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Commercianti a bocca asciutta. L'ennesima visione di Piastra? Il Museo della Chimica al posto dei negozi...

Un progetto di 409.795 euro tra arte pubblica, comunicazione e promozione del MU-CH. I negozi restano sullo sfondo e molti commercianti non sanno nemmeno del progetto.

Commercianti a bocca asciutta. L'ennesima visione di Piastra? Il Museo della Chimica al posto dei negozi...

Commercianti a bocca asciutta. L'ennesima visione di Piastra? Il Museo della Chimica al posto dei negozi...

Succede questo. Succede che tutti gli anni la Regione Piemonte mette sul tavolo un mucchio di soldi per sostenere il commercio. O, per dirla con linguaggio da bando, per finanziare i cosiddetti Distretti Urbani del Commercio. E succede anche che i Comuni, uno dopo l’altro, si affrettano a presentare il proprio progetto: c’è chi pensa alla filodiffusione, chi a nuove panchine, chi a contributi veri per i commercianti. Poi arriva Settimo Torinese, e lì si cambia registro. Niente panchine, niente fiori: qui il commercio è una questione di chimica.

Sì, perché Elena Piastra la chiacchierona pare abbia avuto l'ennesima visione e ha deciso che per far ripartire i negozi serve un grande esperimento di laboratorio. Non una metafora, proprio un laboratorio a cielo aperto, dove cultura, scienza e commercio “dialogano e si sostengono a vicenda”. Almeno sulla carta. Insomma: “Tutto per il MU-CH”. La verità è che il Museo della Chimica è la sua ossessione. Non che non lo debba essere considerando che nel 2022 (museo aperto solo 6 mesi) gli ingressi sono stati 14.367, nel 2023 31.100, e nel 2024 26.715, con un trend negativo del 14%.

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Tant'è!

Le cifre del progetto fanno impressione: 409.795 euro, di cui 290.295 arriveranno (se ci sarà l'ok) dalla Regione Piemonte  e 119.500 ce li metterà il Comune. Ma basta leggere il piano finanziario per capire che di commercio, qui, ce n’è poco. Gli investimenti materiali ammontano a 322.500 euro, la gestione e la comunicazione ne assorbono 87.295. Tra le voci principali: 150 mila euro per l’arte pubblica, 130 mila per il bando rivolto alle imprese, 42.500 per arredo urbano e segnaletica, 40 mila per la comunicazione, 20 mila per la formazione e 5 mila per le vetrine sfitte. In pratica, un distretto del commercio dove la priorità non sono i negozi, ma l’immagine.

Il progetto avrebbe preso forma, colore e sostanza nel corso di una riunione del 4 settembre 2025 in Sala Consiglio. Presenti, oltre alla sindaca, l’assessora Carmen Vizzari, Federica Fiore per Ascom Torino, Alessandra Scassa per Ascom Settimo e il manager di distretto Valter Cavallaro, nominato il 24 marzo 2025 dopo una selezione con tre candidature. Per il disturbo si porterà a casa un compenso da 15 mila euro. L’incarico - dicono - è strategico: coordinare, monitorare, gestire, raccontare. Tradotto: fare da regista.

Il nome scelto del progetto? MOLECOLA(RT). Un gioco di parole tra “molecola” e “art”, tanto per ricordare a tutti che Settimo è la città della chimica e della cultura, dell’acido e della poesia. L’obiettivo dichiarato è “legare il tessuto urbano alla sua eredità produttiva”, citando Paramatti, Siva, ovviamente Primo Levi e ovviamente il MU-CH.

Un accordo di collaborazione prevede biglietto ridotto gratuito a chi acquista un biglietto intero e presenta una card DUC che attesti l’acquisto in negozio; in cambio, i commercianti riconoscono sconti del 10% (su prodotti selezionati o su una fascia di spesa) ai visitatori con biglietto MU-CH, con promozione sui canali del museo e materiale informativo in loco e nelle attività aderenti.
Nessun vantaggio economico per chi vende, solo un grande giro di visibilità — guarda caso, tutto a beneficio del museo. In pratica, il commercio fa da cornice e il MU-CH si prende il quadro.

