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22 Ottobre 2025 - 09:13
Gabriele Vacis, regista settimese
La compagnia teatrale PoEM ha conquistato il cuore di Milano con un “Teatro disarmato”.
Lo ha fatto con il “Trittico della Guerra”, portando in scena le tragedie greche “Prometeo”, “Sette a Tebe” e “Antigone” e presentando testi contaminati dall’attualità e scritti dagli stessi giovani attori per raccontare quello strano amore dell'uomo per la guerra. La regia è quella di Gabriele Vacis, scenonofie di Roberto Tarasco. E al teatro “Menotti”, quello che fu l’Elfo in cui fecero i loro esordi Iachetti, Bisio, Salvatores e tanti altri attori o registi, hanno celebrato il regista di Settimo Torinese. A lui hanno dedicato un manifesto a caratteri cubitali. GABRIELE VACIS. In grassetto, in giallo su sfondo nero. Un tributo ampiamente meritato, perché il regista settimese è ancora oggi docente dell'Università Cattolica di Milano ed è stato un insegnante della scuola milanese per attori “Paolo Grassi”, quella da cui sono usciti parecchi talenti proprio come i PoEM. Molti di questi, scelti e formati da Vacis, sono diventati registi o attori di assoluto rilievo. E questi, quando lo incontrano o parlano di lui nelle interviste, lo chiamano “Maestro”.
Il manifesto dedicato a Gabriele Vacis e al Trittico della Guerra con la compagnia "Potenziali Evocati Multimediali"
“Questi giorni a Milano, per me, sono un tuffo in un tempo misterioso, fatto di nostalgia del “Mondo salvato dai ragazzini” e del presente di PoEM. - scrive Gabriele Vacis, sabato 18 ottobre, giorno del suo compleanno - . Ieri sono stato a fare un incontro alla Paolo Grassi, lo conduceva Marco Maccieri, che è stato mio allievo nell’ultimo triennio in cui ho insegnato alla storica scuola del Piccolo. Presentandomi ai suoi allievi di oggi ha esordito dicendo: quando Vacis era mio maestro in questa scuola aveva la mia età di adesso. Poi la sera, in teatro, c’erano Serena Sinigallia, Arianna Scommegna e tutti i miei allievi di ATIR. Vederli insieme a PoEM è stato un corto circuito temporale che mi ha restituito il senso profondo di tutti questi anni di lavoro. Grazie ragazzi”.
Sotto a questo nome scritto con lettere visibili a distanza, i volti e i corpi degli attori dell’Impresa Sociale Potenziali Evocati Multimediali con sede a Settimo Torinese, prodigi piombati dal cielo sulla nostra città come luminosi diamanti lunari e poi nascosti in fretta nei cassetti insieme ai protocolli di intesa scaduti e rimasti incompiuti.
A Milano, come anche altrove, le porte invece si sono spalancate: toglietevi la curiosità di vedere i commenti postati dagli spettatori sui profili social, su Instagram o Facebook. Sono le emozioni che diventano parole, quelle che nascono quando succede qualcosa che non si sa spiegare. La bellezza, l’incanto, l'indelebile, la sensazione inedita e una consapevole formazione umanistica di valore.
E sabato 18 ottobre, Gabriele Vacis ha festeggiato sul palco il suo compleanno. Candelina numero 70. Nel 2005, in epoca preolimpica, aveva festeggiato i suoi primi 50 anni con Natalino Balasso, Mirko Artuso e il compianto scrittore Luigi Meneghello alla Cavallerizza di Torino, prima che i locali chiudessero per una lunghissima ristrutturazione. Tra il pubblico, c'era anche l'indimenticabile Antonia Spaliviero. Era stata una serata magica con la riedizione di “Libera Nos”, con Balasso al posto di Marco Paolini, uno spettacolo immaginato, scritto e provato nel vecchio Garybaldi, l'originale. Come loro, tanti altri talenti sono passati a Settimo Torinese, un luogo che non ha trovato ancora il modo di valorizzare quella storia che le università più prestigiose d'Italia ci invidiano.
