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06 Settembre 2025 - 18:32
Bagnaia sprofonda: da re della MotoGP a fantasma in Catalogna
Il sabato di Pecco Bagnaia a Montmelò resterà nella memoria come uno dei giorni più difficili della sua carriera recente. Sul circuito di Catalogna, in un weekend che avrebbe dovuto rilanciarne ambizioni e orgoglio, il campione torinese si è ritrovato a sprofondare nelle retrovie, incapace di trovare la velocità e la fiducia necessarie per restare agganciato ai grandi protagonisti della MotoGP. Una giornata nera, di quelle che lasciano il segno e che aprono più domande che risposte sul futuro immediato.
La mattina era cominciata con un colpo al cuore per i suoi tifosi: 21° tempo in qualifica. Un risultato che non si vedeva da anni e che ha fatto scattare più di un campanello d’allarme. Mentre Alex Márquez volava e stampava un giro perfetto, capace persino di abbassare il record della pista e di prendersi la pole position, e Fabio Quartararo tornava a respirare aria di alta classifica, Bagnaia faticava a tenere la sua Ducati GP25 in traiettoria. Un bicampione del mondo relegato in fondo allo schieramento è un’immagine che colpisce, che pesa, che racconta meglio di qualsiasi analisi tecnica lo stato di crisi. Una moto lontanissima dall’equilibrio ideale, un pilota che non riesce più a domarla e un divario abissale dai rivali: il mix è stato devastante.
Il pomeriggio offriva una possibilità di riscatto con la Sprint Race, ma la realtà si è fatta ancora più amara. La caduta di Alex Márquez aveva aperto uno spiraglio, un’occasione inattesa per guadagnare posizioni e morale. E invece no. A raccogliere il regalo è stato Marc Márquez, che ha gestito con freddezza la gara fino a conquistare l’ennesima vittoria, davanti a un pubblico catalano in delirio. Bagnaia, al contrario, è rimasto invischiato nelle retrovie, incapace di recuperare terreno, incapace perfino di sfruttare la bagarre davanti a sé. Quattordicesimo al traguardo, descritto da più osservatori come “lontanissimo e in crisi profonda”, ha vissuto l’ennesima Sprint da incubo, confermando quella che lui stesso in passato aveva definito una debolezza strutturale: se non parte davanti, difficilmente riesce a risalire.
La classifica del Mondiale è impietosa. Marc Márquez è ormai in fuga, leader con 467 punti, mentre il fratello Alex lo insegue a 280. Bagnaia è fermo a quota 228, con un distacco monstre di 187 lunghezze dal leader. Una voragine che, a settembre, non lascia spazio a illusioni: quello che a inizio stagione doveva essere un duello serrato tra due campioni si è trasformato in una cavalcata solitaria per il pilota spagnolo. Per Pecco, che appena pochi mesi fa era considerato l’uomo da battere, la prospettiva si riduce alla difesa dell’onore e a qualche lampo di orgoglio nelle gare rimanenti.
Il sabato catalano ha così messo a nudo tutte le difficoltà della Ducati GP25, moto che non sembra più cucita addosso al suo campione. Stabilità assente, ritmo intermittente, fiducia persa. Un crollo che sorprende per la rapidità con cui è maturato: il pilota che fino a poco tempo fa appariva in pieno controllo oggi si ritrova a rincorrere, spesso senza successo, persino le posizioni di rincalzo. È un’involuzione che spiazza non solo il pubblico ma anche il team stesso, costretto a riconoscere che qualcosa, nell’equilibrio tecnico e mentale, si è irrimediabilmente incrinato.
Il paddock osserva e commenta. Gli avversari ringraziano: sanno che l’aura di invincibilità di Bagnaia è svanita e che oggi non fa più paura. I tifosi, invece, oscillano tra delusione e incredulità. Come può il campione capace di dominare due stagioni di fila trovarsi così indietro, così fragile, così incapace di reagire? È la domanda che rimbalza ovunque, dal muretto ai social, mentre il Mondiale si allontana definitivamente.
Intanto Marc Márquez si gode il suo dominio. L’uomo che doveva essere al centro di un Mondiale equilibrato e combattuto ora guarda tutti dall’alto, con un margine di vantaggio che ha il sapore del trionfo annunciato. Per Bagnaiaresta il compito più difficile: rialzarsi. Non per inseguire un titolo che ormai è sfumato, ma per ritrovare sé stesso, la propria identità di campione e quel feeling che oggi sembra perduto. Perché se c’è una cosa che Montmelò ha insegnato, è che anche i grandi possono cadere in un abisso improvviso. E la sfida più dura, per Pecco, sarà proprio uscirne.
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