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CISA31 al verde, ma le poltrone no: la Regione ingrassa gli amici e lascia a secco i più fragili

Mentre il consorzio di Carmagnola congela i contributi per i disabili e le persone non autosufficienti, la Giunta Cirio trova i fondi per 25 nuovi direttori da 100 mila euro l’uno. Bocciato l’emendamento Canalis per aumentare le risorse ai consorzi socio-assistenziali

CISA31 al verde, ma le poltrone no: la Regione ingrassa gli amici e lascia a secco i più fragili

Monica Canalis

Mentre i consorzi socio-assistenziali del Piemonte annaspano, la Regione trova i soldi – guarda un po’ – per moltiplicare le poltrone. È l’ennesimo paradosso targato Giunta Cirio, denunciato con forza da Monica Canalis e Sabrina Quaranta del Partito Democratico. Il caso emblematico è quello del CISA31 di Carmagnola, che raggruppa anche i Comuni di Carignano, Castagnole, Lombriasco, Osasio, Pancalieri, Piobesi e Villastellone: qui i contributi per le persone non autosufficienti sono stati congelati. Tradotto: famiglie lasciate sole a pagare l’assistenza dei propri cari disabili o gravemente malati, in attesa che lo Stato e la Regione si degnino di erogare i fondi arretrati.

Un disastro annunciato. Già dal 2022 i Democratici avvertivano che i 45 enti gestori delle funzioni socio-assistenziali (EEGG) del Piemonte erano allo stremo. Eppure la Regione ha fatto finta di nulla, lasciando invariato – anche per il 2025 – il Fondo regionale per il sistema integrato degli interventi sociali: 44 milioni di euro tondi tondi, come cinque anni fa. Appena un’elemosina di 300 mila euro in più, giusto per dire “abbiamo aumentato qualcosa”. Peccato che l’inflazione, il caro energia e l’aumento delle povertà abbiano già spazzato via quella goccia nel mare.

Così, mentre i Comuni arrancano per garantire i servizi essenziali, la Regione continua a litigare con chi sta sul territorio. Prima l’assessora Caucino, con le sue crociate sugli affidi e le tariffe delle RSA; ora Marrone, che prosegue sulla stessa strada: meno risorse ai consorzi, più centralizzazione, più burocrazia. Altro che sussidiarietà: qui si preferisce accentrare il potere, magari per controllare meglio chi siede dove.

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E intanto, le proposte per invertire la rotta vengono bocciate senza batter ciglio. L’emendamento Canalis, che chiedeva di stanziare 5 milioni aggiuntivi per i consorzi, è stato respinto. Ma per i nuovi direttori, guarda caso, i fondi ci sono eccome. Nel nuovo Piano Socio Sanitario regionale compaiono 25 nuove poltrone: due direttori in più per ciascuna delle 12 Asl piemontesi – uno socio-sanitario e uno assistenziale – più un nuovo ente di controllo delle risorse sociali. Tutto ben retribuito: circa 100.000 euro a testa.

Un “poltronificio” da record, lo definiscono Canalis e Quaranta: il peggiore della storia della Regione Piemonte. E non si può dar loro torto. Mentre le liste d’attesa per i servizi di assistenza si allungano e i consorzi sprofondano nei debiti, il centrodestra regionale moltiplica i posti di comando. La sanità e il sociale diventano così un terreno fertile per la propaganda, dove il sostegno ai più deboli si perde tra i comunicati trionfali e le nomine strategiche.

Le famiglie, nel frattempo, restano con il cerino in mano: madri che si improvvisano infermiere, figli che rinunciano al lavoro per assistere i genitori, anziani soli che vedono svanire il diritto a un aiuto dignitoso. È questo il Piemonte efficiente di Alberto Cirio? Quello delle vetrine e dei convegni, dove la realtà quotidiana dei servizi sociali viene sepolta sotto la retorica del “fare”?

Insomma, mentre la Regione “rinnova” i vertici e si autocelebra, sul territorio c’è chi lotta ogni giorno per garantire ciò che dovrebbe essere un diritto, non un lusso: l’assistenza alle persone più fragili. Ma, evidentemente, per la Giunta Cirio contano più le poltrone che le persone.

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