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Simona Ventura, il coraggio di fare televisione senza urlare. Che bello che è il suo "Grande Fratello"

La conduttrice sfida la legge dello share con una televisione che riscopre la lentezza, l’ascolto e l’umanità. Dentro la Casa, storie vere e silenzi che valgono più di mille litigi

Simona Ventura, il coraggio di fare televisione senza urlare. Che bello che è il suo "Grande Fratello"

Simona Ventura

C’è chi, davanti a un grafico che scende, si mette subito a stappare lo spumante del fallimento altrui. Il pubblico è spietato, la rete ancora di più. Dopo la terza puntata del Grande Fratello targato Simona Ventura, i social già gridavano al flop. Ma fermiamoci un attimo: davvero un reality che fa oltre un milione e ottocentomila spettatori è un fallimento? O forse, semplicemente, è un tentativo di televisione diverso, che ha bisogno di tempo, di fiducia, di respiro?

Perché questa volta, davanti alle telecamere, c’è una donna che la televisione non la subisce: la governa. E lo fa con il mestiere e la lucidità che l’hanno resa uno dei volti più riconoscibili del piccolo schermo italiano. Ventura non è un volto “in cerca d’autore”, non ha bisogno di farsi riconoscere a forza di toni esasperati. È la padrona di casa che sa dove mettere le mani: conosce la macchina televisiva, i tempi, le pause, la tensione. E sa che il pubblico, oggi, non si conquista gridando, ma restituendo autenticità.

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I numeri, è vero, non sono esplosivi: la prima puntata ha raccolto 2,8 milioni di spettatori, la seconda è scesa a 2 milioni, la terza intorno a 1,8 milioni. Ma per chi guarda solo le cifre si perde il quadro. Il lunedì sera Mediaset sfida Rai1 e la sua fiction di punta, Blanca, che vola oltre il 23% di share. Eppure, il programma della Ventura resta saldo, dignitoso, coerente. Non ha la frenesia dei format urlati, non si piega al “trash d’emergenza”. Non cerca il trending topic del giorno dopo: cerca contenuto.

E questo, in tempi di televisione a ciclo breve, è già un atto di coraggio.

Simona Ventura ha deciso di fare il reality come si faceva una volta, ma con la consapevolezza di oggi. Non un’accozzaglia di personaggi preconfezionati, ma persone — con le loro imperfezioni, i loro silenzi, le loro contraddizioni. Lì dentro non c’è la voglia di far scandalo, ma quella, più rara, di capire. E lei, Simona, non gioca a fare la maestra, non finge empatia. Ascolta. Interviene quando serve, e quando serve davvero, sa essere dura. Ma non è mai artificiale.

Nel panorama televisivo italiano, ormai intasato di grida, di volti rifatti e di opinioni fotocopiate, Ventura è un corpo estraneo. Non per snobismo, ma per stile. Non ha bisogno di fingere autorevolezza: la possiede. Non si nasconde dietro una patina d’ironia o dietro la falsa complicità con il pubblico: preferisce parlare chiaro. E questo la rende, a modo suo, una mosca bianca in un mare di conduttori intercambiabili.

Sì, il Grande Fratello 2025 ha rallentato dopo l’esordio. Ma la televisione non è una gara di velocità. È una maratona. E chi conosce il mezzo — come Simona Ventura — sa che la fedeltà dello spettatore non si conquista al primo blocco pubblicitario. Si costruisce. Puntata dopo puntata. Storia dopo storia.

C’è chi vuole i fuochi d’artificio. Ventura, invece, ha scelto la fiamma costante. Quella che non esplode, ma scalda. Perché la sua non è tv spazzatura, è tv di mestiere. È quella televisione artigianale che non si vergogna di essere popolare ma che, al tempo stesso, non scade nel facile. Una televisione che si prende il rischio più grande di tutti: non sottovalutare il pubblico.

Ed è forse qui il cuore della sua scommessa. Dopo anni in cui la tv generalista ha confuso la semplicità con la banalità, e l’emozione con l’eccesso, Ventura prova a riportare le cose nella loro giusta misura. Si può emozionare senza sbraitare. Si può raccontare senza spettacolarizzare. Si può intrattenere senza umiliare.

