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Alla Città della Salute arriva Tranchida. Schael è solo un "brutto ricordo"

Tra sorrisi istituzionali, parole d’ordine come “legalità” e “trasparenza” e una pioggia di ringraziamenti, la Regione presenta i nuovi manager. Ma il retroscena resta: Schael silurato dopo appena cinque mesi e un’accusa di “interessi di pochi” che continua a pesare

Alla Città della Salute arriva Tranchida. Schael è solo un "brutto ricordo"

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Il Grattacielo della Regione ha accolto ieri l’ennesima presentazione solenne. Stavolta toccava a Livio Tranchida, nominato direttore generale della Città della Salute di Torino, e a Franco Ripa, fresco commissario straordinario dell’Ospedale Infantile Regina Margherita. Due nomi, due poltrone, un copione già visto.

Il governatore del Piemonte Alberto Cirio, con il suo tono da motivatore aziendale, ha spiegato che “è normale che un sistema complesso come la sanità pubblica chiami i suoi uomini migliori a gestire le situazioni più complesse”. E allora via col nuovo incarico per Tranchida, definito “uno dei migliori manager sanitari d’Italia” grazie ai risultati ottenuti a Cuneo. Non abbastanza, però, per lasciarlo lì tranquillo: dovrà fare il direttore a Torino mantenendo “a scavalco” anche Cuneo fino a novembre, giusto il tempo di mettere in sicurezza la procedura per il nuovo ospedale. Multitasking sanitario, insomma.

Poi Cirio si è lanciato nello scorporo del Regina Margherita, affidato a Ripa. “Fa parte dei nostri impegni e del piano della sanità pubblica piemontese”, ha detto, ringraziando i due manager per l’impegno che assumono e augurando buon lavoro, il tutto condito dalla solita promessa: lavorare “con una visione di squadra e di equilibrio”. Equilibrio, in effetti, ce n’è sempre: un commissario dentro, un commissario fuori.

Dal canto suo l'assessore regionale Federico Riboldi, ha declamato cinque parole come un rosario: “legalità, trasparenza, armonia, efficacia ed efficienza”. A Tranchida l’arduo compito di riportare la Città della Salute al rango europeo, così da ridurre la famigerata mobilità passiva verso la Lombardia. A Ripa il compito di completare lo scorporo del Regina e accompagnarlo verso la trasformazione in IRCCS. Non bastava: entrambi dovranno anche valorizzare l’immagine aziendale e i 10.000 professionisti che ogni giorno tengono in piedi il baraccone. Un carico di responsabilità che manco in una campagna elettorale.

Sono seguiti i ringraziamenti, che in una conferenza non mancano mai: Riboldi ha ringraziato Cirio per il “sostegno costante”, l’Università di Torino per la “condivisione delle nomine” e il direttore regionale Sottile per il supporto che darà ai nuovi manager. Insomma, la foto di famiglia era al completo.

E ovviamente non potevano mancare le dichiarazioni dei diretti interessati. Tranchida, con tono impeccabile, ha ringraziato a sua volta Cirio e Riboldi per la fiducia: “Sono consapevole che mi attende un compito impegnativo, che affronterò con responsabilità e spirito di sacrificio”. Poi il catalogo delle priorità: rigore sui conti, trasparenza negli atti, comunicazione, ascolto, bilancio da risolvere subito, regolamentare la libera professione e – perché no – completare progetti fermi da tempo, come il nuovo pronto soccorso. Quasi ci si dimenticava che la Città della Salute non è un’azienda di consulenza, ma un ospedale che arranca tra reparti pieni e liste d’attesa infinite.

Ripa, invece, ha parlato del Regina Margherita come di “un grande patrimonio della Regione e della città”. Scorporo, sviluppo organizzativo, rete materno-infantile con l’OIRM come hub, integrazione con il Sant’Anna, IRCCS pediatrico, evoluzione verso il nuovo Parco della Salute. Il tutto detto con quella calma apparente che sembra quasi voler rassicurare: sì, tranquilli, ci pensiamo noi.

Peccato che nel comunicato non si parli mai del passato prossimo. Perché, tra un ringraziamento e un augurio di buon lavoro, qualcuno potrebbe chiedersi: e che fine ha fatto Thomas Schael? Ah già, quello è stato “cacciato” in piena estate, dopo appena cinque mesi, dopo una "insignificante" condanna per condotta antisindacale e una "pregevole" lettera d’addio sull'eccellenza che "rischia di essere oscurata dagli interessi di pochi”. Forse non c’entrava con la “legalità e trasparenza” di cui oggi tutti parlano. O forse ci entrava troppo.

Alla fine, il copione è sempre lo stesso: si predica rigore, si promette trasparenza, si ringrazia a destra e manca. Poi si sostituisce un manager con un altro, come se il problema fosse la persona e non un sistema che arranca da anni. E intanto il Parco della Salute rimane un miraggio, i pronto soccorso esplodono e i cittadini restano in coda, biglietto in mano.

Altro che eccellenza europea: la sanità piemontese sembra una squadra di calcio di provincia, con più turnover di allenatori che vittorie in campionato. E i tifosi, cioè i pazienti, pagano il ticket per assistere a uno spettacolo che ormai non diverte più nessuno.

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