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Museo di Scienze Naturali di Torino: il rito Taíno diventa esperienza digitale

Dall’8 ottobre al 1° dicembre un viaggio tra archeologia, realtà aumentata e spiritualità precolombiana con il gemello digitale del celebre reliquiario caraibico del XV secolo

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Museo di Scienze Naturali di Torino: il rito Taíno diventa esperienza digitale

Un frammento di cranio umano custodito nel cotone, un volto antropomorfo che attraversa i secoli, una tecnologia capace di restituirne la voce perduta. È attorno a questo intreccio di memoria, ritualità e innovazione che si costruisce la mostra “Digital cemí. Immersive Experience”, ospitata dal Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino dall’8 ottobre al 1° dicembre 2025. L’esposizione ruota attorno al cemí di cotone, straordinario reperto appartenente alle collezioni del Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università di Torino (MAET), considerato l’unico esemplare precolombiano di questo tipo oggi conosciuto.

Il cemí, proveniente dall’isola di Hispaniola (oggi Repubblica Dominicana e Haiti) e databile al XV secolo, rappresenta una delle più antiche testimonianze della spiritualità Taíno, popolazione indigena che abitava i Caraibi prima dell’arrivo di Colombo. Il suo valore non è soltanto artistico ma anche antropologico: costruito in fibre di cotone intrecciate, contiene al suo interno un frammento di cranio umano, reliquia che ne fa un oggetto sacro, simbolo di un legame profondo tra il mondo dei vivi e quello degli antenati.

Negli ultimi anni il reperto è stato al centro di un progetto scientifico di grande rilievo. Nel 2022, grazie al supporto del MOLAB di E-RIHS (European Research Infrastructure for Heritage Science), il cemí è stato sottoposto a analisi non invasive che ne hanno svelato la struttura interna e la composizione dei materiali senza comprometterne l’integrità. Un passo decisivo per la conoscenza di un oggetto fragile e prezioso, mai aperto e mai restaurato.

Il passo successivo è arrivato nel 2023 con il progetto TAZEBAO – PNRR Extended Partnership “CHANGES”, che ha permesso di creare il gemello digitale del cemí: un modello tridimensionale immersivo che consente di esplorare il reperto attraverso la realtà aumentata. Questo gemello virtuale non è una semplice riproduzione, ma un vero e proprio strumento narrativo, capace di accompagnare il visitatore dentro la storia, la struttura e i significati spirituali dell’oggetto originale.

Il percorso espositivo, ideato e prodotto dal MAET, dal Dipartimento di Culture, Politica e Società e dal Dipartimento di Studi Storici dell’Università di Torino, in collaborazione con l’agenzia NO Real Interactive, unisce ricerca scientifica e storytelling multimediale. In mostra il pubblico potrà ammirare il cemí originale e, accanto a esso, immergersi nella sua controparte digitale grazie a visori VR, totem interattivi e pannelli multimediali che permettono un’esperienza multisensoriale e accessibile.

“Digital cemí. Immersive Experience” non si limita a restituire al pubblico un oggetto di rara bellezza, ma propone una rilettura critica e contemporanea del rapporto tra patrimonio materiale e memoria collettiva. La mostra invita a riflettere sul significato della digitalizzazione culturale, che non sostituisce l’autenticità dell’opera ma la amplifica, rendendola conoscibile in modi nuovi e inclusivi.

A Torino, dunque, la scienza incontra l’archeologia e la tecnologia si fa rito. In un tempo in cui i musei cercano nuovi linguaggi per coinvolgere il pubblico, il cemí torna a parlare: non più solo come reperto da ammirare, ma come entità da esplorare, in un dialogo tra passato e futuro che intreccia la materia e il digitale, la memoria e la luce.

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