E se gli ascolti torneranno a salire — come molti esperti credono — sarà proprio per questo: perché la gente riconosce la sincerità. Perché al di là dei like e dei meme, lo spettatore ha fame di verità, anche quando guarda un reality. E la verità, nel 2025, è che Simona Ventura non fa la televisione che “va di moda”. Fa la televisione che sa fare. E la fa bene.

Perché puoi cambiare i format, i loghi, le scenografie, i concorrenti. Ma quando davanti allo schermo c’è qualcuno che sa parlare al pubblico con rispetto, con mestiere e con cuore, la televisione — quella vera — non muore mai.

E allora sì, lasciatela lavorare. Datele tempo. Perché questa volta il Grande Fratello non è solo un reality: è una lezione di dignità televisiva. E in un’epoca in cui la tv è diventata una giungla di rumore, c’è qualcosa di profondamente umano in chi sceglie di non alzare la voce.

Dentro la Casa più spiata d’Italia non ci sono volti patinati né influencer da copertina. C’è Anita Mazzotta, 26 anni, piercer di Brindisi, che parla con l’accento del Sud e la schiettezza di chi non ha nulla da perdere; c’è Domenico D’Alterio, trentunenne manovale e personal trainer di Napoli, corpo da atleta e cuore da ragazzino, che ride per non far vedere la paura di non essere capito. C’è Donatella Mercoledisanto, casalinga di Bari, 46 anni, che porta in valigia una vita complicata: un padre finito dalla parte sbagliata della cronaca, una figlia che invece ha scelto di riscrivere la propria storia davanti alle telecamere.

In Casa si incrociano caratteri, origini, accenti. Grazia Kendi, venticinquenne di Grosseto, organizzatrice di eventi, balla in cucina e parla di indipendenza, mentre Mattia Scudieri, ventiseienne commesso catanese, le risponde che l’indipendenza “è bella, ma meglio in due”. E così, in salotto, tra risate e confessioni, nasce la prima simpatia, quella che i social già chiamano “il flirt dell’anno”, ma che in realtà è solo due ragazzi che si guardano, si piacciono e cercano di capirsi.

C’è anche Rasha Younes, modella di origini libanesi, occhi profondi e voce calma, che rappresenta l’Italia multiculturale, mescolata, viva. È lei a riportare equilibrio quando i toni si alzano. E poi la coppia più inattesa: Francesca Carrara, 43 anni, commerciante romana, e suo figlio Simone De Bianchi, 22. Entrano insieme, madre e figlio, come in un esperimento sociologico che diventa racconto generazionale. L’una apprensiva, l’altro insofferente, ma entrambi sinceri.

Le prime serate hanno il ritmo del rodaggio: ci si studia, ci si annusa, ci si scopre. Nessun urlo, nessuna rissa da bar, ma piccole tensioni quotidiane — come quella tra Donatella e Grazia, nata per una pentola non lavata — che diventano materia narrativa. Ventura osserva, guida, corregge, lascia respirare i silenzi. Non forza il pathos, lo accompagna. E quando chiama alla nomination, la scena è misurata, quasi intima: nessun montaggio urlato, solo emozioni che si fanno spazio da sole.

È in questi dettagli che si capisce la mano della conduttrice. Ogni pausa è pensata, ogni sguardo pesa più di una battuta scritta. La Casa non è più solo il luogo dell’esibizione, ma torna a essere uno specchio. E chi guarda da casa, lentamente, lo percepisce. Il reality di Ventura non è ancora esploso, ma si sta costruendo come un mosaico: fatto di frammenti, di umanità, di respiri veri. Non c’è la rabbia costruita dei format vecchio stile, c’è la curiosità di osservare come convivono dieci sconosciuti sotto lo stesso tetto, senza filtri e senza copioni.

La sensazione è che questa sia una televisione d’attesa, che non vuole ingozzare ma accompagnare. Una televisione che chiede tempo — come tutto ciò che non è superficiale. Perché dietro ogni storia, dietro ogni inquadratura, c’è la mano ferma di una donna che conosce la televisione come un artigiano conosce il suo mestiere.

E così, mentre gli esperti di share scrutano le percentuali con la freddezza dei numeri, Simona Ventura continua a fare ciò che le riesce meglio: raccontare persone. Senza gridare, senza cercare lo scandalo.
E forse proprio per questo, a lungo andare, conquisterà chi della tv non si è ancora stancato.

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