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19 Settembre 2025 - 15:39
Villaggio Fiat, il campo da calcio sommerso dalle erbacce. A Settimo si balla, ma non si gioca
“Campetto in erba per gioco libero al parco Berlinguer. Ma tagliare l’erba… niente” scrive un cittadino su Facebook, postando le foto di quello che dovrebbe essere uno spazio di gioco a disposizione di tutti.
Insomma, anche per quest’anno non si gioca. Benvenuti al Villaggio Fiat. Benvenuti nella giungla.
Le immagini parlano da sole: porte arrugginite che emergono appena dall’erba alta, linee di gioco invisibili e rovi. Un luogo che dovrebbe accogliere bambini, adolescenti e famiglie, lasciato a marcire come se fosse terra di nessuno. Eppure qui siamo a Settimo Torinese, in un quartiere che negli anni Sessanta nacque come progetto ambizioso di welfare aziendale: case, scuole, chiesa, spazi verdi e sportivi, un quartiere operaio che voleva offrire non solo tetti e muri, ma comunità e dignità.
L’architetto Guido Radic lo aveva pensato così: un luogo in cui il lavoro in fabbrica trovasse riscatto nella vita quotidiana, un quartiere che desse a chi produceva ricchezza almeno la possibilità di vivere in un contesto decente.
Allora lo sport era parte integrante della socialità, un pallone diventava occasione di incontro, strumento di educazione e anche sogno di riscatto. Oggi, c'è un campo che testimonia non tanto il passare degli anni, quanto la distanza siderale tra i proclami dell’amministrazione comunale e la realtà quotidiana.
Perché a Settimo, sotto la guida della sindaca Elena Piastra, non si può nemmeno dire che “l’erba del vicino è sempre più verde”. Qui l’erba non è verde: è alta, è infestante, è il segno evidente di un’amministrazione che preferisce raccontarsi come moderna, attenta e all’avanguardia, piuttosto che occuparsi delle cose basilari. Come rasare un prato. E sì, rasare: un verbo che diventa un gioco di parole, perché all’assessore al Verde Alessandro Raso, di radere l’erba, non sembra importare molto. O forse importa quando c’è da fare post social sugli insetti impollinatori, ma non quando i ragazzi del Villaggio chiedono un campo su cui correre senza rischiare una slogatura.
Non si tratta di un dettaglio, né di un capriccio. Un campetto è un presidio sociale, è un luogo che tiene lontani i ragazzi dalla strada, che li fa crescere insieme. È lo spazio pubblico nella sua forma più pura. Lasciarlo in quelle condizioni significa dire a una generazione intera che non c’è cura, non c’è attenzione, non c’è rispetto. Significa condannare un quartiere già fragile a sentirsi dimenticato.
Il paradosso è che a ogni conferenza stampa, a ogni intervista, la sindaca parla di inclusione, di città che cresce, di Settimo che cambia volto. E intanto i campetti restano in balìa delle erbacce. Le famiglie vedono degrado, i cittadini protestano, ma dal palazzo comunale arrivano solo slogan e selfie.
Al Villaggio Fiat di Settimo hanno fatto le cose per bene: due porte bianche, il prato verde, i ragazzi pronti a giocare. Poi il prato verde è cresciuto, è diventato giallo, poi foresta, poi Amazzonia. E la partita è finita ancora prima di cominciare.
L’assessore Raso – nomen omen – col prato ha un rapporto complesso: non lo rasa. In compenso ama gli insetti impollinatori, che tra l’erba alta del campetto trovano il loro paradiso terrestre. E così Settimo diventa capitale mondiale dell’apicoltura urbana, peccato che nessuno riesca più a tirare un rigore senza rischiare di "ammazzare" un’ape.
La sindaca Piastra sorride, rassicura, promette. E intanto i bambini imparano che al posto del calcetto c’è il trekking, al posto del gol c’è l’escursione botanica. È l’innovazione, bellezza: i campi non sono più da gioco, ma da pascolo.
E poi, diciamolo, che te ne fai di un campo da calcio, quando a governare c'è una maggioranza così... Che non è "così così" ma proprio "così"!. Non ci si annoia mai. C’è l’attrice, la parrucchiera, il cantante e soprattutto il ballerino. È una città che balla, balla tanto. Balla fino alla sfinimento e da un anno a questa parte balla molto di più di quanto non ballasse prima.. Balla che ti passa. Balla che domani è un altro giorno. Eddai, balla...
E allora viene il sospetto che a Settimo non sia l’erba a crescere troppo. C'è che si sono perse di vista le "priorità". C'è che il ballo sta dando alla testa...
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