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14 Ottobre 2025 - 22:32
Merz
La Germania si prepara a una nuova riforma in materia di pensioni e mercato del lavoro. Il piano presentato dal leader della CDU Friedrich Merz, e sostenuto dalla coalizione di governo in vista dell’approvazione prevista per il 15 ottobre 2025, introduce una misura destinata a cambiare la condizione economica di migliaia di pensionati attivi: un’esenzione fiscale fino a 2.000 euro al mese per chi continuerà a lavorare anche dopo aver raggiunto l’età pensionabile.
Secondo quanto riportato dal Financial Times e da diverse testate tedesche, l’obiettivo dichiarato è duplice. Da un lato, incentivare gli anziani a restare nel mercato del lavoro per sostenere un sistema previdenziale sotto pressione; dall’altro, rispondere alla cronica carenza di personale qualificato in settori chiave dell’economia. La misura, ribattezzata “Aktivrente” o “pensione attiva”, fa parte di un pacchetto più ampio di interventi che il governo intende avviare dal 1° gennaio 2026.
Il meccanismo prevede che i pensionati che scelgono di proseguire un’attività lavorativa subordinata potranno percepire un reddito mensile fino a 2.000 euro esente da imposte sul reddito. L’esenzione, secondo le bozze, non verrebbe conteggiata nemmeno nel calcolo del Progressionsvorbehalt, cioè quel meccanismo che tiene conto dei redditi esentasse nel determinare l’aliquota media applicabile.
La norma punta a rendere economicamente vantaggioso per i pensionati rimanere occupati, evitando che l’imposizione fiscale riduca l’incentivo a lavorare. È inoltre prevista l’abolizione del cosiddetto Vorbeschäftigungsverbot, che oggi impedisce ai datori di lavoro di riassumere lo stesso dipendente una volta andato in pensione.
Le reazioni non si sono fatte attendere. Se da un lato il mondo imprenditoriale ha accolto positivamente la proposta, sottolineando l’opportunità di valorizzare competenze e professionalità mature, dall’altro sindacati e opposizione hanno espresso dubbi sulla reale efficacia del provvedimento.
Molti economisti ritengono che l’impatto sul mercato del lavoro potrebbe essere limitato: la Bundesbank ha ricordato che gran parte dei pensionati che continuano a lavorare lo fanno per motivi personali o sociali, non esclusivamente economici. Il rischio, secondo alcuni analisti, è che la misura finisca per favorire categorie già agiate, senza incidere in modo sostanziale sull’occupazione o sulla sostenibilità del sistema previdenziale.
La stima iniziale del Ministero delle Finanze parla di un costo annuale di circa 890 milioni di euro in mancati introiti fiscali. Tuttavia, diversi centri di ricerca e osservatori indipendenti avvertono che il peso reale per le casse pubbliche potrebbe essere molto più alto.
Secondo le proiezioni più prudenziali, l’onere complessivo potrebbe superare 1,4 miliardi di euro, e in caso di forte adesione al programma, arrivare a 2,5 miliardi. L’impatto effettivo dipenderà dal numero di pensionati che decideranno di aderire e dalle modalità di applicazione fiscale.
Non tutti potranno beneficiare della nuova agevolazione. I lavoratori autonomi, i liberi professionisti e chi svolge attività occasionali o “minijob” resteranno fuori dal perimetro dell’esenzione, almeno nella versione attuale della proposta.
Inoltre, restano da chiarire diversi aspetti tecnici, tra cui la compatibilità della misura con i regimi pensionistici integrativi e il coordinamento con la previdenza privata. Alcuni giuristi, infine, sollevano dubbi di natura costituzionale: l’esenzione, applicata solo a determinate categorie, potrebbe sollevare questioni di uguaglianza di trattamento.
Al di là del merito economico, il piano “Aktivrente” è anche un messaggio politico. Con questa riforma, Friedrich Merz cerca di posizionare la CDU come il partito della stabilità economica e del lavoro, puntando su un elettorato anziano ma ancora attivo, tradizionalmente vicino ai cristiano-democratici.
La misura arriva in un momento delicato, con la Germania alle prese con una crescita debole, il rallentamento dell’industria e l’aumento del costo del welfare. Mentre la SPD e i Verdi spingono per rafforzare il welfare universale, Merz scommette su un modello di “invecchiamento attivo” che premia chi rimane produttivo.
Un azzardo politico che potrebbe portare dividendi elettorali, ma anche riaprire il dibattito sul ruolo dello Stato nel garantire un equilibrio tra solidarietà e merito. Se approvata, la riforma rappresenterà una delle più importanti novità sociali della Germania degli ultimi anni, con effetti che andranno ben oltre il bilancio del 2026.
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