai palese, il fondatore potrebbe voler rientrare in scena come arbitro, o meglio, come padrone di casa.
Controllando simbolo, sito e marchio, Grillo può condizionare qualsiasi evoluzione futura: nuove liste civiche, scissioni o coalizioni.
Chi vorrà presentarsi alle regionali sotto il nome “Movimento 5 Stelle” dovrà, formalmente, passare da lui.
E questa, nel linguaggio politico, è una pistola sul tavolo.
Seconda ipotesi: un segnale a Conte.
Grillo non intende sostituirlo, ma lo mette davanti a un bivio: o recupera lo spirito originario — quello della protesta, del civismo, del “né di destra né di sinistra” — oppure rischia di restare senza simbolo, senza nome e, metaforicamente, senza anima.
Il dominio “movimento5stelle.it” è una bandiera piantata nel terreno della memoria. E Conte, oggi, appare un ospite in casa d’altri.
Terza ipotesi: un assist all’area dissidente.
L’uscita di Appendino potrebbe essere il preludio a un nuovo asse interno, più movimentista e meno istituzionale.
Grillo, riaccendendo il sito, fornisce a quella corrente un riferimento identitario, un rifugio simbolico dove riorganizzarsi, lontano dal linguaggio paludato della segreteria romana.
Il messaggio, in codice, è chiaro: il Movimento vero è qui, quello del Vaffa, non quello dei compromessi.
C’è poi un dato economico, che aggiunge un’altra sfumatura.
Nel rendiconto dell’associazione al 31 dicembre 2024, si legge un disavanzo di 9.822 euro e un debito verso Giuseppe Grillo di 8.444,41 euro.
Non cifre da scandalo, ma un dettaglio eloquente: Grillo continua a finanziare l’associazione titolare del simbolo.
In altre parole, continua a tenere in vita la sua creatura, anche quando il Movimento sembra averlo superato.
Un investimento politico più che economico.
Tutto questo accade mentre il Movimento arranca nei sondaggi, perde appeal tra gli elettori e si interroga su cosa voglia essere da grande.
Grillo, con la mossa del sito, sembra rispondere: «Tornate piccoli, tornate autentici, tornate a Genova».
Non serve una conferenza stampa, bastano un dominio e un logo per spiazzare l’intero partito.
Insomma, la riapparizione di movimento5stelle.it non è un fatto tecnico: è un messaggio cifrato nel linguaggio della politica.
Un atto di potere travestito da formalità.
Un modo per dire, con la consueta ironia tagliente, che nel Movimento 5 Stelle possono cambiare i leader, i portavoce e le alleanze, ma il marchio di fabbrica — e chi lo possiede — resta sempre lo stesso: Beppe Grillo.
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