Al centro del progetto una call internazionale di arte pubblica: artisti, designer, architetti e grafici invitati a interpretare “il rapporto tra arte e scienza”. Il budget? 150 mila euro. Serviranno per il premio da 10 mila euro al vincitore. E poi per 50 targhe “a bandiera” da 750 euro ciascuna, 100 targhe vetrina da 500 euro, due opere bi-tridimensionali da 15 mila euro. Il risultato? Una “galleria diffusa” tra via Italia, via Europa e piazza Campidoglio, che nelle intenzioni dovrà “ridefinire il paesaggio urbano”, nella pratica, abbellire il percorso che porta al MU-CH con tanto di intervento visivo sulla facciata.

Accanto all’arte arrivano anche totem e plance turistiche in ferro corteo, pannelli informativi e mappe tattili in braille.

Il resto del DUC è un contorno di buone intenzioni. Ci sono i corsi di formazione per i commercianti, affidati a CAT.COM Ascom Torino (15 mila euro), che promettono di insegnare tutto: intelligenza artificiale, comunicazione digitale, accessibilità comunicativa, gestione degli allergeni, sicurezza alimentare. Poi l’analisi dei flussi pedonali tramite una piattaforma di Confcommercio, per capire quante persone passano, a che ora e da dove vengono. 

E siccome a Settimo non si fa nulla senza la parola “inclusione”, ecco anche SOLD AUT – Buone pratiche in costruzione: un percorso di 5 mesi per selezionare 10 attività, con formazione da due ore per esercizio, eventi di apertura e chiusura, campagna social, vetrofania ufficiale e inserimento su soldaut.it. Il percorso si chiuderà in primavera 2026 con un evento a cura del Disability Manager Simone Vigevano, dal titolo “Bello e Accessibile”, dedicato a strumenti pratici e smontaggio di stereotipi. 

Poi c’è il capitolo vetrine sfitte, con sgravi IMU fino al 50% per i proprietari di immobili (non per i commercianti) che concederanno gli spazi al DUC o al MU-CH per allestimenti temporanei:  fino al 40% per chi allestisce in proprio con materiali artistici e fino al 20% per chi ospita un commerciante. Il limite dei contributi è 2.500 euro annui, ma l’effetto rischia di essere solo estetico: le vetrine vuote restano vuote, ma decorate con gusto.

E infine il bando per le imprese, quello che dovrebbe aiutare i commercianti veri: 130 mila euro, massimo 15 mila per negozio, cofinanziamento del 20%, nessuna opera edilizia ammessa ma sì a sviluppo digitale, fidelizzazione, arredi e accessibilità sensoriale. 

Chiudendo il cerchio, compare anche la rete del cibo, con una “convenzione con i Distretti del Cibo” orientata al consumo consapevole e a laboratori di show cooking.

Insomma, a ben vedere, dietro la retorica della “sinergia tra commercio e cultura”, il DUC si rivela per quello che è: una grande cornice narrativa per il MU-CH. Delle nove azioni previste, più della metà riguarda direttamente o indirettamente il museo. L’accordo di collaborazione, la call artistica, la facciata, la comunicazione, persino le vetrine sfitte: tutto converge lì. È come se ogni progetto cittadino dovesse, per forza di cose, fare un inchino al tempio della chimica.

E i commercianti? Quelli veri? Non ne sa nulla. A sapere tutto è la solita Ascom, che parla a nome di tutti anche se non rappresenta tutti. 

Ad essere cattivi, si potrebbe dire che più che aiutare i commercianti, questo progetto serve a dare una mano al museo, anzi no, lo abbiamo già detto..

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