AGGIORNAMENTI
Cerca
Attualità
07 Ottobre 2025 - 17:29
Gabriella Colosso e Fabrizio Dulla
Ci sono storie che nascono con squilli di tromba e finiscono in un silenzio imbarazzante. Poi ci sono quelle che evaporano piano piano, lasciando solo un regolamento nei cassetti e qualche articolo negli archivi dei giornali. La Consulta del Commercio di Ivrea appartiene alla seconda categoria: creata con solennità, citata in ogni campagna elettorale, lodata come “strumento di partecipazione” e poi scomparsa da tutti i radar.
E dire che la sua gestazione è stata lunga. L’idea nacque ai tempi dell’Amministrazione Carlo Della Pepa, quando l’assessora Elisabetta Ballurio cominciò ad evocarla come la panacea di tutti i mali. Dialogo, ascolto, “fare rete”, le parole più gettonate. Per anni si è parlato della Consulta come di un animale mitologico: tutti sapevano che doveva esistere, ma nessuno riusciva a capire come metterla in piedi.
Bisogna arrivare al 28 dicembre 2020, quando l’allora assessora Costanza Casali, con l’Amministrazione Stefano Sertoli, riesce, finalmente, con fatica, a far approvare un regolamento. Tutto scritto nero su bianco: otto aree cittadine, quaranta rappresentanti, funzioni propositive e consultive, equilibrio tra commercianti e associazioni di categoria, partecipazione senza potere per Ascom, Confesercenti e Cna. Una perfetta macchina della democrazia. Almeno sulla carta.
Nel settembre del 2021, con tanto di “fiato alle trombe e rullo di tamburi”, la Consulta nasce ufficialmente. Presidente Ciro Lubrano Lavadera dell’enoteca Vini e Dintorni, vicepresidente Marco Vercellino del Bar della Posta, e poi Marco Rossi della Mugnaia, Raffaella Enrico, Vittorio Erniani, Luca Di Sarno e Davide Cardini. Tutti animati da buone intenzioni: elaborare proposte, stimolare l’amministrazione, riaccendere le luci del centro storico, sistemare la segnaletica, perfino discutere di parcheggi.
Il 18 ottobre 2021, al ristorante La Meridiana, si tiene la prima riunione ufficiale. “Un centro città pulito, ben illuminato, ben segnalato diventa attrattivo”, scriveva Ciro in un verbale con l’entusiasmo ingenuo di chi crede davvero che a Ivrea basti una buona idea per cambiare le cose.
Il 2022 è l’anno delle promesse. La Consulta viene convocata, fotografata, celebrata nei comunicati stampa. Tutti parlano di “collaborazione ritrovata”.
Ciro Lubrano
Poi, come nei migliori gialli amministrativi, il tempo comincia a passare. La Consulta si riunisce. Si discute. Si parla. Si ragiona. Si litiga salvo constatare che tutto ciò che conta davvero si decide altrove: nei corridoi del Comune, tra i tavoli dell’Ascom e le circolari della Regione Piemonte. E succede che mentre il “Commercio partecipato” sta discutendo di dehors e piani di valorizzazione, Amministrazione e Ascom partecipavano al bando sui Distretti Urbani del Commercio, spartendosi progetti, fondi e fioriere.
Manco a dirlo scoppia il caso…. “Un conto è se ci chiedono di bagnare le piante, altro se ci obbligano a pulirle”, commenterà Lubrano con sarcasmo, dopo aver scoperto che l’SCS non ne volva sapere… Tant’è!
In realtà la Consulta non era ancora nata ed era più di là che di qua. A tenerla in vita erano più i verbali che i contenuti.
“Non ci hanno detto nulla dei 200 mila euro…” si lamentano i commercianti. “Ci hanno informati solo a cose fatte!”.
Ciro Lubrano chiede “più rispetto dei ruoli”, Massimo Fresc dei 5 Stelle (allora seduto in minoranza) parla di “ingiustizia evidente”, Vercellino invita alla calma, e Marco Rossi fa notare che “una Consulta, se non viene consultata, non ha senso”. Di fronte alle polemiche l’allora sindaco Stefano Sertoli ad un certo punto ammette: “Sarebbero bastate cinque telefonate”.
Da questo momento, la parola d’ordine è “rilanciare la collaborazione”. Tutti d’accordo, come sempre, sul principio. Poi ognuno torna alle proprie faccende.
Nel 2023 la farsa diventa tragedia. Ciro Lubrano si dimette, stanco di parlare al vento. Il vicepresidente Vercellino prende in mano la barca, ma nessuno si preoccupa di eleggere un nuovo presidente. L’assessora Casali, a fine mandato, difende il suo operato: “L’ho messa in piedi non senza fatica, e ho fatto tutto quello che potevo”. Forse era vero. Forse no. Di certo la Consulta, dopo tre riunioni e un paio di questionari mai compilati, era già finita nel limbo delle cose “che rifaremo appena possibile”.
Poi, nel 2024, cambio di scena: arriva il sindaco Matteo Chiantore, passano due assessori al commercio – prima Fabrizio Dulla, oggi Gabriella Colosso – e la Consulta sparisce del tutto. Niente comunicati, niente incontri, niente aggiornamenti. Eppure il regolamento è ancora lì, sul sito del Comune, come un monumento all’inerzia. Un documento vivo sulla carta, morto nella realtà.
A chiedere in giro che fine abbia fatto, si ottiene solo un’alzata di spalle. Dulla, che pure avrebbe potuto rilanciarla, non ne ha mai parlato. Colosso, appena insediata, forse non si ricorda neanche più che esiste. D’altronde, a Ivrea si tende a ignorare ciò che esiste già: più facile inventare nuovi “tavoli di confronto con Ascom” che riaprire quelli abbandonati. E dei tavoli e dei protocolli, già si sa, Colosso è la “Regina” indiscussa.
Concludendo. C’era una volta la Consulta del Commercio nata per “favorire il dialogo tra le categorie produttive e l’Amministrazione”. Doveva occuparsi di arredo urbano, di pulizia, di decoro. C’era una volta perchè non c’è più…
Forse un giorno qualcuno la rispolvererà e dirà che è ora di “ripartire dal dialogo”. Forse. Ma fino ad allora la Consulta resterà ciò che è sempre stata: una bella idea che cozza con l’idea che si ha del commercio. Un affare privato tra giunta e Ascom, almeno a Ivrea…
Edicola digitale
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.