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Qualcosa di sinistra

Dal massacro del Circeo alla legge sulla violenza sessuale: mezzo secolo di battaglie per la dignità delle donne

Dalla tragedia di Rosaria Lopez e Donatella Colasanti al coraggio di Franca Viola, fino a Processo per stupro e alle riforme degli anni Settanta: un lungo cammino tra conquiste civili e ferite ancora aperte, in un Paese che nel 2023 conta ancora 96 femminicidi su 117 omicidi di donne

Dal massacro del Circeo alla legge sulla violenza sessuale: mezzo secolo di battaglie per la dignità delle donne

Dal massacro del Circeo alla legge sulla violenza sessuale: mezzo secolo di battaglie per la dignità delle donne

In molti hanno ricordato il 29 settembre 1975, quando Angelo Izzo e Gianni Guido, giovani della Roma bene, residenti ai Parioli, invitarono Rosaria Lopez e Donatella Colasanti a una festa nella villa di Andrea Ghira. La violenza sulle due giovani donne porterà alla morte di Rosaria, mentre Donatella (nella foto) riuscirà a salvarsi al prezzo di fingersi cadavere. Proprio quest’ultima dovrà affrontare, come testimone e vittima, un processo che, per la crudezza degli argomenti, assunse un rilievo politico fino ad allora impensabile per un reato penale.

I tempi erano maturi: dobbiamo al coraggio di Franca Viola che, nel 1965, rifiutò di sposare il suo aggressore a scopo di «riparazione», l’aver squarciato il velo che copriva lo stato di minorità giuridica in cui versavano le italiane. Nel 1968 venne dichiarato costituzionalmente illegittimo il comma di un articolo del Codice penale che colpiva il reato di adulterio solo della moglie («poiché punisce la moglie anche per fatti che, se commessi dal marito, sono penalmente irrilevanti»), per poi essere cancellato.

 

Il 1° dicembre 1970 fu introdotta la legge in materia di divorzio, confermata dalla maggioranza degli italiani che, quattro anni più tardi, risposero «no» al referendum per la sua abrogazione. Con la riforma del diritto di famiglia, approvata nel febbraio 1975, l’Italia dava seguito al dispositivo della Carta costituzionale relativo alla parità giuridica dei coniugi.
Sotto la spinta della seconda ondata del femminismo italiano, coincidente col movimento studentesco e le lotte operaie degli anni Settanta, si approvarono le leggi per gli asili nido, la tutela delle lavoratrici madri e la parità salariale, l’apertura dei consultori e l’interruzione volontaria della gravidanza.

Il 26 aprile 1979 la Rai mise in onda Processo per stupro, il primo programma televisivo girato nell’aula di un tribunale. Il documentario ebbe il merito di aprire gli occhi all’opinione pubblica su quanto avveniva nelle aule di giustizia, rendendo evidente come, di fatto, fossero le donne a essere sotto processo.
Negli stessi anni il movimento femminista promosse un progetto di legge d’iniziativa popolare sulla violenza sessuale, approdato in Parlamento nel marzo 1980, che, solo nel 1996, sarebbe stato approvato, escludendo questo reato dalla categoria dei delitti contro la moralità pubblica e il buon costume per inscriverlo fra i delitti contro la persona.

Da allora il Parlamento ha emanato un numero significativo di provvedimenti a difesa delle donne, inasprendo anche le pene, eppure, ancora nel 2023, su 117 omicidi di donne, 96 sono stati commessi per motivi riconducibili al genere.
Secondo numerose giuriste, «non si può pensare che il diritto penale contrasti una cultura che è invece sistematicamente legittimata in quasi tutte le relazioni uomo-donna, dalla famiglia al luogo di lavoro, in una società basata sulla disuguaglianza di genere».

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