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Un missile a Gaza gli strappa famiglia, vista e gamba, ma a Torino ritrova speranza e futuro

Salvato dai medici del Regina Margherita e aiutato dall’Officina Maria Adelaide con una protesi hi-tech, Asaad torna a sorridere

A Torino salvata la vista e donata una protesi a un bimbo di 8 anni di Gaza sopravvissuto a un missile

A Torino salvata la vista e donata una protesi a un bimbo di 8 anni di Gaza sopravvissuto a un missile

Nella notte tra il 19 e il 20 maggio un missile ha colpito l’abitazione di una famiglia a Gaza, provocando una strage. Tra le vittime la moglie, la madre, la figlia dodicenne e altri parenti di Yousef Al Zaiza, che poche ore dopo sarebbe dovuto rientrare a casa. Solo i suoi due figli maschi, Asaad e Mohamed, sono sopravvissuti.

Le condizioni di Asaad, 8 anni, erano apparse da subito disperate: amputazione della gamba destra, una grave compromissione della vista all’occhio destro e numerose schegge metalliche ancora nel corpo. Dopo il primo soccorso, il bambino era stato dichiarato clinicamente morto, ma una rianimazione cardiopolmonare d’urgenza lo ha strappato alla morte.

A giugno, grazie a una missione umanitaria di evacuazione medica da Gaza (Medevac), coordinata dalla Regione Piemonte e supportata dal Ministero degli Esteri italiano nell’ambito del progetto Food for Gaza, Yousef e i suoi figli sono arrivati a Torino. Accolti all’ospedale infantile Regina Margherita, l’équipe di chirurgia oculare è riuscita a salvare la vista del bambino.

Un ulteriore passo fondamentale è arrivato dall’Officina Ortopedica Maria Adelaide, centro specializzato nella realizzazione di dispositivi protesici ad alta tecnologia, che ha donato ad Asaad una protesi realizzata con stampante 3D di ultima generazione, restituendogli la possibilità di camminare.

«Quello che sta accadendo nella Striscia di Gaza è una tragedia che deve scuotere le coscienze di ognuno di noi: non può e non deve lasciarci impassibili. Ogni giorno centinaia di persone pagano il prezzo di una guerra sciagurata. Uomini, donne e bambini a cui è stata strappata la possibilità di vivere dignitosamente, che hanno perso tutto e che affrontano una situazione inaccettabile. Quando sono venuto a conoscenza della storia di Asaad ho pensato che donargli una protesi fosse il minimo che potessi fare per restituirgli un'opportunità di rinascita, aiutandolo a camminare di nuovo dopo ciò che ha subito», ha dichiarato Roberto Ariagno, direttore dell’Officina Ortopedica Maria Adelaide.

Il padre di Asaad ha voluto ringraziare chi ha reso possibile questo percorso: «Sono infinitamente grato a tutti coloro che hanno reso possibile l'apertura dei canali umanitari, all'ospedale Regina Margherita, all'Officina Ortopedica Maria Adelaide e alla Croce rossa italiana comitato di Torino. Tutti insieme hanno contribuito a ridare speranza nel futuro a me e ai miei figli».

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