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L'Unione fa la forza
05 Ottobre 2025 - 14:33
La piazza è viva, la politica è ferma
LO DICO PRIMA DI TUTTO A ME STESSO: “CHI SI ILLUDE CHE LA MAREA UMANA DI QUESTI GIORNI SI TRADUCA IN VOTO POLITICO ……. FORSE NON HA CAPITO NULLA”. È LA POLITICA “PROFESSIONALE” CHE DEVE CAMBIARE, NON LA PIAZZA…
Quelle che abbiamo visto in questi giorni erano piazze partecipate, ma non per forza rappresentanti di una parte politica precisa. “Non è giusto che”… le persone se lo stanno dicendo da sole, senza aspettare di vedere dove sventola la bandiera di un singolo partito.
Le persone si sono accorte che i governi, anche quelli che si definiscono democratici, sono immobili, incapaci di reagire, ingiusti. Mentre loro, le persone, sono capaci e hanno bisogno di schierarsi, di fronte a un tema che non ammette divisioni: da una parte c’è la vita umana, dall’altra c’è la morte a causa della guerra, del genocidio. Da una parte c’è chi uccide, dall’altra chi viene ucciso. L’immobilismo non è più un’opzione.
Di sicuro le piazze ci parlano di una compattezza che non vedevamo da tempo: commercianti in strada, automobilisti che applaudono… da quanto tempo non vedevamo tanta partecipazione trasparente e limpida?
Di contro, il nostro governo non ha altre indicazioni se non l’attesa, ovvero l’immobilismo. Ma le persone non reggono più questo stato di impotenza, non accettano di sentirsi imbalsamati da una politica che chiede di stare fermi, di aspettare (cosa?) di fronte alla gravità di quel che succede.
Vedono ogni giorno ospedali crollare, bambini piangere, persone morire: quello che viene portato in piazza è una manifestazione biologica, naturale e sana di attaccamento alla vita e difesa dell’essere umano.
Non ci sono rivendicazioni specifiche: un salario minimo, un lavoro giusto e dignitoso o quant'altro.
Ma tanta idealità con una voglia di rompere il silenzio dell'indifferenza, dell'imbambolamento dei sistemi di comunicazione e informazione fuorvianti che pervadono i vari canali social!
Un sentimento globale di umanità è fiorito che non è però ascrivibile ad una rappresentanza politica o sindacale.
Le forze politiche dovrebbero tornare a pensare quale sia l’azione possibile da offrire alle persone perché possano sentirsi efficaci.
In questo momento, l’azione possibile è manifestare, far fermare il Paese. Non può essere l’impotenza la condizione di cittadinanza in questo Paese.
Innanzitutto bisogna già pensare ad altre azioni possibili, per non cadere nella frustrazione quando domani non sarà cambiato nulla.
E dei giovani, cosa ci raccontano queste piazze?
Che non è vero quando si dice che siano apatici, che non vogliano esporsi, che siano attaccati solo al divano e al cellulare.
Queste piazze ci dicono che una passione politica e civile è possibile e c’è, quando la distinzione tra bene e male è molto evidente.
Anche come adulti, in famiglia e credo anche a scuola, abbiamo avuto il merito di parlare con i ragazzi di questa vicenda, di aprire una finestra nei nostri mondi di solito un po’ chiusi e limitati, facendo entrare il vento di questa mobilitazione.
I ragazzi stanno dimostrando, una volta ancora, che quando c’è bisogno e quando è palesemente riconoscibile un’urgenza, loro ci sono: che sia una guerra o un’alluvione, loro sono presenti.
Ed è una presenza di cui tutti dovremmo riconoscere il valore, perché fa davvero la differenza.
I manifestanti hanno scosso l’albero, ma alla politica, alla sinistra, per provare a rappresentarli serve qualcosa di nuovo e un progetto di società che tarda a venire.
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