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15 Ottobre 2025 - 15:21
Elena Piastra
Da quattro mesi e mezzo Silvio Vanni, 76 anni, pensionato, residente al civico 37 di via Po a Settimo Torinese, vive con una certezza sola: la sua buca delle lettere è sempre vuota. Da cinque mesi, invece, non riceve più nemmeno le bollette.
Morale tragico. Il 30 luglio, all’improvviso, il buio. Il suo ente gestore dell’energia elettrica, non vedendo più pagamenti, gli ha staccato la corrente.
Un clic, un gesto automatico da qualche ufficio lontano. Fine della luce, fine del frigorifero, fine del ventilatore nel pieno dell’estate.
Silvio è rimasto al buio, letteralmente e metaforicamente. Niente aria, niente cibo fresco, niente spiegazioni. Solo il rumore del silenzio. “Non capivo cosa stesse succedendo — ci racconta — poi ho scoperto che non mi arrivavano più le bollette. Ma non per colpa mia. Non me le hanno proprio consegnate.”
La figlia, dopo giorni di telefonate e reclami, è riuscita a rimettere in moto la macchina. Ma è stato un calvario fatto di centralini, moduli e scuse. E in tutto questo, nessuno — nessuno — che si sia preso la responsabilità.
Silvio ha fatto ciò che fanno i cittadini quando non sanno più a chi rivolgersi: è andato alle Poste di via Fantina. Lì, una funzionaria cortese ma disarmante gli ha spiegato quel che questo giornale sta dicendo da mesi e cioè che “il recapito non dipende più da Settimo, ma dall’ufficio di Leini”.
In pratica: doveva andare a reclamare da loro.
Lui l’ha guardata con un misto di incredulità e rassegnazione.
“Ma io ho 76 anni, sono malandato, non ho l’automobile da dieci. Come faccio ad andare fino a Leini? Signori delle Poste, aiutatemi…” le ha risposto con un groppo in gola .
Una frase semplice, quasi ingenua, ma che contiene tutto: la stanchezza, la solitudine, la disperazione di chi chiede solo un servizio pubblico che funzioni.
La verità è che da quando il centro di smistamento di Settimo è stato chiuso e tutto accentrato a Leini, la città è sprofondata nel caos. I postini sono sempre meno, le zone da coprire sempre più vaste. Le lettere arrivano in ritardo, le bollette si perdono, le raccomandate si smarriscono nel nulla.
“Razionalizzazione”, la chiamano. Una parola elegante per dire “tagli”.
E mentre i cittadini fanno i conti con un servizio da terzo mondo, a Settimo la politica che avrà fatto? Ci sarà qualche "pec", qualche lettera "incazzata". Qualcuno sarà andato ai piani alti a sbattere i pugni sul tavolo? Boh...
E la sindaca Elena Piastra? Macché, troppo impegnata in giro per l’Italia. Ai convegni, ai festival, alle tavole rotonde. A parlare di futuro, di innovazione, di cultura. Sempre raggiante, sorridente, sempre pronta per una foto.
Nell’ultima c'è lei felice come una pasqua accanto a Zerocalcare, durante il Festival dell’Innovazione e della Scienza. Una bella immagine, certo.
E allora viene spontaneo chiedersi: quali sono le sue priorità?
Va bene la cultura, va bene spendere milioni di euro per la cultura e stipendiare un mucchio di persone per occuparsi di festival a tempo pieno, va bene parlare di futuro e di giovani ma nei pensieri di un amministratore comunale, al primo posto dovrebbero esserci i servizi essenziali.
La posta, la luce, i trasporti, l’acqua, la manutenzione del verde, le strade, i marciapiedi, i topi, la raccolta dei rifiuti.
Le cose di tutti i giorni. Quelle che fanno la differenza tra una città che funziona e una che si racconta soltanto "balle".
Perché la verità è che, senza tutto questo, la cultura diventa fuffa. Diventa un paravento dietro cui si nasconde il vuoto della politica. Uno spettacolo nell’arena, per la gloria dell’imperatrice, mentre fuori dall’arena la gente si arrangia come può.
Silvio la corrente l’ha riavuta, ma la fiducia no.
E in via Po 37, la buca delle lettere è ancora vuota.
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