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08 Settembre 2025 - 19:17
Costanza Casali
Carmagnola entra ufficialmente nella rosa delle cinque finaliste per il titolo di Capitale Italiana del Libro 2026, presentandosi con il dossier dal titolo evocativo “Identità, libri e territorio”. La notizia è arrivata direttamente dal Ministero della Cultura e ha portato entusiasmo in città, dove la candidatura è stata costruita con un percorso partecipato e condiviso.
Al centro di questo cammino c’è Costanza Casali, ex assessora alla Cultura di Ivrea, che già aveva guidato la città eporediese al successo nel 2022. Con la sua esperienza, Casali ha saputo dare a Carmagnola un progetto solido e credibile, capace di intrecciare radici storiche e innovazione. La sua figura emerge come regista di una candidatura che non si limita a elencare buone intenzioni, ma disegna un vero e proprio modello di sviluppo culturale. Identità è la parola chiave scelta, perché mette al centro i cittadini, le comunità delle frazioni, le associazioni, i giovani e gli anziani, tutti chiamati a costruire un mosaico di idee e proposte.
Il dossier non nasce nei corridoi di palazzo, ma da un questionario online a cui hanno risposto oltre mille persone. Un dato sorprendente che racconta una città curiosa e coinvolta, con una forte partecipazione femminile e una significativa adesione dei giovani. Da qui sono nati progetti che hanno fatto discutere e riflettere, come Metti un libro nello stipendio, un’idea che trasforma la cultura in parte del welfare, regalando buoni libro nei salari, sulla scia della filosofia olivettiana. O ancora le frazioteche, piccole biblioteche nelle cascine e nelle borgate più lontane, per portare i libri dove normalmente non arrivano.
L’immagine della candidatura è stata affidata a un logo ideato dallo studio Cucù e presentato da Nicolas Ballario: sei libri aperti disposti in cerchio, come un Ex Libris contemporaneo, simbolo di pluralità e comunità. A questa identità visiva si accompagna un progetto urbanistico e culturale che guarda al recupero di spazi storici. L’antico palazzo municipale è destinato a diventare la nuova Biblioteca Civica, mentre il complesso di Sant’Agostino ospiterà l’Archivio Storico comunale, con fondi già previsti dal PNRR. Accanto a questi luoghi, altri simboli della città come il Castello, Palazzo Lomellini e l’Abbazia di Casanova entrano a pieno titolo nella narrazione della candidatura.
Carmagnola, del resto, possiede una radice culturale profonda. Non a caso il suo nome riecheggia nella tragedia manzoniana Il Conte di Carmagnola. La città si lega a figure come Santorre di Santarosa e a personalità religiose di rilievo, tracciando un filo identitario che diventa patrimonio collettivo. È questa memoria storica che Casali e l’amministrazione comunale hanno voluto intrecciare con il futuro, immaginando un anno di eventi e iniziative che possano lasciare un’eredità duratura.
Il prossimo passaggio sarà a Roma, il 17 settembre, quando nella sede del Ministero della Cultura ogni finalista avrà sessanta minuti per presentare il proprio progetto davanti alla giuria. Per Carmagnola sarà l’occasione di raccontare la forza di una comunità che ha creduto in un sogno e che ora si prepara a difenderlo con determinazione. In palio non c’è solo il prestigio del titolo, ma anche un finanziamento da 500.000 euro che permetterebbe di realizzare le iniziative delineate nel dossier.
Accanto a Carmagnola, i concorrenti in questa fase finale sono Perugia, con il progetto “Gocce. L’acqua si fa voce”; Pistoia, con “Pistoia: l’avventura del leggere, il coraggio di costruire il futuro”; Nardò, con “Nardò Capitale della Lettura Rigenerativa: Territori, Comunità, Futuro”; e Tito, in provincia di Potenza, con “Una lettura che rigenera. Tito 2026, tra identità, diversità, comunità e futuro”.
Carmagnola, però, ha già dichiarato che indipendentemente dall’esito della selezione il 2026 sarà comunque un anno di libri e cultura. È questo, forse, il segnale più importante: la Capitale del Libro non è soltanto un titolo, ma un percorso che può trasformare una città, rafforzandone l’identità e restituendole il coraggio di raccontarsi al Paese.
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