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Cronaca
15 Ottobre 2025 - 15:25
Shock nel torinese: cane amato da tutti ucciso da un colpo di caccia (VIDEO)
Non dava fastidio a nessuno, Rocky. Correva libero tra i campi di Cumiana, con la lingua fuori e la coda alta, felice di ogni passo accanto ad Antonio, il podista che lo aveva adottato come compagno di vita. Undici anni di corse, affetto e libertà. Poi, un colpo. Uno solo. E tutto finisce.
Il corpo del cane è stato ritrovato a pochi metri dalla pista ciclabile, in avanzato stato di decomposizione. Un proiettile gli ha attraversato il torace. Un colpo partito – con ogni probabilità – da un fucile da caccia. Rocky è morto così: in silenzio, nel luogo dove aveva passato i giorni più felici.
«Mi mancherà tanto il mio guerriero», racconta Antonio, la voce che si incrina. «Era con me ogni mattina, correva libero ma tornava sempre. Sulla ciclabile lo conoscevano tutti. Era di tutti.»
La LNDC Animal Protection ha presentato denuncia contro ignoti per uccisione di animali. Chiede indagini serie, l’acquisizione delle immagini delle telecamere, la verifica delle zone di caccia. Perché, come denuncia la presidente Piera Rosati, «non è accettabile che un animale innocente perda la vita in questo modo».
Rocky non era una vittima “collaterale”. Era un cane conosciuto, amato, rispettato. La sua morte, invece, è il simbolo di una convivenza impossibile tra la vita e la caccia, tra la libertà e i fucili. Ogni stagione venatoria porta con sé lo stesso bilancio: sangue, dolore, indifferenza.
La LNDC lo dice chiaramente: basta con la protezione della lobby dei cacciatori. Basta con la politica che chiude gli occhi. È tempo che qualcuno si assuma la responsabilità di fermare questa strage silenziosa, che non risparmia nessuno – né gli animali selvatici, né quelli domestici, né, talvolta, le persone.
Rocky verrà ricordato per la sua dolcezza, la sua fedeltà, la sua voglia di vivere. Per chi lo ha conosciuto, non era solo un cane. Era una presenza, un pezzo di quotidianità, un sorriso in mezzo alla campagna. La sua morte pesa come una domanda: quante altre vite dovranno spegnersi prima che la caccia diventi davvero intollerabile?
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