Questa storia, probabilmente la più stupida, gratuitamente violenta e inutilmente efferata degli anni di piombo a Torino, inizia il 19 ottobre 1982.
Poco dopo la mezzanotte, tre giovani penetrano in un garage di Via Cassini. Non c’è molto da rubare, ma, immobilizzato il custode, riescono a portare via due auto, una Giulia e una Ritmo. Lasciano anche la “firma”sul muro: una stella a cinque punte.
Il 21 ottobre le vetture arrivano all’angolo tra via Rosolino Pilo e via Domodossola. Lì si trova la filiale n.5 del Banco di Napoli e a presidiarla ci sono i “Mondialpol” Sebastiano D’Alleo e Antonio Pedio. Vedono due ragazzi e due ragazze arrivare dalla strada ma non sospettano nulla: sono giovani, ben vestiti, sorridenti. Entrano in banca e chiedono del direttore, vogliono aprire un conto. Si intrattengono per circa dieci minuti e poi escono fuori.
Passa qualche secondo e i quattro fanno dietrofront, e, dopo aver parlottato con un uomo all’esterno, puntano nuovamente l’ingresso dell’edificio, armi in pugno. Le due guardie, prese di sorpresa, vengono facilmente disarmate e vengono costrette ad entrare nell’istituto.
In un attimo clienti e impiegati vengono fatti sdraiare e D’Alleo e Pedio vengono obbligati a fare la stessa cosa. I malviventi arraffano circa dieci milioni ma, quando tutto sembra finito, accade l’incredibile. Senza un motivo apparente, uno dei due uomini del commando si china sui vigilanti e sibila poche parole: <<Bastardi, questo è quello che capita ai servi del potere>>.
Passa un attimo e un colpo di pistola a testa mette fine alla vita di D’Alleo e Pedio.
Sui cadaveri viene steso un drappo rosso che recita: “"Brigate Rosse. La campagna Peci continua. Individuare e annientare gli agenti della controrivoluzione infiltrata nel movimento rivoluzionario. Liquidare il progetto della dissociazione, resa e infiltrazione. Consolidare ed espandere il sistema del potere rosso. Costruire 10-100-1000 O.M.R. (Operai Metropolitani Rivoluzionari, nda)”.
Sul pavimento rimangono anche dei volantini ed è da questi che si capisce il motivo dell’azione. Gli scritti si concentrano sull’arresto di Natalia Ligas, una brigatista arrestata qualche giorno prima, a Porta Nuova. La Ligas viene descritta come un’infiltrata dei carabinieri, una traditrice, una pentita. Sembra incredibile, ma le sentenze della magistratura stabiliranno che il duplice omicidio è servito per denunciarne il pentimento e fare in modo che la notizia faccia il più grande rumore possi bile.
L’azione di una parte delle BR dilaniata dagli arresti, infettata letalmente dalle confessioni dei propri membri più influenti (come Patrizio Peci, da cui la “campagna” a cui fa riferimento lo striscione) e ormai composta da piccoli gruppuscoli guidati più dalla paranoia che da un qualche tipo di logica, seppur criminale. La Ligas, per altro, risulterà un’irriducibile e mai né collaborerà né si dissocerà dalla lotta armata, rimanendo in carcere fino al 2009.
Per il duplice omicidio di D’Alleo e Pedio verranno condannati, nel 1984, all’ergastolo Clotilde Zucca, Marcello Ghiringhelli, Antonio Chiocchi, Teresa Scinica e Francesco Pagani Cesa, che risulterà essere l’autore materiale.
In data 31 gennaio 2019 è stata scoperta con cerimonia pubblica una targa, a cura del Comune di Torino e dell’AIVITER (Associazione Italiana Vittime del Terrorismo), in memoria delle due guardie giurate sul muro del palazzo dove avvenne la brutale esecuzione omicida.
Quello di questi due morti sarà l’ultimo sangue sparso a Torino dal terrorismo.
TI E' PIACIUTO QUESTO ARTICOLO? SE VUOI LEGGERNE ALTRI DI ANDREA D'AVINO, LI TROVI QUI