Invece, a Milano, ci sono stati i PoEM: undici giovani portenti che hanno riempito la scena vuota con la parola, il canto, la danza e il movimento. Hanno fatto alzare in piedi il pubblico per la standing ovation: sala piena, emozioni, abbracci, lacrime di commozione.
Ma non solo. Gli stessi attori in scena di sera hanno incontrato i ragazzi delle scuole milanesi durante la mattina, decine di studenti che poi sono tornati a teatro in compagnia dei loro professori. In sala, quei ragazzi non hanno fiatato: impossibile distrarsi di fronte ad un gruppo che sta consolidando la bravura e l’energia con il mestiere d'artista. Insieme agli studenti, c’erano altri spettatori a condividere lo stesso spazio e lo stesso tempo: come Fiorella, fiera di pronunciare il proprio nome e la propria età durante “Sette a Tebe”, in una parte finale dello spettacolo in cui gli attori scendono dal palco per coinvolgere il pubblico. “Ho 84 anni e sono viva”.
I PoEM andati in scena a Milano sono stati (in ordine alfabetico): Davide Antenucci, Andrea Caiazzo, Lucia Raffaella Mariani, Pietro Maccabei, Eva Meshki, Erica Nava, Enrica Rebaudo, Edoardo Roti, Letizia Russo, Lorenzo Tombesi, Gabriele Valchera
“Da quando PoEM è nata abbiamo attraversato grandi città e piccoli paesi, teatri antichi e oratori. - scrivono sul loro profilo social i PoEM - Tante volte in Veneto, in Sicilia, più di una volta in Lombardia: Bergamo, Como, ma Milano sembrava irraggiungibile. Questa settimana abbiamo rimediato con sei serate fantastiche: al teatro Menotti è andato in scena il Trittico della guerra. La nostra prima volta a Milano è stata bellissima ed è merito vostro che ci avete accolti. Perché avete scommesso su di noi, perché ogni sera eravate di più, perché vi abbiamo visti tornare. Ci vediamo presto!”.
Prima di questo successo, i PoEM avevano interagito con i ragazzi del Liceo Classico d’Azeglio a Torino, poi con gli ospiti di una struttura per anziani in Piemonte. I frammenti video che si trovano sui social sembrano tratti da una ricostruzione cinematografica, invece è tutto vero, reale e spontaneo. Un sentimento incontenibile che si rigenera ovunque in una forma sempre più nitida di stupore e di benessere. E’ tutto documentato e documentabile, lampante.
Gabriele Vacis è già da parecchi anni che sostiene questa tesi: il teatro, oggi, è soprattutto relazione e i risultati ottenuti con le esperienze condotte sul campo continuano scientificamente a confermare che c’è un bisogno urgente di reinterpretare la cultura. Il vecchio intrattenimento appare vuoto, uno svago assente, è il Novecento televisivo che bisogna trovare il coraggio di archiviare. Acqua passata.
Oggi il teatro deve essere principio attivo contro il veleno delle solitudini che proliferano nelle nostre società, fisiche e virtuali. Uno strumento culturale rinnovato nella sua forma per ritrovare ciò che di questi tempi non è affatto scontato: il proprio nome, i propri passi, la propria presenza.
Intraprendere un nuovo percorso culturale, più appagante e meno passivo: perché le città e la politica, di qualsiasi colore, hanno il dovere di prendersi cura dei propri cittadini utilizzando strumenti contemporanei. Come i PoEM. “Sono nata per amare e non per odiare”, ha detto Antigone sul palco di Milano. Le città hanno bisogno di questo: di un'anima collettiva illuminata da relazioni sane e autentiche. Perché “l’odio strappa l’anima”.
E allora proponiamo, come medicina contro l’odio, questo “Trittico della Guerra” in tutte le città. Sei giorni con “Prometeo”, “Sette a Tebe” e “Antigone”. Ovunque, anche qui, a Settimo Torinese. Presto.
E scriviamo a caratteri cubitali, in grassetto, giallo su sfondo scuro: GABRIELE VACIS.
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