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Fedez si mette a nudo: risse, dolore, Ferragni e politica. “Non ho mai commesso crimini, ma ho vissuto sul bordo del precipizio”

Nel libro “L’acqua è più profonda di come sembra da sopra” il rapper racconta tutto: dalle notti violente con Ghali ai demoni interiori, dal matrimonio naufragato con Chiara Ferragni al disincanto per la politica

Fedez si mette a nudo

Fedez si mette a nudo: risse, dolore, Ferragni e politica. “Non ho mai commesso crimini, ma ho vissuto sul bordo del precipizio”

C’è un Fedez che non avevamo mai visto, o forse che avevamo solo intuito tra le pieghe dei suoi scatti, delle polemiche e dei silenzi. Quel Fedez emerge nel suo nuovo libro, “L’acqua è più profonda di come sembra da sopra” (Mondadori), uscito oggi in tutte le librerie. Un titolo evocativo che già rivela il tono del racconto: un viaggio dentro le fragilità, le contraddizioni e i fantasmi di un artista che si è raccontato per anni sui social, ma mai così, senza maschere né filtri.

“Le persone credono che io decida, pianifichi, organizzi: io sono il manipolatore, lo stratega, io sono la falena. Ma la verità è che, dall’inizio, c’è una parte di me che non ha deciso quasi niente. Sin dal principio è stata una corsa, una fuga. Assecondare tutti gli impulsi, specie quelli sbagliati”. È l’incipit del libro, una dichiarazione di vulnerabilità che si trasforma presto in un’autopsia emotiva: quella di un uomo cresciuto dentro il caos di una giovinezza milanese fatta di eccessi, microcriminalità e ribellione, sopravvissuto per caso alla tempesta del successo e alla depressione.

L’artista confessa senza mezze misure di aver frequentato ambienti pericolosi, di essere stato “vicino alla microcriminalità, allo spaccio, e non solo”, ma di non aver mai oltrepassato quella linea: “Se oggi sapessi che mio figlio fa quello che facevo io, sarei terrorizzato. I miei non avevano idea del mondo che frequentavo”. E proprio da quel mondo — tra risse, freestyle improvvisati e amici dal sangue facile come Ghali, con cui condivideva serate “che finivano sempre male” — Fedez ha imparato a costruire il personaggio e, in parte, a difendersene. “Ghali, devo dire grande amico, non si risparmiava mai se qualcuno mi insultava. Alla prima parola storta si lanciava e si andava a picchiare. E aveva questo strano superpotere: sanguinare dal naso anche al tocco più leggero”.

Ma non è la nostalgia a dominare il racconto. È piuttosto il peso del crollo psicologico che ha attraversato negli ultimi anni, tra la malattia e la depressione: “Ho pensato molto concretamente al suicidio”, scrive, senza cercare attenuanti. Un dolore che si intreccia con la fine del matrimonio con Chiara Ferragni, raccontata senza vendette né autocensura.

“Le nostre differenze emergevano come iceberg pronte a far affondare la nave”, scrive Fedez. “Durante il matrimonio ho subito, per osmosi, le frequentazioni di mia moglie. Avevo accettato passivamente di stare a quel tipo di pensiero lì, di accettare l’architetto superfancy di Milano, quello della moda iperinserito. Ma dentro, per me, puzzavano tutti. Preferisco frequentare uno che vedi subito quanto fa schifo, piuttosto che un pacchetto stupendo di cui però a poco a poco ti accorgi che puzza di marcio”. È un racconto impietoso, ma non rancoroso: un Fedez disincantato, che oggi dice di sentirsi “più normale”, più libero di parlare con la gente, “senza fissare il cellulare come un alieno a cena”.

La parte più controversa del libro è forse quella che riguarda il caso Iovino e le amicizie con gli ultrà del Milan. Fedez non si nasconde dietro a giri di parole: “È dall’adolescenza che frequento cattive compagnie. Se mi beccano a delinquere con loro, pagherò il prezzo e risponderò dei reati. Ma ricordo che si può delinquere anche con le buone compagnie. Bisognerebbe giudicare le azioni, non se le facce con cui mi accompagno sono quelle giuste o sbagliate. Non mi sono mai macchiato di crimini, ma mi capita di frequentare persone che ne hanno commessi: dunque?”. E difende apertamente Luca Lucci, il capo ultrà rossonero ai domiciliari, sostenendo che “non sapeva nulla di cosa combinassero certe persone”.

Poi arriva la politica, terreno scivoloso ma inevitabile. Fedez si prende le distanze da tutti: “Poi, intendiamoci, fanno schifo tutti, la politica è quello che è, e la destra forse ha fatto più danni della sinistra (o se la pareggiano). Ma quando puzzi di merda quelli di sinistra si allontanano da te, invece quelli di destra, dato che alla puzza di merda ci sono abituati, riescono a continuare a rivolgerti la parola. E poi si sanno divertire molto di più degli altri”.

Ne ha per tutti, anche per chi lo aveva incoronato “paladino arcobaleno” ai tempi della legge Zan: “La mia critica non era sui contenuti del ddl Zan, ma sul fatto che un singolo – il leghista Andrea Ostellari – stesse bloccando il processo democratico. Non ho mai detto che la legge Zan fosse una bomba. Era scritta male. Non ho grande stima di Alessandro Zan: credo che reciti una parte e che eviti i confronti. Apprezzo più Adinolfi, che almeno non scappa dal dibattito”.

Infine, un capitolo dedicato al Movimento 5 Stelle, di cui racconta il fascino iniziale e la disillusione: “Il movimento di Grillo e Casaleggio prometteva di incanalare la rabbia popolare in forme democratiche. All’inizio vedevo in loro una speranza, poi ho capito che la loro presenza ha finito per sopire quella rabbia. Casaleggio mi aveva colpito per le sue teorie: era un complottista bello estremo, ma con delle intuizioni geniali. Un po’ il nostro Elon Musk, ma senza quella capacità imprenditoriale. Il mio discorso in piazza del Popolo fu un tentativo di ricordare che serviva un’azione condivisa, libera dai simboli di partito. Grillo si incazzò. Capii che il Movimento era già immerso nel potere”.

“L’acqua è più profonda di come sembra da sopra” non è un libro per pulirsi l’immagine. È piuttosto un atto di confessione e di sfida, una resa dei conti con se stesso e con l’opinione pubblica che lo ha osannato e crocifisso a fasi alterne. Ne emerge un ritratto irrequieto, dolente e lucidissimo di un uomo che, tra caos e introspezione, cerca di capire se la fama lo ha salvato o distrutto.

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