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Ivrea si adegua a Bruxelles: quattro proiettili al peperoncino per la difesa comune

Mentre l’Europa chiede di aumentare la spesa per gli armamenti, il Comune di Ivrea risponde con zelo: 294 euro e 54 centesimi per sostituire quattro cartucce scadute e una pistola al peperoncino. La sicurezza costa, ma solo quanto un pranzo per sei

Ivrea si adegua a Bruxelles: quattro proiettili al peperoncino per la difesa comune

Ivrea si adegua a Bruxelles: quattro proiettili al peperoncino per la difesa comune

A Ivrea la sicurezza non dorme mai. Dormono forse i proiettili, ma non la sicurezza. È infatti notizia dell’albo pretorio che il Comune ha deciso di acquistare quattro nuove cartucce al peperoncino per pistola JPX e una pistola al peperoncino “Guardian Angel 3” per la Polizia municipale. Non perché siano state usate, ci mancherebbe; ma perché sono scadute.

Sì: scadute. Come lo yogurt dimenticato nel retro del frigorifero, come la scatoletta di tonno che avevi promesso di usare per cena e poi hai relegato nell’oblio. Quattro proiettili al peperoncino che hanno passato la data di consumo consigliata senza mai aver fatto lacrimare un malvivente, un borseggiatore o — per amore del dettaglio — anche solo un piccione particolarmente molesto. Quattro anni di pace assoluta, e adesso le munizioni vengono sostituite perché il regolamento lo impone, e il regolamento non ama le nostalgie.

cartucce

La cifra non è da romanzo: 294 euro e 54 centesimi. È quel tipo di spesa che non rompe il bilancio ma regala alla macchina amministrativa un piccolo momento di dignità: rinnovare l’arsenale anziché affidarsi al tempo e al fato. A qualcuno, sfogliando la determina, sarà venuto in mente che la sicurezza costa — ed è vero: costa. Ma a Ivrea, in questo caso, costa il giusto — meno di una multa con decurtazione di punti e forse quanto un pranzo dignitoso per sei. E allora via: si firma, si impegna la spesa, si manda l’ordine all’armeria e si attende che i quattro proiettili freschi arrivino, profumati di nuovo.

A firmare il tutto c’è Paolo Molinario, comandante della Polizia municipale, che nella determina parla di “garantire la continuità del servizio”. È una frase asciutta, seria, dal suono istituzionale. E però — permetteteci l’immagine — suona anche come il rintocco di una sveglia che dice: «Ragazzi, non possiamo lasciare che le cose vadano a male. Nemmeno i proiettili».

È o non è rassicurante sapere che, mentre il mondo fuori si agita tra eventi e cicalecci, dentro i cassetti comunali qualcuno controlla le date di scadenza delle cartucce?

Che poi, a Ivrea, l’ordine di scuderia è un altro. Prima si cerca di dissuadere con lo sguardo, non con il peperoncino: il vigile che incrocia il tuo sguardo è già mezza sentenza. Il Corpo di Polizia municipale deve poter “ridurre al minimo ogni rischio e pericolo per l’aggressore”, recita il documento. È una frase che, da sola, vale tutto il decreto: a Ivrea non si vuole solo fermare il gesto, ma anche preservare l’aggressore dall’eccesso di danno — quasi una pietà istituzionale per chi sbaglia strada. Un’attenzione così civile da sembrare affettuosa.

E allora ecco i nuovi proiettili, quattro, freschi di armeria Bisone di Bollengo, pronti a essere messi nel cassetto al posto di quelli che avevano fatto la loro parte senza mai sparare. Come quei vestiti che tieni nell’armadio per le grandi occasioni — non perché siano stati sfruttati, ma perché esistono per l’eventualità che il mondo impazzisca. La sicurezza, a Ivrea, è una faccenda preventiva e anche un po’ simbolica: non conta solo che gli strumenti ci siano, ma che si sappia di averli, aggiornati e controllati.

Ironia del provvedimento: tutto questo accade proprio mentre Bruxelles alza il megafono e chiede agli Stati membri di aumentare la spesa per gli armamenti — cifre grosse, bilanci e piani di deterrenza. Ivrea, città misurata e pratica, decide di adeguarsi ai dettami continentali. Con spirito di sacrificio e audacia strategica annuncia il suo contributo alla causa: lo Zero virgola qualcosa, dipende dal tono, ma si capisce l’intenzione: fare la propria parte senza strapparsi le vesti (né i portafogli).

Dunque: Bruxelles conta i miliardi; Ivrea controlla le date di scadenza. L’uno chiede arsenali pieni, l’altra si preoccupa che le cartucce non prendano la polvere. In entrambi i casi c’è una stessa paura di fondo — che, al momento del bisogno, qualcosa non funzioni. E in entrambi i casi la risposta è amministrativa: qui si compra quel che serve, là si discute percentuali. E può darsi che, a volte, una percentuale pari a zero sia la risposta più onesta — o almeno la più coerente con la misura locale.

Ivrea si adegua — sì — ma alla sua maniera: con quattro cartucce nuove, 294 euro e 54 centesimi e la certezza che, se mai un giorno serviranno, non saranno scadute.

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