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10 Ottobre 2025 - 16:48
A Chivasso la fibra ottica c'è ma corre tra i campi. In centro città è il terzo mondo
La fibra ottica a Chivasso? Nelle frazioni arriva dappertutto, tra le cascine e le strade sterrate si naviga a 1 Giga mentre si guarda il grano crescere in diretta streaming, ma appena ci si avvicina al centro, dove ci sono uffici, banche, scuole e famiglie che lavorano da remoto, la connessione si trasforma in un esercizio zen di pazienza. È l’ennesimo paradosso all’italiana: la fibra ottica c’è, ma non dove serve.
Secondo il portale del Ministero, Chivasso è classificata come “area grigia/nera”, cioè già coperta da un operatore privato — nel caso specifico FiberCop (TIM) — con lavori previsti entro il 2025. Tutto perfetto, sulla carta. Nella realtà, però, il centro storico è rimasto fuori dal Piano Italia 1 Giga, il progetto finanziato con i fondi del Pnrr che doveva garantire connessioni ultraveloci “a tutti”. A tutti, tranne a chi vive o lavora in via Torino, via Roma o piazza della Repubblica, evidentemente. Perché, chissà come, il “cuore della città” non è rientrato nei piani.
A confermarlo è l’assessore ai Lavori Pubblici Fabrizio Debernardi, che almeno ha il merito di dirlo senza troppi giri di parole: “Tutto vero. La fibra ottica collega il 75% delle abitazioni ma non il centro, che non rientra tra i lavori previsti dal Pnrr.” Insomma, il 75% ce l’ha, il 25% no. E guarda caso, quel 25% è proprio il pezzo che serve davvero.
In pratica, il cavo arriva fino alla cabina, poi si ferma. Da lì in poi, si torna al vecchio rame. Una corsa a ostacoli tra innovazione e archeologia delle telecomunicazioni. La rete c’è, ma non “parla” con le case. “Quando si sostituirà la cabina si sostituiranno anche i cavi…”, spiega ancora Debernardi. Ma non prima del 2026. O del 2027, “se tutto va male”.
Sì, perché il cronoprogramma ufficiale concede a FiberCop tempo fino alla fine del 2026 per completare i lavori previsti — quelli del Pnrr, appunto — che non includono le vie centrali. Tradotto: il cuore della città dovrà aspettare il turno, come un cliente senza prenotazione. E se tutto va bene, si parla del 2027. Se tutto va male, meglio non chiedere.
Nel frattempo, chi abita o lavora in centro continuerà con la cara vecchia fibra mista rame (FTTC), che di “fibra” ha giusto il nome in bolletta. È un po’ come avere un’autostrada perfettamente asfaltata che si interrompe a cento metri dal casello. L’infrastruttura è lì, pronta, ma il traffico non passa. Così nelle campagne di Mosche e Betlemme si guarda Netflix in 4K, mentre in via Torino si aspetta che carichi una mail con l’allegato.
Eppure è proprio nel centro che batte il cuore della città: imprese, scuole, professionisti, uffici pubblici. Qui la fibra non è un lusso, ma un servizio essenziale. Solo che i piani ministeriali sembrano pensarla diversamente: meglio collegare i campi che gli uffici, meglio dare priorità alle cascine che alle aziende. È la logica al contrario del Pnrr: si spendono milioni per “connettere l’Italia”, ma si dimentica il municipio.
Nel 2023 TIM e FiberCop avevano annunciato con entusiasmo l’avvio del piano Italia 1 Giga, promettendo di portare la banda ultralarga ovunque grazie ai fondi europei. Due anni dopo, il risultato è questo: le frazioni si accendono, il centro resta spento. Tutto ciò che è stato fatto finora rientra nel Pnrr, eppure la parte più viva e popolata della città è rimasta scollegata.
Non è solo una questione di cavi, ma di buon senso. Perché nel 2025 leggere “centro città” e “fibra non disponibile” nella stessa frase fa ridere, amaramente. Chivasso diventa così il simbolo perfetto dell’assurdo digitale: un posto dove puoi scaricare un film in un fienile, ma non un documento in Comune.
Forse un giorno, tra un annuncio e una conferenza stampa, qualcuno si ricorderà che la città non finisce dove iniziano i campi. Ma fino a quando la cabina non verrà sostituita, la fibra del Pnrr resterà esattamente ciò che è oggi: una grande promessa… che si ferma a metà strada.
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