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11 Ottobre 2025 - 16:57
È ancora in corso, in piazza Castello, la manifestazione convocata questo pomeriggio a Torino in solidarietà con la Palestina e con gli attivisti torinesi sottoposti a misure cautelari, perquisizioni e denunce dopo le proteste degli ultimi mesi. Alcune centinaia di persone si sono radunate sotto Palazzo Madama, trasformando il cuore della città in un presidio permanente di cori, cartelli e bandiere palestinesi.
L’iniziativa nasce nel solco delle mobilitazioni che da oltre un anno attraversano Torino, con una partecipazione costante di collettivi universitari, associazioni pacifiste e gruppi di base. In queste settimane, la tensione è tornata a crescere dopo le 13 denunce notificate nei giorni scorsi ad altrettanti attivisti, accusati di reati legati alle manifestazioni pro Palestina organizzate tra il 2023 e il 2024. A queste si aggiungono decine di altre posizioni aperte nell’inchiesta della Procura torinese, che ha già chiesto sette misure cautelari personali – tra arresti domiciliari e divieti di dimora – e altre dieci misure restrittive.
Secondo gli organizzatori del presidio, si tratta di “un chiaro segnale di repressione verso chi scende in piazza per chiedere pace e giustizia”. Dal palco, allestito di fronte alla sede della Regione Piemonte, si alternano interventi di militanti, studenti e rappresentanti dei collettivi che da più di un anno organizzano le mobilitazioni in città. Le bandiere palestinesi sventolano accanto agli striscioni con le scritte “Palestina libera dal fiume al mare” e “La resistenza non si arresta”.
Numerosi gli slogan scanditi a ritmo di tamburi e megafoni: “Stop al genocidio”, “Cessate il fuoco subito” e “Solidarietà agli attivisti denunciati” sono i più ricorrenti. Molti manifestanti indossano la kefiah, altri espongono cartelli con le foto delle vittime civili di Gaza.
Uno degli speaker ha dichiarato: “Sappiamo quanta contraddizione ci sia in questa pace, ma resta una vittoria enorme per la resistenza palestinese. Quello che è successo è frutto della determinazione di un popolo che, pur senza armi, non ha mai smesso di resistere.”
Diversi interventi hanno ricordato gli ultimi episodi giudiziari che hanno coinvolto i movimenti cittadini. “Le operazioni di polizia che arrivano dopo cortei partecipatissimi ci confermano che siamo dalla parte giusta”, ha affermato un altro attivista dal microfono. In molti hanno sottolineato la sproporzione tra le accuse – che spaziano da resistenza a pubblico ufficiale a manifestazione non autorizzata – e la natura pacifica dei presìdi.
Tra i partecipanti anche gruppi studenteschi universitari, sindacati di base e associazioni pacifiste. Alcuni rappresentanti dell’Università di Torino hanno preso la parola per denunciare quella che definiscono “una criminalizzazione del dissenso politico che si estende anche agli ambienti accademici”.
In molti espongono cartelli che chiedono la liberazione dei prigionieri politici palestinesi e il riconoscimento pieno dello Stato di Palestina. Altri ricordano le oltre 40.000 vittime civili del conflitto e chiedono la sospensione delle forniture di armi italiane a Israele.
La piazza resta presidiata dalle forze dell’ordine, con un discreto spiegamento di agenti e transenne lungo via Garibaldi, via Po e piazza Castello. Al momento non si registrano tensioni, ma il dispositivo di sicurezza resta alto. Il traffico nel centro è stato deviato e alcune linee del trasporto pubblico subiscono ritardi e deviazioni.
Secondo gli organizzatori, la mobilitazione proseguirà fino a sera con nuovi interventi e un presidio simbolico davanti alla Prefettura. L’obiettivo – spiegano – è quello di “mantenere viva la solidarietà internazionale e denunciare l’uso politico della magistratura contro chi manifesta per la pace”.
Un portavoce del coordinamento cittadino ha infine annunciato che le iniziative continueranno nei prossimi giorni con assemblee pubbliche, incontri di approfondimento e nuove manifestazioni, “perché la solidarietà con il popolo palestinese – ha detto – non si può perquisire né denunciare.”
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